The morning after

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Si erano svegliati entrambi a causa di un timido raggio di sole invernale che era sfuggito dalla tapparella lasciata sospesa. Li aveva trovati entrambi abbracciati l'una all'altra, nonostante sapessero entrambi che l'avventura era già terminata. Il sole era arrivato a mettere fine a questa notte peccaminosa, anche se entrambi avrebbero voluto rifarlo altre mille notti. Sarebbe rimasto un caso isolato, lo sapevano anche se non se l'erano detto chiaramente.

Non c'erano ancora le tracce dei sensi di colpa. C'era solo il piacevole caos lasciato dalla passione effimera della notte appena trascorsa.

Avevano soddisfatto le loro curiosità, i loro odori avevano imbrattato la loro pelle, i muri, i vestiti, le lenzuola e le loro narici, ma dovevano accantonarli in fretta, per lasciare spazio all'odore famigliare della loro tranquilla esistenza.

Avevano trovato entrambi le risposte che cercavano e ora, come si erano ripromessi in silenzio, dovevano tornare ognuno sulla propria strada, senza rimpianti e, soprattutto, senza ricadute.

Senza parlarsi, solo con dei sorrisi stentati, si erano dati una mano a cancellare le prove di quel delitto da non ripetere. Lui le passava le parti della sua armatura, lei lo aiutava a sistemare il letto.

Alla fine si erano scambiati solo qualche frase. Quando lei aveva chiesto dove fosse il bagno e lui le aveva risposto:

- Di là.

Quando lui le aveva chiesto se volesse un caffè, appena uscita dal bagno, e lei gli aveva risposto:

- No, grazie, portami a casa, per favore.

Diretta e tagliente, per nascondere la difficoltà di lasciare quel paradiso.

Lei si stringeva le braccia attorno al busto, in piedi davanti a lui, solo il tavolo li separava.

Lui aveva pensato che con la luce del giorno lei aveva indossato di nuovo l'armatura di incorruttibilità e che non l'avrebbe mai più vissuto - l'iceberg infuocato che aveva visto stanotte.

Si erano guardati negli occhi ancora per qualche minuto, lasciando trasparire un unico rimpianto: di essere le persone giuste al momento sbagliato.

L'unico senso di colpa era quello di non essersi incontrati prima.

Era stata lei la prima ad interrompere questo nuovo scambio di sguardi e lui era stato costretto ad accontentare di nuovo una sua richiesta, questa volta la più sensata al mondo.

Ancora silenziosamente, erano saliti di nuovo nella macchina di lui. Con un gesto automatico, lui aveva acceso la radio. Evitavano di guardarsi negli occhi, ma era diverso dall'evitarsi della sera precedente.

Lui, per cercare di placare questa tortura, le aveva chiesto dove fosse casa sua.

Continuando a non guardarlo, lei gli aveva risposto un po' troppo gelidamente che la macchina ce l'aveva dall'amica che abitava in centro e che si sarebbe arrangiata a tornare a casa.

Lui si era limitato solo ad annuire con un movimento della testa.

Arrivati alla macchina di lei, continuava ad esserci lo stesso imbarazzo.

La città era silenziosa: dopo tutto erano solo le sette del mattino di una qualsiasi domenica invernale.

Dovevano lasciarsi andare, allontanarsi, ma nessuno dei due aveva il coraggio di fare il primo passo. Non avevano neanche il coraggio di guardarsi.

Lui non aveva neanche spento l'auto, che continuava ad inquinare, mentre cercavano in qualche modo di dirsi addio.

Lei cercava le chiavi della sua macchina nella borsa senza cercarle veramente.

Di nuovo era stata lei a prendere il toro per le corna, trovare le chiavi che aveva sempre avuto a portata di mano e a girarsi a guardarlo.

Anche lui era obbligato a guardarla, e lei, spinta ancora da una forza insaziabile, gli si era avvicinata per lasciargli l'ultimo bacio, sperando davvero che lo fosse.

Entrambi si erano assaporati fino in fondo di nuovo, imprimendo i loro odori nella mente per l'ultima volta.

Lei gli aveva accarezzato la barba un po' più pungente, non appena si era staccata da quel bacio. Bruscamente lo aveva ringraziato per il passaggio e gli aveva detto un "ciao" sussurrato, scappando via dentro la sua armatura.

Lui era rimasto lì, ancora ad occhi chiusi, a respirare la presenza di lei rimasta in auto.

Appena lei aveva chiuso la portiera dell'auto, dalla radio era partita la canzone che l'aveva sciolta la sera prima. Lui l'aveva ascoltata con gli occhi chiusi e aveva rivissuto ogni singolo attimo di paradiso che avevano appena smesso di vivere, appoggiando la testa al sedile.

Finita la canzone, aveva fatto un respiro profondo, aveva ingranato la prima e se n'era tornato a casa.

Appena aveva aperto la porta di casa sua, si era sentito invadere di nuovo dal profumo inconfondibile di lei. Lo aveva espirato ancora una volta fino all'ultima particella. Poi, aveva aperto le finestre e aveva iniziato a cambiare le lenzuola del suo letto.

Anche lei continuava a sentire l'odore di sigaretta di lui sulla sua sciarpa. Si stupiva sempre di come le sciarpe assorbissero così tanto gli odori. Si era detta che non l'avrebbe più lavata, ben sapendo invece che sarebbe stata la prima cosa da fare appena fosse arrivata a casa.


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