Capitolo 17

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«Aira, se non ti concentri non ce la farai mai.» ripeté Cole.

Ora che l'allenamento fisico stava cominciando a dare i suoi frutti, Cole aveva pensato di intensificare quello speciale nella speranza che riuscissi a utilizzare a comando i miei poteri, e non che a gestirli fossero le mie emozioni.

Spoiler: non stava andando molto bene. Affatto, direi.

«Sono concentrata, ma non so quello che dovrei sentire. Cioè, devo pensare di voler far piovere o c'è una sorta di pulsante nella mia testa che devo schiacciare?»

Eravamo in giardino da ore e le nuvole in cielo stavano a indicare quanto la mia incompetenza mi mettesse di cattivo umore. Ormai non mi allenavo nemmeno più con Julie: lei era di gran lunga più brava di me, l'avrei solo rallentata. Per cui a essere partecipi dei miei insuccessi erano solo Cole, Rylan e Haydee.

«Prova a vedere i tuoi poteri come una parte consistente del tuo corpo.» cominciò Cole «Quando vuoi muovere un braccio cosa fai? Pensi di volerlo fare, ma questo ovviamente non basta. Una volta che il tuo cervello ha partorito quel pensiero, però, il tuo braccio si muove come in automatico. Devi arrivare a fare questo con i tuoi poteri, ma cominciamo per gradi: ora pensa solo di voler far piovere, poi dimmi cosa provi.»

Sospirai e annuii. Chiusi di nuovo gli occhi e pensai alla pioggia. Quello era facile, il problema era che non sentissi niente, poi.

«Ci stai pensando?»

«Sì. Sta succedendo qualcosa?»

«No. Cosa senti dentro di te?»

Mi concentrai, davvero, ma non sentii nulla.

«Ho un po' di fame.» ammisi. Ecco quello che sentivo: il mio stomaco mi chiedeva di ingurgitare qualcosa.

Una risatina alle mie spalle mi fece aprire un occhio: DeeDee stava cercando di trattenersi premendo la mano sulla bocca.

«Concentrati.» ripeté dolcemente Cole, così richiusi gli occhi e tornai a impegnarmi. O quantomeno ci provai.

«Okay, sento... un po' freddo. No, è più umidità. È una sensazione strana.»

«Aggrappati a quella sensazione, concentrati.»

Sentivo come se dalla mia pelle potesse trasudare tutta l'acqua che trattenevo nel corpo. Dai, andiamo... sentivo di esserci molto vicina, mancava giusto quella piccola spinta. Aprii un occhio per guardare verso il cielo: i nuvoloni stavano diventando sempre più scuri. Le dita cominciarono a pizzicarmi.

«Lascia perdere, Cole, è un caso perso.» grugnì Rylan.

Spalancai entrambi gli occhi, perdendo del tutto la concentrazione, e mi voltai verso di lui.

Ora ti affogo, pensai, e proprio in quel momento – oltre ogni mia più gloriosa aspettativa – cominciò a piovere. Forte. E io non ero triste.

«Oh, porca...» mormorai guardando verso il cielo. La pioggia era torrenziale, faticavo a vedere nella direzione di Rylan e DeeDee, ma li sentii imprecare a voce alta per riuscire a sovrastare quello scrosciare.

Scoppiai a ridere nonostante il freddo della pioggia mi gelò le ossa e mi fece tremare, però ci ero riuscita. Non so come, ma ci ero riuscita.

«Aira! Ora però falla smettere!» gridò Cole tentando di ripararsi gli occhi per potermi vedere.

«Non ho la più pallida idea di come si faccia.» ammisi realizzando che sì, in qualche modo avrei dovuto anche imparare a far calmare il tempo.

«È lo stesso meccanismo di quando cominci: devi pensare di voler smettere.»

IL RISVEGLIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora