2. Feeling good

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"Kai?" chiese Zoey "che razza di nome è Kai?"

Il ragazzo ridacchiò e si accarezzò le cosce. "E' il diminutivo di Malachai."

Zoey inclinò la testa da un lato, perplessa. "E Malachai dovrebbe essere un nome più normale?"

Kai sbuffò. Stava cominciando a irritarsi. "Sempre meglio di un nome banale come Zoey", disse a bassa voce per non farsi sentire.

"Cosa?" domandò Zoey, cercando di capire cosa avesse detto.

"Niente, lascia perdere", Kai sospirò tirando fuori dalla tasca della sua felpa il cellulare. L'aereo sarebbe dovuto decollare tra dieci minuti.

Zoey non insistette. Voleva solo che l'aereo partisse, voleva solo arrivare a New York, prendere un taxi e farsi lasciare all'appartamento dove avrebbe alloggiato per i prossimi quattro anni. Aveva trovato una stanza in un appartamento non molto lontano dal college e che avrebbe condiviso con altre due ragazze. Fremeva all'idea che finalmente poteva vivere senza i genitori, che finalmente sarebbe stata autonoma, libera di fare le sue scelte.

Passarono quindici minuti e il comandante di volo annunciò che erano pronti per decollare, mentre le hostess, come da rito, davano le indicazioni sulla sicurezza a bordo.

Erano le dieci e mezza del mattino, il che significava che, al suo arrivo, a New York sarebbe stato mezzogiorno. Zoey si appoggiò allo schienale, guardando fuori dal finestrino, mentre l'aereo prendeva velocità sulla pista. Accennò un sorriso non appena sentì il velivolo prendere il volo. La sua nuova vita era ufficialmente iniziata.

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Kai si stiracchiò di fianco a lei, sbadigliando e strofinandosi gli occhi. "Mi ci voleva proprio una bella dormita", disse più a se stesso che alla ragazza. Controllò l'ora sul suo orologio da polso e si mise in ordine i capelli. Aveva dormito poco più di due ore da quando erano partiti. "Non dirmi che mi sono perso il pranzo", si lamentò guardando il vassoio di fronte a Zoey.

"Okay, non te lo dico", Zoey mandò giù una forchettata di pasta al sugo.

Kai socchiuse gli occhi infastidito. "Non sei per nulla simpatica."

La ragazza scosse la testa roteando gli occhi. "Rilassati, poppante. L'hostess è passata poco fa, molto probabilmente passerà di nuovo."

"Sei sempre così dolce, Zoe?" chiese Kai aprendo il tavolino davanti a lui.

"Il mio nome è Zoey." rispose secca.

"Zoey, Zoe", disse il ragazzo picchiettando le dita sulla sua gamba, "stessa cosa."

"Okay, Kyle." Zoey sperava di averlo infastidito abbastanza.

Kai sbuffò e si voltò a guardarla per qualche secondo. "Stai zitta", disse semplicemente.

Zoey prese un'ultima forchettata di pasta. "Volentieri, è sempre meglio che dover parlare con te."

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"Buongiorno, fiorellino" mormorò Kai non appena Zoey si svegliò. Si era addormentata poco prima e durante il sonno si era inconsapevolmente appoggiata alla spalla del ragazzo. "Sono comodo?"

Non appena si rese conto di aver dormito addosso a Kai, Zoey si alzò di scatto, cercando di sedersi composta sul suo sedile, ma chiunque avrebbe notato l'imbarazzo sul suo volto, che lentamente diventava sempre più rosso. "Quanto ho dormito?" chiese impacciata e tirò fuori il telefono e iniziò a specchiarsi sullo schermo, cercando di sistemarsi i capelli e il mascara sbavato sotto l'occhio sinistro.

"Tre ore", rispose Kai scrollando le spalle e mettendosi a posto la felpa, "spero tu non mi abbia sbavato addosso."

"Tre ore?!" urlò la ragazza voltandosi a guardarlo incredula.

Kai allungò la mano e le accarezzò la testa per prenderla in giro. "Quasi quattro, se vogliamo essere precisi. Circa tre ore e mezza." Le diede poi due colpetti sopra il ginocchio. "Ma no, tranquilla, non mi hai dato fastidio."

"Prima di tutto", disse Zoey a denti stretti tirando una gomitata al ragazzo, "non mi toccare. Seconda cosa, avresti potuto svegliarmi."

Kai si massaggiò il braccio sul punto dove la ragazza l'aveva colpito con il gomito. "Prima di tutto, ahia. Seconda cosa, avrei dovuto svegliarti e rompere quel silenzio magnifico che c'è quando non parli?"

Zoey tirò un profondo respiro tentando di mantenere la calma. Se avesse potuto, gli avrebbe tirato un pugno in pieno volto. Tecnicamente posso, pensò. No, Zoey. Stai calma. "Quando mai ho deciso di prendere questo aereo!" e tirò fuori dalla tasca della sua felpa le AirPods. Aprì la custodia ed estrasse gli auricolari per poi portarseli alle orecchie.

"A proposito", Kai si appoggiò con il gomito sul bracciolo del sedile, "come mai stai andando a New York?"

La ragazza sbuffò, insultando il ragazzo nella sua testa. Voleva solo ascoltare della musica, ma era evidente che lui non l'avrebbe lasciata in pace nemmeno per cinque minuti. L'unico momento di tranquillità era stato quando Kai aveva dormito per circa due ore all'inizio del volo. "College", disse secca.

Kai sorrise. "Anch'io frequento il college a New York."

"Emozionante, Kai", Zoey fece un finto sorriso. "Chi l'avrebbe mai detto?"

"In che college sei entrata?" chiese curioso il ragazzo, appoggiando il mento sul palmo della sua mano.

"Credo sia un'informazione troppo delicata da dare ad un perfetto sconosciuto", strinse le labbra e fece spallucce. "Per quanto ne so io, potresti anche essere un serial killer, come Jack Lo Squartatore."

Kai scoppiò a ridere portandosi una mano sulla pancia. "Non fare la misteriosa e dimmelo, magari andrai al mio stesso college."

"Ci sono più di dieci college a New York, Kai. Ne dubito." Zoey cominciò a scorrere la sua libreria musicale, in cerca di qualcosa da ascoltare. "Ora posso ascoltare un po' di musica o vuoi continuare a interrompermi?"

Kai alzò gli occhi al cielo e allungò la mano. Rubò un AirPod alla ragazza e se lo infilò nell'orecchio. "Che cosa vuoi ascoltare?"

Zoey si allungò cercando di riprendersi il suo auricolare ma Kai evitava ogni suo singolo movimento, al che la ragazza si arrese e tornò ad appoggiarsi allo schienale del suo sedile. Scorse ancora per qualche secondo la sua libreria musicale e alla fine scelse Feeling Good di Michael Bublè.

"Dio, amo questa canzone! Birds flying high, you know I feel.." Kai appoggiò la testa sullo schienale e cominciò a cantare a bassa voce, tenendo gli occhi chiusi.

Zoey si voltò a guardarlo con un'espressione compiaciuta scolpita in volto, piacevolmente sorpresa dal fatto che il ragazzo sapesse cantare. Osservava la sua mano picchiettare a ritmo sulla sua gamba e notò un anello argento con incisa quella che sembrava essere una data. Strizzò gli occhi cercando di leggerla, ma era troppo lontano e troppo piccola perchè Zoey riuscisse a capire cosa ci fosse scritto. Probabilmente è il giorno in cui si è fidanzato, pensò lei. Ma non chiese nulla, in fondo non le importava davvero. Si appoggiò al bracciolo, quello vicino al finestrino e cominciò a guardare fuori, mentre le note della canzone risuonavano nelle cuffie e Kai continuava a cantare imperterrito. Per la prima volta, la sua voce non le dava fastidio, anzi era quasi un piacere ascoltarlo. Okay, senza il quasi.

"Adoro questa parte. It's a new dawn, it's a new day, it's a new life, it's a new life, for me. And I'm feeling good!" Kai era totalmente coinvolto nella canzone e tutto il suo corpo si muoveva a ritmo.

Anche Zoey si era lasciata andare e nel frattempo pensava alle parole. Era una nuova alba per lei. Un nuovo giorno. Una nuova vita. E, nonostante l'incontro con Kai, si sentiva bene.

Torn // Kai ParkerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora