Capitolo 3 | Sentimenti umani

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Fabian OVA

Mi incamminai verso la stanza del motel in cui alloggiavo.

Avevo le mani nelle tasche dei pantaloni, la musica alle orecchie e camminavo fissandomi i piedi, perso nei miei pensieri.

Nella mia mente viaggiò il ricordo di Leilah, i suoi capelli luminosi, di un rosso profondo simile al sangue, i suoi occhi azzurro-verdi che, alla luce del sole tendevano a diventare di un verde con i contorni dorati. Era di una bellezza assolutamente indescrivibile.

E il suo profumo tanto dolce di muschio bianco mi dava alla testa.

Somigliava così tanto a Fairy che il cuore mi faceva male anche solo nel posarle gli occhi addosso. 

Aveva il suo stesso sorriso. Quello che le piegava le labbra creando così delle fessure sulle guance, quelle guance rosse, le labbra piene e lisce come il marmo.

La prima volta che avevo visto Lilly (così la chiamano i suoi amici), provai un desiderio soffocante di prenderle quella bocca e strappargliela a morsi, volevo sentirla gemere e respirare affannosamente sotto il mio controllo.

Per me era una novità provare certi desideri così peccaminosi.

Con Fairy non c'era mai stato un vero bacio, l'attrazione ovviamente c'era, ma non mi passava neanche per l'anticamera del cervello di strapparle i vestiti di dosso e prenderla sul banco o nel primo posto vicino, con o senza spettatori presenti.

Ma con Leilah era tutto diverso. Lei non era Fairy. Eppure l'attrazione che nutrivo nei suoi confronti mi faceva bruciare la gola, come se mi avessero infilato un coltello incandescente al suo interno.

Non so il motivo, ma avevo come l'impressione che mi odiasse o quasi. Sogghignai. La mandavo fuori di testa.

Mi voleva, però cercava di coprire il tutto con l'odio, solo che non avrebbe funzionato, perché presto avrei dato ad entrambi ciò che volevamo.

Era solo questione di tempo. 

Un attimo dopo sentii il cellulare squillare.

Credo si chiami cellulare quell'affare di plastica che emetteva un suono fastidioso quando qualcuno ti contattava, giusto?

Risposi.

- Si? - come bisognava rispondere a quello stramaledetto affare? 

Fissai il ricevitore.

Non sentii nessuna voce dall'altro capo.

"Per rispondere, trascinare la barra verso destra."

Ma che cazzo vuol dire? Quale barra? 

In quel momento qualcuno mi si scontrò addosso facendomi cadere, e sentii un altro rumore, il che mi fece pensare che fosse caduto anche lui.

Mi girai e davanti mi ritrovai Leilah.

La guardai alzandomi e mi pulii i pantaloni.

- S-scusami, io.. non ho guardato dove stavo camminando. Sono mortificata, mi dispiace tanto - disse balbettando. Sorrisi e le porsi una mano, lei alzò gli occhi verso di me spalancando la bocca, fissò la mia mano prima di prenderla. 

- Non importa, tranquilla. Non è niente. Tu stai bene? Ti sei fatta male? - le domandai con un'espressione preoccupata. 

Fece segno di no con la testa.

- Che stavi facendo? Intendo.. cosa stavi guardando per non stare attenta a dove stavi camminando? -

ridacchiai osservando il suo viso arrossito, incredibilmente imbarazzato. Mi fece tenerezza.

Il tocco dell'angeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora