9. Morning shift

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Forse l'avete già capito da sole ma lo preciso per sicurezza: quando nel titolo del capitolo c'è scritto il nome di un personaggio, significa che è raccontato dal suo punto di vista. Se, invece, non c'è nessun nome, il capitolo è narrato in terza persona. Buona lettura!

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Erano le sette e trenta del mattino e il sole ancora caldo di fine agosto batteva sulla finestra, illuminando con i raggi timidi della mattina la stanza di Zoey, che, al suonare della sveglia, si svegliò e si strofinò gli occhi, prima di stiracchiarsi e lanciare uno sguardo fuori. Alle otto e trenta aveva l'appuntamento in caffetteria e alle nove avrebbe iniziato il suo primo effettivo turno di lavoro insieme a Brandon, il fratello di Kai. Si alzò e si mise seduta, posando lo sguardo sulla maglietta che Kai le aveva prestato il pomeriggio precedente, piegata con cura e messa sulla sedia. Si passò una mano tra i capelli e la fece scivolare sul collo, sotto la nuca, accarezzandosi delicatamente la pelle prima di tirare un profondo respiro e alzarsi. Prese la maglietta e la infilò nell'armadio. Gliela ridarò il prima possibile, pensò. Si legò i capelli in una lunga coda di cavallo e uscì dalla stanza, recandosi in bagno. La casa era avvolta nel silenzio, le sue coinquiline si stavano godendo le ultime dormite prima dell'inizio delle lezioni e nessuna di loro aveva intenzione di sprecare le loro ultime ore di sonno alzandosi presto la mattina.
Zoey finì di lavarsi i denti e passò al viso, per poi tamponarselo con l'asciugamano e seguire la sua solita skincare routine mattutina. Si spazzolò i capelli e tornò in camera. Aprì l'armadio e tirò fuori un paio di jeans e una camicetta, per poi truccarsi. Un po' di correttore per coprire le occhiaie e un paio di brufolini, il blush rosa sulle guance e sul naso, e un filo di mascara. Era solita truccarsi di più ma sapeva che non era necessario farlo solo per andare a lavoro. Si diede un'ultima occhiata allo specchio, si infilò le scarpe e corse giù in cucina per farsi un caffè. Mentre la macchinetta faceva il suo lavoro, aprì il frigorifero e la dispensa cercando qualcosa da mangiare ma con scarsi risultati. L'unica cosa che avrebbe potuto fare era prepararsi dei waffles, dei pancake o delle uova ma a quell'ora del mattino la voglia di mettersi a cucinare scarseggiava. Quanto mi mancano i cornetti alla nutella, sbuffò e prese la tazza di caffè. Si sedette al tavolo, sorseggiandolo e scorrendo le home dei social, leggendo le news e rispondendo ai messaggi. Si erano ormai fatte le otto e l'autobus che l'avrebbe lasciata al campus passava alle otto e dieci alla fermata vicino casa. Tornò in camera sua a recuperare la piccola borsa a tracolla e si precipitò fuori casa.
Fortunatamente il tragitto fino al campus fu breve e in quindici, forse venti minuti Zoey arrivò all'università. Scese dall'autobus e si incamminò a passo svelto verso la caffetteria, sperando di riuscire ad essere puntuale e fu così, per un pelo.
Entrò nel bar ancora chiuso ai clienti e trovò Enzo a sistemare i tavoli e il bancone.

«Ah, eccoti qua» sorrise alla ragazza mentre abbassava una sedia, poggiandola per terra vicino al tavolino.

Zoey sorrise stringendo il cinturino della borsa contro il suo corpo. «Buongiorno» disse con voce lievemente stridula. «Hai bisogno di una mano?»

Enzo scosse la testa e agitò la mano. «Ho finito, tranquilla. Devo solo sistemare le ultime cose in cucina» raggiunse il bancone e le fece cenno con la testa invitandola a seguirlo nell'ufficio. «Vieni con me così concludiamo le faccende burocratiche e ti faccio firmare qualche modulo».

La ragazza annuì affrettando il passo e seguendo Enzo nel retro, fino a raggiungere l'ufficio. Non ci misero troppo tempo; Zoey fornì i suoi documenti, firmò il contratto e tutto fu portato a termine nel giro di quindici minuti. Avrebbe dovuto lavorare quattro ore al giorno, in turni che le sarebbero stati forniti settimanalmente.
Enzo, poi, le mostrò l'armadietto dove avrebbe potuto riporre le sue cose e tornò a finire di sistemare il resto del locale.
Zoey ripose la borsa nell'armadietto e recuperò il grembiule; strinse la coda e corse in bagno a lavarsi le mani prima di cominciare a lavorare. Non appena uscì dalla toilette incrociò un ragazzo identico in tutto e per tutto a Kai. L'unica lampante differenza erano i capelli: se Kai era moro, lui aveva i capelli decolorati, sul biondo platino. Doveva essere Brandon. Kai si è dimenticato di dirmi che è il suo fratello gemello, pensò la ragazza. Nonostante avessero la stessa identica faccia, lo sguardo di Brandon pareva di gran lunga più duro, più cupo di quello del fratello.

Torn // Kai ParkerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora