𝐒 𝐔 𝐏 𝐄 𝐑 𝐁 𝐈 𝐀

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NDA: Il romanzo citato nel capitolo è Delitto e Castigo, di Fëdor Dostoevskij. (Pft.)

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Ed eccoci così giunti in rassegna dell'ultimo vizio capitale

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Ed eccoci così giunti in rassegna dell'ultimo vizio capitale. Un vizio abusato da tanti e glorificato dai suoi stessi usurpatori, visto da essi come il raggiungimento massimo dell'ego: la Superbia. Questo si trova fra i primi nella lista dei vizi capitali della religione cattolica, e spesso e volentieri viene dunque narrato all'incipit della trama. Ma io l'ho fatto di proposito, a tenerlo per ultimo, sai? Perché i Superbi sono i primi a dover imparare a stare al proprio posto, ad abbassare la cresta, a scendere dal loro piedistallo di superiorità. I Superbi sono la razza peggiore. E tu sei assolutamente il maestro dei peggiori, Fëdor Dostoevskij.

Il vizio che ti è stato assegnato è quello della Superbia. Ma non ho intenzione di dirti subito quale sia il peccato che ne deriva; siediti comodo e aspetta, Serafino di Dio, attendi pazientemente la tua condanna e ascolta con attenzione le mie parole.

Verrebbe da dire che il tuo animo sia stato accecato dalla Superbia, Fëdor, ma mentirei se affermassi una tale calunnia. Tu non ne sei stato accecato. La tua mente è lucida e razionale, agisce secondo un piano previamente studiato e perfezionato più e più volte. Gli atti che commetti non sono guidati né dal tuo vizio né da altri, ma solo e puramente dalla tua sola volontà. La Superbia non è un motore che guida le tue azioni; al contrario, è solo un misero accompagnamento. Una parte di te fondamentale al funzionamento del piano ma non attivamente ingranante. Tu non sei superbo perché fai ciò che fai; tu fai ciò che fai perché sei superbo. E sai bene che c'è un'enorme differenza fra queste due possibilità.

Non sono i tuoi peccati a renderti ciò che sei, ma è ciò che sei che ti spinge a commettere i tuoi peccati. Tu stesso sei parte integrante del peccato.

Mi sembra inutile dire che tu ti senti al pari di Dio. È evidente, palese, chiaro e cristallino, visibile dai ciechi e udibile dai sordi. L'aura di superiorità che emani nella tua integrità - una fragranza amara ma gustosa esalata dai tuoi respiri; una miscela di arroganza e indifferenza più viscosa del miele capace d'insudiciare i dintorni nel raggio di un miglio - è ciò che permette agli altri di distinguerti fra la folla e che ti rende la persona che sei.

Ma dal momento che vorrei navigare più a fondo nella questione - ho intenzione di smascherare ogni lato del tuo animo che tanto risulta incomprensibile agli occhi indiscreti -, mi permetti di citare un noto autore della letteratura della tua patria? Non farò il suo nome, ma sono certa che tu lo conosca molto, molto bene. Verso la prima metà della storia, il protagonista di uno dei suoi romanzi espone la sua opinione in merito alle due categorie nelle quali vengono smistati gli esseri umani.

"Gli uomini, per una legge della natura, si dividono sempre in due categorie: in quella inferiore (gli uomini ordinari), ovvero per così dire il materiale, che serve solo per riprodurre i suoi simili, e gli uomini veri e propri, ovvero quelli che hanno il dono o il talento di dire al proprio mondo una parola nuova. [...] La prima categoria è fatta di persone per loro natura conservatrici, rispettose, che vivono in obbedienza e amano essere obbedienti. E, secondo me, costoro hanno anche il dovere di essere obbedienti, perché questa è la loro funzione e in questo non vi è assolutamente nulla di umiliante. Nella seconda categoria tutti violano la legge, sono dei distruttori, o comunque sono portati ad esserlo. I delitti di queste persone, naturalmente, sono relativi e svariati: la maggior parte richiede, con varie formulazioni, la distruzione del presente in nome di un futuro migliore."

I SETTE VIZI CAPITALI, bungō stray dogsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora