Chapter 5

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All'ora di pranzo c'era stranamente del silenzio e dico "stranamente" perché nei giorni scorsi la mensa era vivida di urla, risate e schiamazzi. Oggi sembrava che il comandante Shadis avesse tagliato la lingua a tutti i presenti. Samuel e Daz se la ridevano sotto i baffi e il mio viso si incrinò in un'espressione alquanto confusa. Mi guardai un po' attorno e poi il lampo di genio: Jeager era l'unico a non aver superato il test dell'imbracatura. Lo osservai. Immaginavo quanto potesse avere l'orgoglio a pezzi, il primo giorno dici che ucciderai tutti i giganti e al test vieni bocciato. Credo di capire il suo stato d'animo in questo momento ma non credo ci sia bisogno di parlarne. Un brivido mi percorse la spina dorsale e notai solo dopo la ragazza accanto a lui. Mi stava letteralmente fulminando con gli occhi, sottili e leggermente socchiusi come se volesse trapassarmi il corpo da parte a parte. Distolsi lo sguardo e tornai al mio piatto con la solita zuppa verde mentre il moro e il biondo davanti a me continuavano a fare battutine sul ragazzo dell'altro tavolo.

Di tanto in tanto alzavo lo sguardo verso Eren, se non mi sbaglio è così che si chiama, per vedere se la sua espressione fosse ancora combattuta o meno ma ogni volta era sempre uguale a prima. Impassibile. Inespressivo. Feci per mangiare l'ultimo boccone di pane quando venni interrotta da un urlo.

<<LO MANGI?>> Mi girai e vidi una ragazza con i capelli rossicci raccolti in una coda alta. Il suo viso era parecchio vicino al mio, talmente vicino che i nostri nasi quasi si toccavano. I suoi occhi erano illuminati da una strana luce mentre i miei erano spalancati per lo spavento. Qualcuno di normale c'è dentro questa mensa? Nemmeno i miei stessi amici sembrano normali...non che lo siano mai stati, specifichiamo. La ragazza era con le ginocchia sul tavolo e avevo paura che si rompesse, il legno sembrava vecchio e scricchiolava troppo, così sospirai e le porsi il pezzo di pane rimastomi nelle mani.

<<OH GRAZIE GRAZIE GRAZIE GRAZIE!!!!>> Istintivamente sorrisi. Vederla così felice con così poco era bello. D'un tratto venne tirata per il colletto della maglia per poi finire addosso la persona che l'aveva strattonata. Mi alzai di scatto per vedere come stessero entrambi ma un ragazzo mi precedette guardando i due con disappunto e imbarazzo.

<<Sasha, non puoi fare così tutte le volte che finisci la tua porzione>> Sbuffò portandosi una mano sul viso. Quella voce. Era lui. Mi sta perseguitando per caso? No ma che vado a pensare, infondo tutti i cadetti cenano nella stessa mensa. <<E tu Connie, smettila di urlare ogni volta o di tirarle così la camicia>> Il ragazzo che era appena stato ripreso fece un'espressione indescrivibile, mi dovetti trattenere dal ridere. Aveva gli occhi spalancati e le sopracciglia corrugate. Il mio sguardo passò al viso di Kirschtein: sembrava si stesse per infuriare e devo ammettere che quella sua espressione mi fece rabbrividire. Il ragazzo rasato ruppe il silenzio.

<<Oh ma andiamo, Jean. Tu sei il primo a fare a botte con Eren tutte le sere in camerata>> una risata nervosa uscì dalle labbra del castano. Mi soffermai ad osservargli i lineamenti. Aveva il viso allungato e la mia testa lo collegò ad un cavallo. Come mi vengono in mente queste cose? Risi, soffocando quanto prima possibile quelle risate per niente opportune in una situazione del genere. Mi beccai un'occhiata da colui che aveva invaso i miei pensieri, sentii anche gli sguardi confusi di Sasha e Connie così come quelli di tutti i presenti. Bene. Ero finita al centro dell'attenzione, fantastico. Si ma non c'è bisogno che mi fissiate per tutto questo tempo. Sapevo benissimo che le guance mi si erano colorate di un rosso velato e se non avessero smesso di guardarmi, nel giro di due secondi sarei diventata un piccolo pomodoro maturo. Una voce si schiarì in quell'ambiente pieno di tensione. Gli angeli avevano ascoltato le mie preghiere o cosa?

<<Ok ok, che ne dite se ora finiamo tutti di mangiare?>> Ymir? Mi voltai vedendola alle mie spalle. Alle sue parole gli sguardi smisero di puntarsi su di me e tornarono sui loro piatti, ma solo uno di loro rimase impiantato sul mio viso ancora rosso.

<<Kirschtein, vedi di lasciarla stare>> Lui non la stava nemmeno ascoltando, si vedeva dai suoi occhi. Mi stava studiando come se fossi un gigante anomalo oppure una piccola rana da vivisezionare. Lui col bisturi tra le mani e io incapace di muovermi. Poi ghignò.

<<Ymir, vedo che ne hai accalappiata un'altra. Christa non ti basta?>> Come scusa? Da quando sono una proprietà privata? La mora mi superò, arrivando davanti a Jean. Erano alti uguale, anzi forse Ymir era leggermente più alta di lui.

<<Così mi fai passare per quella che non sono, cerco solo di proteggerla dalle tue grinfie sai, dopo il rifiuto di Mikasa sei diventato alquanto irritabile>> Mi sembrò di vedere un velo di rabbia sul volto di lui. Mi avvicinai ai due ed entrambi mi guardarono dopo aver sentito la mia presenza. Mio dio, mi mettevano in soggezione ma di sicuro non erano peggio degli sguardi di Thomas quando mi rimproverava. Mandai giù il groppo alla gola che si era formato nel frattempo.

<<Dai non è successo nulla, Ymir>> Aggiunsi un piccolo sorriso e poi non era veramente successo nulla. Bah. La ragazza tornò dietro di me mentre l'altro continuava a squadrarmi ma lo ignorai, tornando al mio posto. Non riuscivo a capire se ai suoi occhi risultavo interessante oppure quello che provava guardandomi era solamente indifferenza. Non volevo più pensarci così finii di mangiare e filai a svolgere le mansioni che il comandante Shadis aveva affidato ad ognuno di noi.

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<<Non mi abituerò mai a questi letti così scomodi!>> Si lamentò Sasha mentre ci dirigevamo in mensa. La mia schiena era acciaccata quanto la sua, dormire su delle pietre sarebbe stato meglio.

<<Già, sono passati due anni e ancora le mie povere ossa si rifiutano di abituarsi>> Mi accodai a lei stiracchiandomi. La tenue luce del Sole sorgente mi scaldò il viso ma istintivamente portai una mano di fronte a esso. Nell'ultimo periodo ero diventata sensibile alla luce solare e avrei tanto voluto capire perché.

In mensa l'atmosfera era caotica nonostante siano state le 6 del mattino e io mi trascinavo con un occhio vigile e l'altro no. Mi sedetti alla cieca vicino alla ragazza. In quei due annu che erano passati avevo legato con tutti, più o meno, ed avevo allargato la mia cerchia di amici. Ovviamente Thomas, Mina, Samuel e Daz erano sempre con me e anche loro avevano fatto amicizia con gli altri. Ero felice. Potevo liberamente parlare con Reiner senza destare sospetti, potevo stuzzicare Annie beccandomi ovviamente le sue occhiate fulminanti. Con Berthold non c'è mai stata una grande amicizia ma gli voglio bene, sono cresciuta con lui e avvolte riesco perfino a farlo sorridere, mi si scalda il cuore tutte le volte. Se Marcel fosse stato qui si sarebbe fatto amico tutti fin dal primo giorno. Non ho forse ragione? Lo so che da lassù starà scuotendo la testa e sicuramente mi starà guardando male ma tanto non riesce ad arrabbiarsi con me. Mi venne da sorridere.

<<T/n, tutto bene?>> la dolce voce di Armin mi riportò con i piedi a terra e quando alzai lo sguardo vidi la sua espressione preoccupata. Annuii. Aveva un animo gentile e generoso, come ci aveva pensato ad arruolarsi?

<<Sta impazzendo, oltre che rompiscatole pure pazza>> eccolo signori, vi presento Mister Gentilezza che neanche alle prime luci del giorno si risparmia per nulla e per nessuno. <<Ma come sei gentile, Jean, tu invece hai messo il ferro di cavallo sotto i piedi?>> Amavo stuzzicarlo perché le sue gote si infuocavano nel giro di pochi attimi, corrugava la fronte ed iniziava a balbettare in cerca delle parole per controbattere. <<Tsk, piccola maledetta...>> Non sembra ma in realtà è lui la persona con cui ho legato di più. Conoscendolo è un ragazzo intelligente e quando vuole sa essere dolce, quando vuole, altrimenti è esattamente come all'apparenza: un idiota pronto a prendere a pugni chiunque non sia della sua stessa opinione. Ringraziamo Marco che per la maggior parte delle volte riesce a fermarlo prima che il suo timer impostato nel cervello raggiunga lo zero. Lo definirei una bomba ad orologeria, di qualcosa di sbagliato e il tempo della sua pazienza inizierà a scendere drasticamente.

<<Dai questa era bella, lo so che ti è piaciuta>> ridacchiai vedendo il piccolo sorriso sghembo che si era incurvato sulle sue labbra, che da "ghigno" passò a "devo sembrare carino e coccoloso". Anche i suoi occhi erano persi e luccicavano, mi voltai e la vidi: la cotta focosa di Jean era appena entrata nell'edificio, Mikasa. Mi ha parlato talmente tante volte di lei che quando lo sento nominare il suo nome mi faccio il segno della croce perché nessuno sa quando la sua bocca si metterà a tacere. Tutti sapevano che lui fosse interessato a lei, perfino la stessa Mikasa lo sapeva ma il primo anno gli diede un palo. Lo guardai negli occhi, erano sognanti mentre guardava la ragazza che gli piaceva. A quanto pare non si è ancora arreso, cosa che del resto non ho fatto nemmeno io.

Fidati di me //Jeanxreader//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora