𝐴𝑟𝑟𝑖𝑣𝑎𝑡𝑖 𝑎𝑙𝑙'𝑖𝑛𝑓𝑒𝑟𝑛𝑜

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Beatrice Ricci, 16 anni, nata e cresciuta a Napoli, Beatrice è diversa dal fratello Ciro, lei si fa portare rispetto da tutti, per questo tutti la temono, sembra una senza cuore, ma per le persone a cui tiene farebbe di tutto

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Beatrice Ricci, 16 anni, nata e cresciuta a Napoli, Beatrice è diversa dal fratello Ciro, lei si fa portare rispetto da tutti, per questo tutti la temono, sembra una senza cuore, ma per le persone a cui tiene farebbe di tutto

La mattina ero sdraiata sul mio letto, tra meno di un mese sarebbe arrivata la polizia, quando non lo so, ma avevo fatto una grande cazzata, la porta aperta con violenza interruppe i miei pensieri, erano arrivati, dopo neanche una settimana, era troppo presto, qualcosa era andato storto

"Papà calmo sono qui per me" entrai nella sala con le mani alzate, buttando a terra il borsone con i miei vestiti, era per il carcere, una delle 3 guardie lo prese "Ti spiegherò tutto"

"Che cazzo è successo Beatrice!" mi urlò addosso

"Mi sono fatta rispettare" lui iniziava a capire qualcosa

Mi ammanettarono e mi portarono davanti alla macchina, tutti dai balconi tiravano frutta e uova addosso agli agenti e mi scappò un sorriso

"Io non riderei se fossi in te ragazzina" rise la guardia salendo in macchina

"Se vuole arrivare vivo dovunque mi sta portando è meglio che smetta di ridere" mi sdraiai mo di spiaggia sui sedili posteriori, la terza guardia era in un'altra macchina

Arrivammo in un tribunale e dopo un processo abbastanza lungo di cui non ascoltai mezza parola, dissi un semplice "colpevole" alle pene che mi aveva riferito

"La signorina Beatrice Ricci verrà mandata nel penitenziario di Nisida per la durata di 2 anni senza cauzione" le guardie mi presero e mi alzarono

"Arrivo fratellone" sussurrai guardando il cielo

Dopo un lungo e noioso viaggio arrivai davanti al penitenziario dove una guardia mi scrutò dalla famosa direttrice Paola Vinci, passammo per il giardino e si sentivano dei fischi, quando mio fratello si girò per vedere chi fosse entrato lo salutai con la mano e lo sentì bisbigliare qualcosa

"Questo è appena diventato l'inferno" alzò gli occhi al cielo

Entrai nel ufficio della direttrice 

"Allora è vero che la direttrice è una bella donna" sorrisi

"Li ci sono le sue cose giusto?" chiese guardando il borsone

"Esatto, controllate almeno tre volte e mi hanno fatto almeno 3 perquisizioni"

"Ottimo, dategli le lenzuola e portatela in giardino" mi alzai 

"Posso salutare il mio fratellone, non lo vedo da molto tempo" fece un cenno e la guardi di prima mi portò in una cella dove ero da sola, dove lasciai tutte le cose "Lei lo ha un nome o no?"

"Qui mi chiamano tutti comandante, hai 5 minuti per salutare tuo fratello" entrai nel loro spazio

"Ciao fratellone" ci diedimo  due baci sulla guancia "Una sigarette per la tua sorellina" la presi e la accesi "Oggi sei di poche parole, mi vuoi presentare questo bel ragazzo" guardai il ragazzo affianco a lui

"Sono Edoardo, Ciro non ci ha mai parlato di te" mi sorrise

"Mi chiamo Beatrice e forse ha fatto bene a non parlarvi mai di me"

"Che hai combinato per essere qui, tu non sei negli affari di famiglia" mi guardò male

"è un piacere vederti Bea, come mai sei qui, mi eri mancata tanto sai" dissi ridendo "Ciro lo sai come sono fatta, amo il rispetto, sia verso di me che verso la mia famiglia"

"Ragazza i saluti sono finiti" mi disse il comandante

"Comandà è sua sorella un po' di pietà!" esclamò Edoardo e io li sorrisi

"Meglio che vado, mi eri mancato stronzo" lo abbracciai

"Anch'io, vai a mostrare come ti fai portare rispetto" mi sorrise

"Non me lo farò ripetere due volte"  salutai i ragazzi che si presentarono e poi andai fumando nella mia parte, notai che i ragazzi erano contro la ringhiera per guardare cosa sarebbe successo

Tre ragazze si avvicinarono "Io sono Naditza e loro..." buttai il fumo davanti alla sua faccia e mi girai "Cap 'e cazz" mi gridò lei e io mi girai

"Baciami la scarpa" fece un ghigno e si stava per girare, ma le presi il viso "Ho detto baciami la scarpa!" spensi la sigaretta sul suo viso e la buttai faccia a terra per poi tirargli un calcio

"Che cazzo succede qui!?" intervenne il comandante

"Comandà stiamo giocando e Naditza è caduta, vero Nad?" mi rivolsi verso di lei

"Ha ragione comandate, stavamo solo giocando" disse una delle due ragazze

Lui prese e se ne andò, mi girai verso mio fratello e mi fece un sorriso che io ricambiai

Mi sedetti da una parte della ringhiera con le spalle ai ragazzi

"Ragazze a mangiare su!" disse il comandante

Mi sedetti con il mio piatto alla mensa e le tre di prima si avvicinarono

"Naditza che hai fatto alla faccia?" dissi ridendo

"Siamo partite con il piede sbagliato io e te" si sedette davanti a me

"Qualcuno ti ha detto che potevi sederti" la guardai con sfida

"Facc 'e cazz" diventò rossa dalla rabbia e io risi

"Povera la nostra Naditza" 

"Essendo che state tutte parlando in cella ragazze" disse una guardia femminile

"Che hai fatto in faccia Nad?" la guardai male

"Sono caduta, è tutto apposto"

La giornata passò in fretta e la sera una ragazza entrò nella mia cella

"C' vuo?" mi alzai andando faccia a faccia con questa

Lei mi prese per il collo sbattendomi al muro

"Avvicinati ancora a Ciro e t' accide, chiaro zoccola"

Con la gamba le feci uno sgambetto, lei cadde e le tirai un bel calcio in faccia

"Non ti conviene provare anche solo a toccarmi un'altra volta stronza!" le sputai in faccia e lei se ne andò

La notte non riuscivo a dormire, in realtà non dormivo più di due ore a notte da una settimana non per quello che avevo fatto, ma per quello che mi avevano fatto

𝐶𝑖𝑎𝑜 𝑓𝑟𝑎𝑡𝑒𝑙𝑙𝑜𝑛𝑒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora