Morte

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Tutto ciò a cui vi introduco deriva da conoscenze che all'epoca non possedevo. Quando sono morto ero solo un bambino che del mondo non conosceva nulla. Per andare con ordine: sono nato in un piccolo villaggio di nativi australiani che vivono ancora in uno stato semi-selvaggio e senza contatti con il mondo esterno. Sono morto di una malattia misteriosa che mi ha strappato alla vita dopo atroci sofferenze all'età di circa quattro anni, perciò non provate pena per me, mi sono appena accorto di essere vivo, l'unica cosa che mi è rimasta impressa è il dolore. Sono stato seppellito con gli altri morti del nostro villaggio avvolto in un cencio e dopo un tempo che mi è sembrato infinito nel buio mi sono reso conto che ero cosciente: l'istinto mi faceva essere terrorizzato e iniziai a piangere automaticamente, ma nulla cambiava, il mio corpo non si muoveva, le lacrime non scendevano, la mia bocca non emetteva alcun suono e i singhiozzi non mi davano alcun dolore... Sapevo che stavo piangendo, ma contemporaneamente ero immobile. Ad un certo punto come per miracolo riuscii ad alzarmi e a scivolare fuori dalla mia tomba: tirai un profondo respiro mentre il sole mi accecava, ma subito mi accorsi che non ne sentivo il calore, il vento spostava la sabbia rossiccia, ma non lo sentivo sulla pelle, il sibilo di un serpente mi colse di sorpresa quando ormai era troppo vicino per fare movimenti avventati, di nuovo l'istinto mi immobilizzò e provai a piangere, ma passò vicino a me come se non esistessi. Conclusi che qualcosa non andava in me e mi ritornarono in mente tutte le storie sugli spiriti che mi raccontavano i miei genitori, forse ero diventato uno di loro... Mi diressi verso il villaggio in maniera naturale, come una tartaruga che torna alla spiaggia in cui è nata, ma quando arrivai ormai non c'era più niente, di quelle poche capanne in legno non rimaneva neppure lo scheletro, ma non potevo essermi sbagliato sul posto, la vista sull'enorme montagna rossa era la stessa che vedevo tutti i giorni; raccolsi tutti i ricordi che mi restavano della mia breve vita, ma nulla mi indicava che avessi sbagliato. Soppressi l'istinto di piangere, non sarebbe servito a nulla in quella situazione, il buio stava arrivando e non sapevo cosa fare o dove andare: combattei anche l'istinto al restare immobile e mi misi in cerca di un riparo; incrociai tante bestie di cui non conoscevo il nome durante il mio cammino, ma nessuna sembrava accorgersi della mia esistenza, così presi coraggio e provai ad avvicinarmi ad un gruppo di canguri: due di loro stavano lottando con le loro possenti zampe e mi vennero addosso travolgendomi, ma non caddi, anzi, non sentii nulla, mi passarono letteralmente attraverso senza farmi male... Ormai avevo le prove che mi servivano: ero morto ed ero diventato uno spirito. Questa volta non riuscii a trattenermi e piansi a dirotto, caddi in ginocchio e presi a pugni il terreno con tutta la forza che avevo. "Sono morto" pensavo, "Ma allora cosa ci faccio qui?", mi sentii smarrito, gettato ad un certo punto in un abisso profondo di disperazione e senza possibilità di fuga, ma ormai era tutto inutile, piangere, soffrire e gridare erano richieste d'aiuto che sarebbero rimaste senza risposta, senza consolazione. Mi alzai, mi misi a camminare senza una meta precisa, ma con un obiettivo preciso: vedere tutto quello che c'era, essere sicuro che se un domani fossi scomparso anche nella morte almeno sarei stato ricco di ricordi, l'unica cosa che davvero mi restava, ma decisi di dimenticarmi di tutto ciò che era stata la mia vita da vivo, ora non ero più quel bambino, avevo capito che erano passati diversi anni, forse centinaia da quando ero morto, non ero più quella persona, non ero più quel dolore, non ero più quel nome... Mai più nessuno mi avrebbe chiamato, ora sono semplicemente un'anima errante.  

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