Five

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18 Ottobre 2019, Londra.

Normalmente, quando ero in ansia per qualcosa, contare fino a dieci e prendere un respiro profondo mi aiutava.

Non che quei dieci secondi in più e l'aria fresca nei polmoni facessero miracoli, questo è ovvio, ma in qualche modo quel tempo che mi davo a disposizione per calmare la mente, per sgombrarla dei pensieri che la affollavano al momento e per calmare il conseguente peso nel petto, aveva sempre funzionato senza alcun problema.

Quel giorno, tuttavia, avevo contato almeno quindici respiri profondi e innumerevoli secondi da quando mi ero ripromessa che sarebbero stati gli ultimi dieci, eppure quell'ansia che mi appesantiva il petto e faceva battere forte il cuore contro il torace sembrava decisa a non voler andare via.

Infondo non dovevo fare nulla di particolarmente complicato: abbassare la testa sulle mie mani e contare delle strisce colorate non erano azioni che richiedevano chissà quale sforzo o che, in casi normali, mi avrebbero paralizzata e spaventata in quel modo.

Se si considera però il fatto che, quel pomeriggio, fossi chiusa in bagno da ormai un quarto d'ora, seduta sul bordo della vasca con un test di gravidanza tra le mani, allora forse il panico che provavo diventava un po' più comprensibile.

Era già qualche giorno che avevo in programma un salto in farmacia all'uscita dal lavoro per poter acquistare un test e togliermi finalmente ogni dubbio, ma solo quel giorno avevo trovato il coraggio di farlo: ora che però lo avevo tra le mani, pronto a dirmi con il novantanove percento di certezza se fossi rimasta incinta oppure no, togliermi il dubbio non mi sembrava più una cosa così urgente.

Deglutii per quella che mi sembrò la millesima volta ed aprii gli occhi, guardando la mia immagine riflessa nello specchio che avevo di fronte e notando subito come il mio viso fosse più pallido rispetto a poco prima, le mie iridi verdi leggermente più dilatate del solito a causa dell'ansia.

Poi, senza darmi il tempo di pensarci un secondo di più, abbassai lo sguardo sul test che avevo tra le mani ed il cuore sembrò fermarsi per un secondo nel petto.

Avevo letto chiaramente poco prima sulle istruzioni che una sola striscia rossa indicava che il test era risultato negativo, mentre due strisce stavano per il positivo; ricordavo inoltre di aver letto anche che, anche se una delle due strisce risultava più sbiadita rispetto all'altra, il test doveva essere comunque considerato positivo.

Quest'ultimo comunque non fu il mio caso, poiché le due strisce rosse ben marcate e visibili non mi lasciarono assolutamente alcun dubbio sul quale fosse il risultato.

Ero incinta. Per la seconda volta, nel mio corpo stava lentamente crescendo un nuovo essere umano, con un proprio carattere, una propria personalità ed un aspetto, che sarebbe stato un miscuglio indistinto di tratti e qualità mie e di quello che avrebbe chiamato "papà".

Poggiai il test sul suo scatolo sul marmo accanto al lavandino, dischiudendo la bocca per prendere un respiro ancora più profondo rispetto ai precedenti.

Ero incinta. Pensandoci razionalmente, il concetto appariva semplice e basilare, impossibile da confondere o interpretare in altro modo; nella realtà, per qualche minuto rimasi ancora completamente paralizzata mentre quella nuova informazione si inchiodava saldamente nella mia mente, mettendomi al corrente del fatto che, da quel giorno, tutto sarebbe cambiato ancora una volta.

In fondo io ed Harry avevamo voluto proprio questo, no? Eravamo stati d'accordo sul cominciare a provarci, sapendo che una volta che avrei interrotto la pillola sarebbe potuto succedere da un momento all'altro. Certo, non potevo negare di avere stupidamente creduto di avere a disposizione un po' di tempo in più. Stupidamente, avevo creduto che questo bambino avrebbe aspettato che io mi sentissi pronta al cento per cento prima di arrivare, ma era ovvio che questo non sarebbe potuto succedere.

My Every Road Leads to YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora