QUANDO Harry rincasò, il sole era già a tre quarti del suo giro. Mancava poco alla sera e il ragazzo non aveva la più pallida idea di come trascorrerla. Trascinò la borsa della spesa fino alla cucina e l'appoggiò sul piccolo tavolo rotondo. Tornò in salotto e chiuse la porta d'entrata a chiave, sicuro di non dover più uscire, per oggi.
Si affacciò alla finestra. La vista propostagli era una delle migliori di sempre: il sole stava tramontando dietro gli alti girasoli, illuminava le orchidee e le primule, rendeva le spine delle rose meno pungenti e le sue sfumature di rosso, arancione, giallo, viola e nero davano al giardino un'atmosfera fatata.
Rimase lì, affacciato al balcone, incantato dalle meraviglie che poteva offrire il suo giardino durante un tramonto primaverile. Si riscosse solo quando sentì di averne davvero colto ogni particolare.
Si tolse le scarpe, mettendole nella scarpiera accanto alla porta. Mentre ripercorreva il brevissimo tragitto dal salottino alla cucina, si fermò a sistemare minuziosamente un vaso di fiori variopinti. Poi, raggiunse la borsa della spesa e ripose ogni cosa da essa contenuta nell'apposita credenza.
"Che manca, Harry? Oh, esatto, Harry. La torta." Si disse. Ecco una delle tante abitudini di Harry, con il lavarsi i capelli due volte (una con e una senza balsamo, per essere pignoli), mangiare troppo lentamente e mordersi l'angolo destro del labbro inferiore: ricordarsi cosa deve fare ad alta voce.
Indossó il grembiule nero a fantasia floreale con i bordi ornati di pizzo giallo. Era un po' troppo femminile ma a lui piaceva così. Diceva che era per i fiori. Se c'era una cosa che amava, erano i fiori, appunto. E le torte. Comunque, iniziò a preparare l'impasto con uova, farina, olio e acqua, aggiungendo di tanto in tanto un pizzico di zucchero o sale. Poi, dopo aver trasferito l'impasto in uno stampo per ciambelle, lo infornò. Sorrise, soddisfatto del suo lavoro.
"Della... Come si chiama? Eeeehm... Glassa!!"
Mentre mescolava lo zucchero a velo nell'acqua, una finestra della cucina si chiuse. Alzò lo sguardo, smettendo di mescolare e alzando il mestolo per difendersi. Si guardò intorno. Non c'era nessuno. Si sentì così stupido! Aveva dimenticato di aver lasciato aperta la finestra (che si trovava alla sua sinistra, tra l'altro).
Ritornò al suo lavoro canticchiando e muovendo i fianchi a ritmo della canzoncina. Teneva gli occhi bassi, fissi sul contenuto della pentola, concentrato sulla perfetta riuscita del suo condimento dolce preferito, quando il bicchiere che conteneva il latte cadde a terra, rompendosi a pezzi e versando il latte sul pavimento. Harry guardò prima il bicchiere, poi il punto in cui stava prima di cadere. Quello che vide lo spaventò e lo rese curioso contemporaneamente: un omino minuto, poco più piccolo della sua mano, se ne stava lì, a pochi millimetri dal bordo del bancone da cucina e fissava i frammenti del bicchiere con gli occhi spalancati. Aveva una maglia gialla ma non gialla canarino. Era un giallo simile a quello dei petali di un girasole, uno dei più belli. I suoi pantaloni, invece erano larghi e marroni, come il terriccio. Indossava delle scarpe fatte di fili d'erba, probabilmente, e sulla sua schiena teneva uno zainetto. Sulla testa, un dolcissimo cappellino grigio. Anche lui alzò lo sguardo, trovandosi a guardare negli occhi altrettanto sgranati di Harry.
Rimaserò così, a fissarsi, per pochi secondi, prima che il piccolo omino iniziasse a correre sul bancone, schivando il sacco di farina e le pentole. Harry si scosse e, afferrato un altro bicchiere, cercò di afferrare il nanetto.
Il buffo omino, arrivato al bordo del lavello, si fermò e si girò verso Harry che, con uno scatto, riuscì a intrappolarlo sotto al bicchiere, come si fa con le mosche.
Harry si chinò verso di lui, appoggiando le dita delle mani sul bordo del bancone e osservò il folleto.
"Cosa sei?" Gli chiese curioso.
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Tiny||LarryStylinson
FanfictionQuando Harry conobbe Louis, non credeva nella magia. Ma quel piccolo esserino davanti ai suoi occhi era la prova concreta dell'esistenza di un altro mondo. Un mondo in miniatura. E quel mondo viveva nel suo giardino.