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Quella notte Michael faticò a dormire, tormentato dal rumore della pioggia che ticchettava sui vetri e dagli scricchiolii del letto a baldacchino. Si coricò, esausto, intorno alle dieci di sera dopo aver cenato con pasta ai fagioli e arrosto di vitello che il cuoco, Harry, aveva preparato per gli ospiti dell'albergo. Tornato al suo alloggio, aveva acceso la tv e l'aveva guardata senza un'eccessiva attenzione fino a che non era scivolato nel sonno. Si era svegliato alle tre, terrorizzato da un incubo in cui la sua Volvo si fermava in mezzo alla tempesta, sulla strada principale di Mineville. Le sagome che aveva visto all'interno del supermercato uscivano dall'edificio e lo trascinavano fuori dall'auto, per poi strappargli i vestiti di dosso e ucciderlo senza pietà sull'asfalto bagnato della Main Street in un concerto di risate isteriche. Nessuna delle sagome aveva un volto, tranne una, che si avvicinava a Michael e rivelava di avere le sembianze di sua madre, Susan, prima di dargli il colpo di grazia. Dopo aver aperto gli occhi aveva sentito riecheggiare quelle risate intorno a lui per alcuni secondi interminabili, prima di riuscire finalmente a trovare il tasto per accendere l'abat-jour.

Alle sette e mezza del mattino, la sveglia interruppe il suo sonno troppo presto e lo costrinse a scendere dal letto.

Quando uscì da sotto le calde coperte, il freddo nella stanza era pungente. Si affrettò a tastare il termosifone, e scoprì con suo grande disappunto che non era acceso. Rabbrividendo, si lavò il viso e i denti con acqua gelida e si vestì con i vestiti più pesanti che aveva. Indossò una canottiera e un maglione di lana, poi rincarò la dose con una felpa di pile rossa. Tuttavia, ancora non bastava per riscaldarlo a sufficienza. Scese le scale e arrivò alla reception alle otto meno cinque. L'albergo era piuttosto affollato quella mattina. Sentiva una serie di voci provenire dalla sala ristorante, alla sua sinistra, e pensò che dovevano essere gli ospiti che facevano colazione. Due uomini entrarono dalla veranda esterna, brandendo martelli e cassette per gli attrezzi. Uno dei due bestemmiò, passando accanto a Michael, poi scesero le scale e scomparvero. Subito dopo di loro entrò un ometto sulla sessantina che reggeva dei grossi sacchi di carta. Guardò il banco della reception, ancora vuoto, e sbuffando iniziò a battere con forza la mano sul campanello.

"Come se avessi tutto il giorno" sibilò.

"Posso aiutarla?" gli domandò Michael, facendosi avanti.

"E tu chi sei, ragazzo?"

Michael trasalì di fronte al tono brusco dell'uomo.

"Mi chiamo Michael, sono il figlio di Ben."

Il signore parve sorpreso: " Ti ricordavo molto diverso, ragazzo."

"Ne è passato di tempo." disse Michael, alzando le spalle.

In quel momento, suo padre uscì dalla sala colazioni ansimando.

"Maynard", disse "Eccomi, scusa. Dopo la tempesta qui c'è un trambusto incredibile"

"Quando ti deciderai a tenere qualcuno alla reception, razza di incompetente?" Ringhiò Maynard, e Michael non poté biasimarlo.

"Lo so, lo so. Hai ragione. Mi sorprende che tu sia riuscito a fare il pane anche con quel pandemonio di fuori. Le tue macchine per l'impasto non hanno risentito del black-out?"

"Ormai sono anni che anche io ho un generatore d'emergenza. In questo posto non si sa mai che può succedere." Spiegò il vecchio signore.

Ben pagò il pane a Maynard e si scusò per l'attesa. Poi, quando questi se ne fu andato, si rivolse al figlio:

"Questa maledetta tempesta ha fatto un casino. Una parte del portico è ceduta, e abbiamo perso le bombole del gas per il riscaldamento. I clienti sono inferociti." disse, mettendosi le dita fra i capelli.

"E quando ripartirà il riscaldamento?" chiese Michael.

"Non ne ho idea. Ho chiamato un tecnico che dovrebbe arrivare da Saint Johnsbury in mattinata. Ma la strada è lunga, e bisogna sperare che non sia interrotta da frane o alberi caduti."

Michael rabbrividì al pensiero di farsi la doccia con acqua gelida nei giorni seguenti.

"Senti, Michael." Continuò Ben "Non ho molto tempo ora, ma direi che sei arrivato nel momento migliore per iniziare a lavorare. Avrei bisogno che tu andassi a comprare sacchi di pellet in grande quantità, così che si possa riscaldare la struttura almeno con le stufe. Il negozio è in Labor Street, l'ultima traversa sulla destra della Main."

Michael acconsentì e suo padre se ne andò di tutta fretta verso il gran vociare della sala colazioni. Il ragazzo tornò in camera a prendere un giubbotto, poi ridiscese le scale e uscì nell'aria di Dicembre. Non sembrava nemmeno di essere in quel mese. Piuttosto, quel clima se lo sarebbe aspettato da un Ottobre o un Novembre particolarmente piovosi. La tormenta, per fortuna, era passata. Le sue tracce, però, erano ancora presenti in tutta la cittadina. Mineville era una località di montagna tipica di quella zona, caratterizzata da case basse e tutte uguali, che costeggiavano larghe strade popolate di pick-up e grossi fuoristrada. Nessuno si era mai preoccupato di darle un aspetto più gradevole. Non c'erano turisti, e quei pochi che c'erano di certo non si aspettavano di trovare una graziosa cittadina della Virginia. I bassi edifici ai lati della Main Street avevano tutti facciate anonime, con negozi e vetrine al piano terra e piccole finestre al piano rialzato. Gli abitanti che finora Michael aveva visto solo sotto forma di sagome inquietanti dietro una vetrina erano tutti usciti, indaffarati a togliere i numerosi rami che il vento aveva trascinato in città dai boschi. Alcuni spazzavano il marciapiedi di fronte al proprio negozio, altri controllavano i danni che le loro auto avevano subito e altri ancora, in bilico su alte scale d'acciaio, riparavano le facciate danneggiate degli edifici. Michael camminava in mezzo a quella folla di persone, voci e rumori, pensando che in quel posto era rimasto ancora un briciolo di vita, nonostante il mesto susseguirsi di sfortunati eventi. In cima alla facciata della chiesa c'era stata, prima di quella notte, una statua della Vergine in rame ormai ossidato. La tempesta l'aveva strappata dalla sua sede, e ora stava in mezzo all'asfalto bagnato, con la testa spaccata a metà e uno sguardo vitreo negli occhi senza pupille. 

Quella vista diede a Michael una fitta di angoscia.

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