➤ Uno.

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Corsi più forte di quanto i miei piedi mi permettessero di fare. Stavano guadagnando terreno e non potevo farmi catturare. Andavo avanti così da due anni e non ero ancora stata presa; non sarebbe stato oggi quel giorno.

I miei passi pesanti risuonarono attraverso quel vicolo mentre correvo per la mia vita. Se solo avessi potuto attirare i miei inseguitori separati, sarei riuscita a farli fuori uno per volta ma quando hai venti uomini alle calcagna, la tua possibilità di sopravvivenza cala parecchio.

Decisi di girare a destra, sfrecciando verso un altro vicolo molto più buio e non tanto ampio e sembrò funzionare perchè i passi alle mie spalle si fecero più silenziosi. Significava che quegli uomini erano andati dall'altra parte. Improvvisamente svoltai dietro un cassonetto e mi nascosi lì, aspettando che i miei inseguitori ci passassero davanti. E non appena il primo lo fece, balzai fuori e lo attaccai. Produsse un grido strozzato mentre io mi incollavo alla sua schiena e mantenevo la presa salda per soffocarlo. Si addormentò tra le mie braccia e lo lasciai cadere a terra.

Il prossimo fu immediatamente su di me e provò a tirarmi un pugno in pieno volto che però io riuscii a bloccare facilmente. Questi sicuramente non sono gli uomini migliori. E con un calcio sullo stomaco inciampò all'indietro, gemendo per il dolore. Mi approfittai del suo momento di debolezza, lo afferrai per la testa e gli diedi una ginocchiata, non così forte da ucciderlo ma abbastanza da metterlo al tappeto.

Mi bloccai non appena due uomini furono immediatamente al mio fianco, pronti per attaccarmi. Diamo inizio al gioco. Il primo alle mie spalle si vendicò e mi trattenne per la schiena mentre l'altro di fronte tentava di colpirmi con un coltello tra le mani. Mi approfittai e usai il tizio alle mie spalle come supporto, calciando con le gambe in alto e disarmando l'altro, facendo atterrare l'arma a terra. Subito dopo sferrai un calcio tra le gambe dell'uomo che mi teneva stretta e mi rilasciò immediatamente, dandomi tempo a sufficienza per agguantare un piccolo pugnale dai miei stivali. Uno di loro stava scappando.

Tirai la lama con una mira perfetta e colpì la gamba destra del primo uomo che crollò a terra, urlando per il dolore. L'altro, che invece avevo calciato dove non batte il sole, mi raggiunse nuovamente per poi fermarsi, quando improvvisamente tirai fuori la mia pistola dalla cintura dei pantaloni, sollevandogliela in faccia. Si congelò sul posto ma non durò a lungo. Saltò verso di me e indirizzai la canna dell'arma in basso, sparandogli due volte; la prima sul cavallo dei pantaloni, e l'altra sul piede. Fu così che le mie orecchie si riempirono dei suoi improvvisi piagnucolii.

Scappai di nuovo e questa volta con l'intenzione di allontanarmi il più possibile da quelli che mi stavano cercando. Per il resto della strada camminai, mescolandomi in mezzo alla folla, fino a casa. E non appena raggiunsi la tenuta in cima alla collina, entrai e notai l'assenza delle guardie. In un batter d'occhio tirai fuori la mia pistola, tolsi la sicura e la tenni incollata al corpo. E lentamente, mi inoltrai in quell'insolito cancello aperto.

Nel momento in cui mi avvicinai, la porta d'ingresso era aperta. Come una presa in giro, per farmi sapere che all'interno c'erano ospiti indesiderati. E quando la spalancai li vidi tutti e abbassai di colpo l'arma, ghignando a quelle facce che avevo di fronte.

"Vi siete divertiti a cercarla?" Chiesi, con la mia voce camuffata come al solito grazie alla maschera sul viso. I quattro, coperti in viso, sedevano attorno al mio tavolo e mi fissavano, chiaramente non contenti della mia assenza in quella casa che avrei dovuto controllare, e del fatto che non avessero trovato nulla.

"Dov'è lei?" Sbottò Namjoon. Sollevai le mani e feci spallucce. Senza fretta li raggiunsi, sapendo perfettamente che non mi avrebbero uccisa, non avevano ciò che cercavano e io sapevo dov'era lei in realtà.

𝐈𝐍𝐃𝐈𝐆𝐎 | BTS (Traduzione Italiana)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora