Alla fine, lui aveva alzato gli occhi, l'aveva fissata dentro i due buchi neri sotto le lenti degli occhiali e le aveva detto:
- Risparmierai una preghiera per me ora? La dirai domani mattina quando me ne sarò andato?
Si immaginava già le conseguenze di tutto questo, gli sguardi che si sarebbero scambiati a partire da domani mattina, i sensi di colpa di lei.
Ma forse si stava spaventando perché iniziava a temere che a lui una notte sola con una così forse non sarebbe bastata.
Trafitta da quelle parole e da quell'ennesimo sguardo che aveva scavato dentro di lei, ancora una volta senza controllo aveva risposto:
- E chi ti dice che io sia una che prega o che sarò io a rimanere?
Lo aveva con voce dura e con lo stesso tono di sfida che aveva usato lui. Se lui voleva la guerra, stasera era possibile e lei si sentiva pronta a combattere.
Lei aveva inventato qualche scusa balbettante con le amiche, ringraziando per il prestito e rassicurando dell'arrivo imminente della sua sostituta, ancora impegnata con il caffè post cena di famiglia.
Si era dileguata velocemente e le sue scuse svampite non avevano incuriosito particolarmente le altre, che erano tornate in fretta alla loro stagnante chiacchierata.
Lui la stava aspettando davanti alla sua macchina, con la portiera aperta e un gesto che la invitava a salire in una giostra che non aveva mai provato prima d'ora.
Saliti entrambi in auto, lui aveva acceso la radio per accompagnare quel salto nel buio per entrambi.
Lui si era stupito di nuovo dell'impassibilità di lei: la posizione eretta, la cintura di sicurezza che le squarciava il petto, lo sguardo rilassato a guardare fuori dal finestrino, come se fosse in macchina con un vecchio amico. Non parlavano, proprio come fossero due vecchi amici che non avevano bisogno di spiegazioni per quello che stava succedendo.
Si era accorto di essere più teso lui.
Non era la paura di essere scoperto, era più la paura di cadere in quel pozzo senza fine e non essere capace di uscirne.
Forse era lui che avrebbe dovuto dire una preghiera per se stesso - non lei - per non affrontare i sensi di colpa che gli sarebbero venuti con la luce del giorno.
Lei si sentiva osservata ogni volta che lui staccava gli occhi dalla strada.
Dentro di sé, lei continuava a chiedersi dove l'avrebbe portata, ma non aveva il coraggio di far uscire altre parole dalla sua bocca.
Per una volta, si sarebbe lasciata andare, avrebbe lasciato che il destino facesse il suo corso senza metterci i suoi paletti, i suoi controlli. Si sarebbe lasciata accompagnare dovunque, stanotte.
Si fidava di lui, era una lotta alla pari, entrambi colpevoli dello stesso peccato.
Lui continuava a guardarla con espressione incuriosita e allo stesso tempo preoccupata, ma neanche lui aveva il coraggio di parlarle.
Solo una volta, durante il tragitto, lei era riuscita a ricambiare il suo sguardo e a sorridergli.
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Save a prayer
ChickLitQuesta storia nasce per essere una mia libera "interpretazione" di una notissima canzone dei Duran Duran, "Save a prayer"- da cui il titolo di questa storia. È una delle mie canzoni preferite e quando l'ascolto, ho delle scene ben precise che si ma...