Capitolo 7

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Socchiusi la porta di casa, sbuffai sbattendola violentemente alle mie spalle. Ero stanchissimo. Salii i primi gradini delle scale, precipitandomi in camera. Il silenzio più solenne regnava nella casa, e poi ricordai che Harry doveva essere lì. Perché non sentivo la sua voce? I suoi gatti? Tolsi le scarpe e la maglia, infilandomi una felpa calda e larga. Scesi di nuovo in salotto, ma di Harry nessuna traccia.
"Harry?"chiamai, la mia voce rimbombò nell'intera casa.
"Sei qui?"ero stanco, e se stava giocando non avevo proprio voglia di stargli dietro. Non per cattiveria, semplicemente avevo avuto una giornata stancante.
Mi sedetti sul divano incrociando le braccia al petto, fissai inespressivo la televisione davanti a me, storcendo le labbra. Sbattei a terra i piedi indignato, era così brutto essere di nuovo solo. Mi alzai di scatto correndo come un bambino su per le scale, spalancando la porta di ogni singola stanza, urlando un 'Harry' ogni volta che ne aprivo una. Calciai la porta della stanza degli ospiti pensando fosse accostata, ma urlai saltellando quando realizzai che non lo era. Avevo appena calciato una porta chiusa. E faceva un male assurdo. Sbuffai.
"Mi prendi in giro?"chiesi retoricamente alla porta, abbassai la maniglia spalancandola.
"Harry"strillai acutamente nella stanza buia, ed un urlo roco venne emesso nel buio.
Urlai di rimando, sbattendo la porta spaventato. Corsi giù per le scale entrando in cucina, nel panico, mi nascosi sotto il tavolo della cucina, cercando di coprirmi con le sedie. Il mio respiro era accellerato, deglutii guardandomi intorno, quando un miagolio familiare arrivò come la melodia più dolce del mondo alle mie orecchie. Sorrisi scostando la sedia. La piccola Darcy, la gattina bianca, mi scrutava facendo le fusa, la presi fra le mani. Era così piccola da stare fra le mie mani. Le accarezzai la piccola testa pelosa, mentre si accoccolava sul mio palmo facendo le fusa.
"Louis?"sentii una voce familiare chiamare il mio nome.
Il mio cuore perse un battito. Deglutii.
"Louis sei qui?"sentii dei passi vicini, e due converse bianche e rovinate si fermarono davanti alla mia visuale. Strinsi il piccolo esserino fra le mie mani, uscendo da sotto il tavolo. Harry sussultò.
"Che ci facevi li sotto?"mi guardò aggrottando la fronte.
"Quando hai urlato mi sono spaventato"arrossii violentemente.
Mi sorrise in modo dolce. Osservai il suo abbigliamento; indossava una maglia piena di buchi, che faceva intravedere alcuni tatuaggi, ed i jeans scolorito ed aderentissimi.
"Harry?".
"Mh?".
"Ti posso comprare dei vestiti nuovi?"sussurrai.
"Louis no, non potrei mai restituirti i soldi"scosse freneticamente la testa.
"Non ho mai detto di volere i tuoi soldi"sogghignai.
***
"Come sto?"boccheggiai quando il ragazzo uscì dal camerino.
Una camicia a scacchi copriva il suo torace, le maniche arrotolate mostravano i suoi avambracci muscolosi. Il suo bacino coperto da jeans aderenti neri ed i suoi piedi avevano Dr Martens nere lucide. Era stupendo.
"Stai benissimo"sorrisi per non imprecare.
"Uh grazie"lo vidi arrossire, e subito pensai che non ci potesse essere cosa più dolce di quella.
"Forza, cambiati e andiamo a pagare. Voglio portarti al parco" sorrisi alzandomi dalla piccola panchina in plastica blu che giaceva di fronte ai tre scialavi camerini.
Lo vidi annuire e tornare dentro al piccolo abitacolo, tirando in fine la tendina rossa. Dopo che Harry si fu cambiato, pagai ed uscimmo dal negozietto. Volevo insegnare ad Harry come andare sullo skateboard, perché lui dopo avermi visto usare quell'aggeggio a quattro ruote, mi aveva guardato estasiato, quasi volesse imparare anche lui. Così mi ero procurato a sua insaputa uno skate nuovo di zecca che gli avrei regalato, avevo nascosto entrambi i mezzi sotto una panchina del parco verso la quale ci stavamo dirigendo.
"Allora Harry, parlami di te" sistemai il beanie di lana sul capo, osservandolo con la coda dell'occhio.
"Ho sempre vissuto qui con i miei, poi beh, quando avevo quindici anni ho abbandonato la scuola per problemi economici"sospirò afflitto e mi si strinse il cuore.
"Poi i miei hanno divorziato ed io sono rimasto con mia madre, a cui dopo un anno è stato diagnosticato un cancro. Non avevamo i soldi per pagare la chemio terapia, così quella stupida malattia portò via mia madre da me quando avevo sedici anni"la sua voce tremava, tirò su con il naso.
"Ero senza soldi, e dopo poco tempo mi tolsero la casa, così mi ritrovai a vivere per strada"sospirò, una lacrima solcò i suoi occhioni ora senso ed acquosi.
"Mi dispiace tanto Harry"sussurrai. Ero davvero dispiaciuto, lui non meritava tutto quel male.
"Non importa, davvero"sorrise scuotendo la testa.
***
"Louis non correre"urlò Harry quando corsi verso la panchina che cercavo.
Risi alla sua supplica, saltando sul legno marcio.
"Forza lentone"urlai al ragazzo con un sorriso, vedendolo affaticato e stanco.
Si sedette respirando velocemente.
Scesi con un balzo, inginocchiandomi a terra.
"Che fai?"rise.
"Aspetta un secondo"mi sdraiai e lo sentii ridere.
Presi le due piattaforme in legno con le ruote, colorate sulla parte inferiore.
"Guarda qui cos'ho"sorrisi mostrandogli gli skateboard.
I suoi occhi s'illuminarono.
"Oh mio dio Louis" sorrise felicemente.
"Ho visto quanto ti piaceva vedermi andare sullo skate, così ho pensato che potrei insegnarti" il mio sorriso avrebbe potuto spaccarmi le guance per quanto era profondo.

I ship bullshit(Larry)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora