7.1 La festa

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Il signor Gibson, il giorno dopo Natale, uscì con la figlia senza prendere la macchina. Non tornò quella sera, né la mattina seguente. Il clima gelido aveva abbattuto le temperature fino a diversi gradi sotto lo zero. Il sole era sparito, e il cielo grigio perla prometteva una bufera di neve. Passò un altro giorno, e Ben chiamò l'uomo per accertarsi che stesse bene. Dovette provare diverse volte prima che quello rispondesse.

"Dice che sta portando sua figlia, che è malata, a prendere un po' di aria buona. Staranno via un po'. Non vuole essere disturbato." Spiegò Ben, quando riattaccò. Sembrava perplesso, ma non eccessivamente preoccupato.

"E dove diavolo se ne vanno per così tanto tempo con questo freddo?" esclamò Michael.

Suo padre alzò le spalle, e disse che di clienti strani in quel posto ne aveva visti moltissimi. Questa non era nemmeno la cosa più strana che gli fosse capitata, disse. Michael pensò che probabilmente era lui che non era abituato a simili stravaganze. Forse, si stava preoccupando troppo. Dovette però ammettere a sé stesso che la lontananza del signor Gibson gli dava una certa serenità. Dopotutto, finché era lontano non doveva dormire a pochi metri da lui. La cameriera, Francesca, ripulì la camera dei nuovi ospiti, visto che da quando erano arrivati quella Matilde era sempre stata chiusa dentro e nessuno era potuto entrare.

Due giorni prima di Capodanno, il ventinove di Dicembre del duemilatre, la signora Faerch fu trovata morta nella sua stanza. La trovò Francesca, una mattina che la signora non era scesa a fare colazione. Ben chiamò immediatamente lo sceriffo di Mineville, e quello dopo una rapida analisi della scena decretò che si era trattato di un tragico incidente. Michael riuscì ad entrare e a vedere il corpo, e si accorse subito che sarebbe stato meglio se non l'avesse fatto. Stando ai rapporti della polizia, la signora Faerch era scivolata uscendo dalla doccia e si era spaccata la testa sul water. Al suo ingresso, Michael aveva trovato il grasso corpo nudo della donna sdraiato a pancia in giù in un lago di sangue. Fortunatamente, non era riuscito a vederla in viso. Il figlio della signora Faerch, Cameron, era arrivato con molta difficoltà a Mineville il giorno seguente, seguito da un carro funebre. Voleva che i funerali della madre si tenessero a Bradford. Il corpo fu portato via, e anche gli effetti personali della defunta signora. Fu così che in meno di quarantotto ore, tutto ciò che rimase dell'ospite che aveva occupato la camera numero tre per quasi sei mesi fu il grande vuoto che aveva lasciato. L'albergo, ora, era deserto.

Hannah invitò Michael ad una festa di capodanno a casa di un certo Jason, un ragazzo appena ventenne che lavorava al supermercato sulla Main Street e abitava in una casa isolata dal resto del villaggio, in mezzo ai boschi delle montagne. Andarono con la jeep di Ben, perché la Volvo di Michael non si sarebbe mai potuta arrampicare su quella strada coperta di neve. La casa di Jason era un prefabbricato che i suoi genitori, che abitavano giù al villaggio, usavano anni prima come casetta per la caccia. Era ad un quarto d'ora di strada da Mineville, ma in quel luogo quel poco tempo trascorso in macchina bastava per isolarsi nei boschi più fitti. Di notte, gli alberi rosso sangue diventavano neri come la pece, e non si vedeva niente al di fuori del cono di luce dei fari della jeep. Infine, videro le luci del capanno apparire a qualche decina di metri da loro. Dall'interno provenivano musica e schiamazzi. Parcheggiarono la macchina davanti al piccolo garage sotto la casa e scesero. Roy non era venuto, perché la maggior parte degli invitati faceva parte di quelli che lo insultavano per strada. Hannah, che non aveva problemi con i ragazzi del posto, aveva deciso di andarci comunque. All'abitazione si accedeva tramite una scala di legno che dai garage saliva fino al terrazzo, girando attorno alla casa. Quando arrivarono alla festa, Michael rimase impressionato. I "ragazzi", come li aveva definiti Hannah, erano quasi tutti verso i trent'anni, fatta eccezione per alcuni ragazzetti che stavano seduti sul divano in salotto, che non dimostravano più di quindici o sedici anni. I giovani erano così pochi, a Mineville, che la differenza d'età veniva messa da parte pur di trovare compagnia. Michael sentì un intenso odore di erba, e cercò di capire da dove provenisse, prima di accorgersi che nella casa giravano decine di spinelli. Hannah trovò Jason, il padrone di casa. Era un ragazzo snello dai lunghi capelli neri, legati in una coda di cavallo. Aveva gli occhi rossi e barcollava. Tutti guardavano Michael con sguardi sospetti, se erano abbastanza sobri da capire chi gli stava attorno. In tutto gli invitati erano una trentina, e c'erano solo cinque o sei ragazze, contando anche Hannah. Lei, che si aggirava per la festa salutando conoscenti qua e là, spiccava per la sua limpida bellezza in mezzo ad una manciata di brutte facce. Anche Roy, pensò Michael, era decisamente di bell'aspetto rispetto al resto dei ragazzi della città.

Sarà per questo che lo sfottono, pensò, tutta invidia.

Hannah e Michael andarono a prendersi qualche drink, e la serata iniziò a movimentarsi un po'. La musica elettronica non piaceva a Michael, ma sembrava che quei ragazzi l'adorassero. Gli furono presentate più o meno una dozzina di persone, tra ragazze e ragazzi, e nessuna gli piacque particolarmente. Gli sembravano tutti privi di qualsiasi ambizione, con un paraocchi incollato alla faccia che gli permetteva di vedere solo i venti centimetri davanti al loro naso. Per non pensare a quanto la loro vita faceva schifo, si stordivano di droga e alcol. Ma a loro andava bene così. Michael, che in quei ragazzi vedeva solo un enorme fallimento, non si rendeva conto che in quel momento, scegliendo di trasferirsi lì, si incamminava esattamente verso quella vita.

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