Te lo ricordi?

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Te la ricordi la prima volta che ci siamo incontrati, Levi?
Eravamo su un treno diretto a Tokio, e c'era una tempesta di neve che faceva bloccare il grande macchinario sui binari troppo spesso.

Ricordo che appena sono salito ti ho visto ed ho pensato subito fossi bellissimo, mentre guardavi fuori dal finestrino con una sigaretta tra le labbra, mentre tamburellavi l'accendino sulla tua gamba destra.

Lo sai, ricordo i particolari di quel giorno, ricordo come la tua felpa nera faceva scomparore le mani all'interno delle maniche troppo lunghe, e quei jeans stretti che ti fasciavano perfettamente le gambe ai quali era appesa una catena di metallo.
E il tuo abbigliamento faceva contrasto con il pallore della tua pelle, intonandosi dolcemente con il nero pece dei tuoi capelli.
Ricordo tutto, come se la mia mentre avesse finito per imprimersi nella testa tutti i particolari.

Nel sedile accanto a te avevi poggiato con cura la tua chitarra elettrica, ma era anche l'unico posto rimasto libero.
Ero tentato di chiederti se potessi sedermi, ma avevo paura di infastidire, fino a quando non mi hai notato guardando il mio riflesso nel vetro del treno e ti sei voltato verso di me.

Sai Levi, credo di esserti sembrato un idiota, con la mia faccia imbambolata che fissava il tuo viso spigoloso.
La curva definita della mascella, il taglio particolare dei tuoi occhi e il loro colore, incredibilmente simile al cielo durante quella tempesta di neve.

Hai alzato le sopracciglia, come per chiedermi cosa volessi, e prima che io potessi aprire bocca il treno ha frenato bruscamente, facendomi cadere esattamente sulle tue gambe.

Ricordo anche di essermi bruciato una ciocca di capelli per colpa della tua sigaretta ancora accesa.

Ho alzato il volto, ancora mezzo disteso su di te
"Cazzo...oddio scus-"
"No moccioso, scusami tu è colpa mia, ho occupato il posto per la chitarra. E credo di averti quasi ustionato"
Mi hai aiutato ad alzarmi e ti ho sorriso, lasciando perdere il soprannome che mi avevi affibbiato.
Il tuo volto era ancora una maschera di ghiaccio, eppure eri gentile con me.

Così hai spostato lo strumento, ed io ho preso porto accanto a te.
"Emh...g-grazie" in risposta mi hai rivolto un leggero cenno del capo, come per eliminare altre parole superflue.

Sai Levi, dicono che il primo vero amore non si scorda mai, e ormai sai quanto io ci creda.
Ridi pure se vuoi, Levi, ma è così.
Prima di conoscerti credevo di aver già amato qualcuno, ma quello che ho provato per te con il passare del tempo ha fatto impallidire ogni altro sentimento mai provato prima.

A confronto al nostro amore, così breve e intenso, tutti gli altri non valevano nulla.

Te lo ricordi, come ti fissavo?
Perché ti trovavo bello, ma di una bellezza particolare, tagliente.
Come se avvicinandomi troppo a te avrei finito per ferirmi.

E forse è successo, Levi.

Eppure non mi è mai piaciuto così tanto farmi del male.

Ti ricordi come ti guardavo? Ero anche un po' ubriaco, avevo bevuto con Armin prima di salire sul treno e anche a causa dell'alcol non riuscivo a smettere di fissarti, come imbambolato.
Se fossi stato sobrio, forse mi sarei reso conto di essere davvero indiscreto.

Ti sei girato verso di me, con la sigaretta tra le labbra "Da fastidio se fumo?"
"N-no, fa pure tranquillo"

Tu hai annuito, tornando a guardare fuori.

"È diretto anche lei a Tokio?"
Ancora oggi ringrazio l'alcol ingurgitato prima di salire, che mi aveva aiutato ad allentare la tensione e ad iniziare un discorso.
Anche se devo esserti sembrato un perfetto idiota, o forse una sorta di molestatore, considerato quanto fossi stato invadente e quanto il mio alito puzzasse di vino rosso.

×Come Il Mare D'inverno×    EreRi/RiRen OSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora