CAPITOLO VII - no rules in breakable heaven

94 12 28
                                    

Data di pubblicazione: 29 marzo 2021


«E quindi è grazie a lui che ti sei appassionata al mondo della musica?»

Mary annuì. Quel giorno era particolarmente caldo, e lei, Jungkook e Bon-Hwa erano – come ormai soliti fare nelle piccole pause che il ragazzo riusciva a ritagliare – al lago. I due giovani si erano tolti le scarpe e, con i piedi a mollo, stavano chiacchierando.

Dalla loro prima escursione al lago era passata circa una settimana e, ogni volta, i due giovani ricreavano lo stesso "teatrino". Mary passava vicino al villino di Jungkook con Bon-Hwa, con una scusa o l'altra e, casualmente, Jungkook usciva fuori dai suoi appartamenti proprio in quel momento, guarda il caso. I due scambiavano qualche parola e, prima che se ne potessero accorgere, si ritrovavano a seguire il cane che si stava dirigendo verso il lago, sorridendosi a vicenda.

«Mio padre, Frank, quando era giovane ha suonato come chitarrista per varie band inglesi e irlandesi, era un turnista. Ed è così che ha conosciuto Si Woo, il papà di Yong-ho e Min-ju». La ragazza si portò i capelli dietro le orecchie, cercando di tenere in ordine i boccoli ribelli.

«Anche lui è un musicista, più precisamente un bassista, e ha suonato in molte rock band, anche in Sud Corea. Loro due si sono conosciuti a Londra durante un tour, erano molto giovani, e da quel momento in poi sono divenuti inseparabili. Così, quando mio padre è tornato stabile in Irlanda, Si Woo lo ha seguito e i due hanno aperto una scuola di musica»

«Ma quindi...» fece pensieroso Jungkook «Yong-ho e Min-ju sono cresciute in Irlanda? Ora capisco, diamine, perché parlano così bene inglese!» emise uno sbuffo «Beate loro». Mary sorrise, divertita.

«Yong-ho ha vissuto a Galway fino alle scuole superiori, ma poi ha deciso di frequentare l'università a Seoul, andando a vivere con i suoi nonni, i signori Pae. Diceva che non era possibile che non avesse mai esplorato quella parte delle sue radici – la Corea – ed era giunta l'ora»

«Quindi Min-ju invece vive ancora a Galway con i suoi genitori?». A Mary venne seriamente da ridere per il modo in cui Jungkook aveva pronunciato il nome della sua città, ma si trattenne, non voleva in alcun modo farlo sentire in imbarazzo.

La verità era che Mary si sentiva circondata da uno strano tepore quando lei e Jungkook erano così, soli, a parlare delle loro vite. Il ragazzo, in quei giorni, le aveva raccontato la sua storia, come da semplice ragazzo di Busan era poi finito catapultato a Seoul per rincorrere un sogno folle. La sua vita, i traguardi raggiunti con i ragazzi ma anche le sconfitte che avevano incontrato. Quei discorsi fecero realizzare a Mary che Jungkook era letteralmente cresciuto sotto i riflettori e chissà se era mai riuscito ad avere una propria vita. Sentì, all'improvviso, un moto di tenerezza nei suoi confronti.

«Sì, esatto. Non sa ancora cosa farà dopo il liceo, non sa se trasferirsi a Seoul come sua sorella maggiore. E' piuttosto indecisa».

Mary guardò distrattamente l'orologio che aveva al polso, il ragazzo seguì il suo gesto e, istintivamente, prese il suo cellulare. Guardò l'ora, e si lasciò andare ad un lungo sospiro.

«È ora di andare» biascicò, mentre si alzava lentamente. Mary annuì, richiamò Bon-Hwa con una carezza e, dopo essersi rinfilati le infradito, a passo lento, i tre si incamminarono verso la villa. A Jungkook scappò un altro sospiro.

«Anche oggi, non sono riuscito a vedere il tramonto sul lago» fece amareggiato. Mary lo guardò stupita, e il ragazzo poté giurare di averla vista arrossire.

«Ecco» iniziò lei, un po' titubante «Forse dovremmo provare a venire più tardi, non sul presto».

Jungkook storse la bocca. «Vorrei ma...» iniziò, ma non seppe come concludere. Il fatto era che, di quelle brevi "fughe", nessuno sapeva nulla. Né lo staff, né Sejin né la band. E voleva che tutto rimanesse così, quello che condivideva con Mary al lago era un suo spazio personale, esclusivamente il suo, e non voleva dividerlo con nessuno. Se fosse venuto al lago più tardi, la troupe sarebbe stata di nuovo in giro, compresi i ragazzi, e per loro due allora sarebbe stato impossibile vedersi in pace e tranquillità. Avrebbe voluto dirle tutto ciò ma, da un lato, sentiva così di esporre alla ragazza un lato di sé riservato, intimo, e non sapeva come fare, quali parole utilizzare. E, soprattutto, temeva di apparire un idiota, ancora una volta. Sospirò nuovamente, con aria sconfitta.

decalcomanìa || j.jkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora