Data di pubblicazione: 31 maggio 2021
La connessione internet era un dramma nella villa di Wanju. I cellulari prendevano a stento e il wi-fi era praticamente inesistente. Staff e manager si erano mostrati molto contenti, in questo modo – anche involontariamente – non sarebbero trapelate foto su alcun social network. Namjoon, in principio, si era dimostrato il più frustrato dei sette, ma si era ripreso dopo che, girando per tutto il giardino, aveva scovato un luogo in cui telefono prendeva decentemente.Jungkook, adesso, si trovava proprio in quel luogo, sotto l'ombra di un albero a trafficare con il proprio smartphone.
Seoul – Galway: 11 ore e venti minuti.
«Mmh...». Cambiò la destinazione, e inserì il nome di un'altra città.
Seoul – Trieste: 15 ore e tre minuti.
«Com'è possibile?» esclamò ad alta voce, con un'espressione scocciata. «Perché impiega più tempo? In linea d'aria, l'Italia è più vicina dell'Irlanda».
«Forse vi è più di uno scalo, e comunque ti ricordo che era una cittadina vicino Trieste».
Jungkook sobbalzò, cacciando un mezzo urlo, ma si riscosse immediatamente quando vide da dove era provenuta quella voce. Infatti, Jimin era a pochi centimetri da lui e lo guardava gongolando.
«Ti organizzi una vacanzetta per la pausa estiva?». Jungkook gli diede le spalle, ignorandolo, e stizzito ficcò il telefono in una tasca dei larghi pantaloncini.
«Quest'anno siamo tutti attirati dall'Europa, a quanto vedo, io pensavo di andare a Parigi» continuò il maggiore, con nonchalance, senza però abbandonare quella espressione divertita. Jungkook continuò a dargli le spalle, mentre iniziava ad incamminarsi verso gli appartamenti.
«Kookie!» fece Jimin, raggiungendolo a passo svelto. «Stavo scherzando, lo sai. Non te la prendere» e gli mise una mano sulla spalla, con fare fraterno. Jungkook si fermò, sbuffando.
In realtà, non sapeva cosa dire né come affrontare l'argomento. Jimin come al solito aveva fatto centro, ma il giovane ragazzo non sapeva mai come districarsi in questo tipo di situazioni. Sapeva che dopo la metà di agosto avrebbero avuto una pausa estiva che potevano gestire in totale libertà, senza dover tener conto all'agenzia o a nessun'altro, e quindi – inconsciamente – si era ritrovato a cercare voli per l'Europa, in particolare per due destinazioni. Se lo avesse saputo, cosa avrebbe detto Mary? Anzi, Maria.
«A lei farebbe piacere se l'andassi a trovare in Irlanda, secondo me». E, ancora una volta, Jimin sembrò leggerlo nel pensiero, mentre le orecchie del corvino divenivano bordeaux. «Però dovresti informarti su quando tornerà a casa, è capace che passi gran parte delle vacanze estive qui in Corea, con Min-ju e Yong-ho».
Jungkook sbuffò ancora una volta e calciò con forza un sasso trovato a terra, che finì addosso ad un albero.
«Jimin-ah» disse dopo un attimo di silenzio, quasi ridendo. «Che senso ha?» e si voltò a guardare l'amico negli occhi, mentre quel sorriso ironico, ma marcato dall'amarezza, non abbandonava le sue labbra fini.
«Che senso ha?» ripeté, ancora. Jimin in un primo momento non parlò, ma si limitò a guardare il ragazzo di fronte a lui. Le labbra di Jungkook si arricciarono e il suo viso assunse un'espressione beffarda che chiunque avrebbe voluto prendere a schiaffi, ma non i Bangtan, che conoscevano ormai benissimo il maknae. In quel modo, lui alzava le sue difese, proteggendo se stesso e ciò che provava, perché sentiva di star vacillando.
Jimin aveva compreso fin troppo bene la frase del ragazzo, che sottintendeva una marea di sfumature e significati non detti. Ma anche paure e insicurezze.
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decalcomanìa || j.jk
Romance[Jungkook X New Character] "Ad un tratto, un rumore attirò l'attenzione delle due ragazze e, fra gli alberi, videro emergere una figura maschile. Una zazzera nera sbucò fuori, accompagnata dal tintinnio di diversi orecchini. Piano alzò il capo, rive...