Umanità

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Un giorno, poco tempo dopo aver abbandonato il bambino spaventato nella sua tomba buia, sono arrivato in dirittura di un posto pieno di case e rimasi subito stupito dalla quantità di costruzioni tutte insieme, ma all'orizzonte qualcos'altro attirò il mio sguardo: un'immensa distesa d'acqua si estendeva fino a dove i miei occhi potevano vedere e si posavano dolcemente sulla sabbia. Mi precipitai giù dall'altura su cui mi trovavo e subito venni catturato da qualcosa di straordinario: c'erano uomini con la pelle molto più chiara di quanto non ne avessi mai visti nel mio villaggio ed erano vestiti in modo così differenti, tutti andavano in giro per delle strade su cui viaggiavano anche delle cose con quattro ruote e le persone erano dentro queste cose (che ho poi scoperto chiamarsi automobili). Mi girava la testa, ovunque i miei occhi si fermavano c'era una quantità di scoperte allucinante, tutto ruotava intorno a me in uno stato di caos armonico ed io esplodevo dalla felicità nel vedere l'insensato prendere senso sotto i miei occhi. Credo di essere stato fermo diverse ore a portare i miei occhi ovunque, ma il buio stava arrivando ed io avrei tanto voluto entrare in una di queste innumerevoli case e sbirciare dentro, un senso di pudore mi impediva tuttavia di sbirciare nell'intimità altrui, un sentimento che ancora non comprendevo appieno, doveva essere un istinto della mia vita precedente. Il sole era ormai sparito dietro l'orizzonte, ma la luce non era sparita: le luci delle strade, delle automobili e delle case impedivano all'oscurità di portarsi via il mondo e mi sentii immensamente felice, mi misi a correre e gridare dalla gioia e giunsi quasi per caso dove le onde si infrangevano contro la sabbia: scesi non senza una certa titubanza verso l'acqua e piano piano iniziai a toccare l'acqua... essa andava e veniva, bagnava la sabbia come per farle un dispetto e poi scappava come un bambino verso le braccia della madre, ma poi tornava e tornava ancora; la sabbia dal canto suo sembrava un padre paziente ed immobile che sopporta i giochi del figlio per farlo divertire, senza mai protestare o guardarlo male, lasciava che venisse e andasse, forse era quello che gli bastava, un rapporto discontinuo, momenti di fugace felicità. Immersi i piedi nell'acqua come facevano altre persone e continuai a camminare sul bagnasciuga pensando a quest'entità che le persone chiamavano oceano. Vagai a lungo nella stessa direzione fin quando il sole non iniziò a sorgere alle mie spalle, mi accarezzò la testa con i primi raggi, se mi concentravo riuscivo a percepirne il calore, mi girai a salutarlo, un gruppo di persone giovani come me era accampata sulla sabbia, mi chiesi se vivessero lì, ma dopo che anche loro ebbero salutato il sole iniziarono a smontare il loro accampamento e pian piano se ne andarono ognuno per la propria strada, ma a me non sembrava un addio, sembrava più che si promettessero di incontrarsi ancora in pochi giorni... capii che non tutti vivevano come nel mio villaggio, a volte le persone si incrociavano senza salutarsi, sembravano non conoscersi, altri invece si salutavano solo per pochi attimi, altri ancora sembravano inseparabili come lo erano i miei genitori, ma questi si guardavano in modo diverso, sembravano più felici di come non lo fossero mia madre e mio padre, ma non capivo ancora cosa ci fosse dietro i rapporti umani, ancora oggi ci sono delle cose che mi sfuggono, ma rivelerò tutto a tempo debito. In lontananza potevo vedere costruzioni sempre più grandi e barche che da distante sembravano minuscole, ma più mi avvicinavo e più diventavano enormi. Scoprii ben presto che il posto in cui ero prima era in realtà molto tranquillo e le persone sembravano molte di meno di quante non ce ne fossero qui. Il caos qui sembrava meno armonioso e alcune persone mi sembravo molto agitate... Qui c'erano persone di molti colori diversi, ma ormai la cosa non mi sorprendeva più, non esisteva una persona simile ad un'altra e pensai che se anche fossimo stati tutti uguali non sarebbe servito a mettere ordine nel caos, perciò scelsi di credere che proprio come c'era bellezza e mistero in ogni cosa che mi circondava ce ne fosse anche in questo. Ci misi diversi giorni a capire tutto ciò a cui assistevo non era frutto del caso, ma di un'organizzazione di cui non comprendevo ancora i profondi meccanismi, così mi sedetti a lato di una strada con un signore che se ne stava lì tutto solo. Decisi che per comprendere davvero quello che mi stava intorno e per non esserne uno spettatore passivo avrei iniziato da lui, avrei scrutato profondamente nel suo animo, ma alla fine del primo giorno non avevo ancora capito molto, certo se avessi potuto comunicare con lui sarebbe stato tutto più facile... Quello che ho capito è che sta la maggior parte del tempo solo con un cucciolo di cane e si tengono compagnia a vicenda. Ho anche scoperto che le persone che passavano per strada avevano fondamentalmente due reazioni nei confronti del signore: la maggior parte passa ignorandolo, come se non esistesse, una sensazione che conoscevo bene, ma forse proprio per questo avevo capito che c'era una differenza sostanziale, ossia che io non esistevo davvero per chiunque in questo mondo, mentre lui veniva deliberatamente ignorato. La seconda reazione era fermarsi e dargli delle monete; conoscevo il principio dello scambio che si esercitava anche nel mio villaggio, ma a quanto pareva qui per ricevere qualcosa dagli altri bisogna avere queste monete che conferiscono un valore a ciò che si desidera... Nel caso del mio amico i desideri erano molto semplici, cibo e acqua per sé stesso e per il suo cane. Insomma, presto ho iniziato a capire che era un uomo che viveva al margine della società, pensai che per vedere l'evento che era l'umanità ogni giorno non ci fosse nulla di meglio che una posizione al margine perché se ci fossi stato dentro probabilmente sarei stato schiacciato e sarei affogato senza vedere nulla. Il signore quando non dormiva su una panchina si fermava sempre sotto un grattacielo ad aspettare che le persone gli dessero qualche moneta, così dopo qualche giorno decisi di lasciarlo un attimo da solo e salii in cima al grattacielo: all'interno sembrava tutto molto bello e curato, ma quando sono arrivato al piano in cui c'erano molte persone davanti ad uno schermo non resistetti alla curiosità e mi fermai a guardarli; erano tutti molto indaffarati nelle loro piccole postazioni, ma lessi anche un comune sentimento di angoscia, capii che era un sentimento legato ai "Soldi" (oramai era una parola che sentivo di continuo anche dal signore), capii che all'aumentare dei soldi aumentavano anche le preoccupazioni delle persone dai loro discorsi, ma anche che ad un certo punto si hanno talmente tanti soldi che le preoccupazioni spariscono. Li lasciai ai loro discorsi e arrivai finalmente in cima al grattacielo, mi sedetti sul bordo e guardai giù: le persone si muovevano per le strade come formiche, era un esempio perfetto per me che le formiche le avevo osservate bene prima di incontrare le persone, ma ciò che mi attirava di più era la vista che la mia posizione offriva, ero come un uccello che poteva vedere l'orizzonte lontanissimo e ignorare tutto ciò che succede sotto di lui. Nessuno era più in alto di me, ma proprio allora mi accorsi che qualcosa era ancora sopra la mia testa: un veicolo volava molto più in alto di quanto ogni grattacielo potesse arrivare e mi sentii tremendamente geloso di chi, in quel momento godeva di una vista ancora migliore di quella che avevo io. Mi lasciai cadere verso l'asfalto e per un attimo la sensazione del volo fu stupenda e mi godetti il momento, quando toccai terra mi sedetti accanto al signore e quando scese di nuovo la sera decisi che era ora di andarmene e che non c'era altro che potessi capire di lui, ma mi sbagliavo di grosso, avevo ignorato completamente i suoi sentimenti, ma allora non ero per niente empatico, un errore per cui avrei pagato in seguito.

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