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Erano tutti e cinque in sovrappensiero dopo aver letto quella frase, perché mai scriverla al contrario?

«Ma siamo sicuri che questa persona non sia qualcuno che vuole farci uno scherzo?»

«Come puoi pensarlo? Hai visto che foto ci ha inviato?»

«Certo che l'ho visto Ray! Ma potrebbe averla presa da internet. E poi magari si è creato un account falso e ha cercato una frase intimidatoria da aggiungere nella e-mail che ci ha appena inviato»

«E perché fare tutto questo? Non penso che una persona sana di mente lo farebbe, soprattutto con l'intento di farsi arrestare. Perché tanto è questa la fine che farà, che sia uno scherzo o meno.»

«Ci sono persone sane di mente e non che lo farebbero, e ti ricordo che ne abbiamo anche già visti dei casi simili a questo.»

«Potreste smetterla? Concentriamoci su quello che ci ha appena inviato, non su altre cose che ora non c'entrano.»

«Si, hai ragione» affermarono con tono dispiaciuto e prestando attenzione all'e-mail che avevano appena ricevuto.

«Prima di tutto, perché mai l'ha scritta al contrario questa frase?»

«Probabilmente lo ha fatto ironicamente, per prenderci in giro. In ogni caso, ci basta fare uno screen e ruotare la foto, almeno ci togliamo lo sfizio di scriverla e mettere le lettere nel posto giusto» Emma fece uno screen allo schermo, ed andò a modificare la foto per far sì che la frase fosse finalmente leggibile.

«"State solo vedendo quello che ho scelto di farvi vedere, non dimenticatelo"»

«Quindi questo starebbe a significare che ci sono altri corpi conciati in questo modo lì intorno, ma noi non li vediamo perché abbiamo solo questa foto, giusto?» Propone Kay togliendosi la giacca e appoggiandola allo schienale della sedia.

«Questa frase che ci ha mandato potrebbe significare chissà quante cose, e quella che hai appena detto tu potrebbe essere una di quelle! Ma ovviamente, non possiamo esserne certi»

Dopo che Norman finì di parlare calò il silenzio. Erano tutti in sovvrapensiero, ed era anche normale.
D'altronde chi mai se lo aspettava che la loro collega avrebbe ricevuto delle e-mail del genere?
E soprattutto, perché proprio a lei?
Restarono in silenzio per cinque minuti, se non di più; eran tutti immersi nei loro dubbi, pensieri ed idee, quindi poco gliene fregava se stavano in silenzio per un po'.
E poi era una cosa che capitava, gli aiutava a capire, a ragionare ed a riflettere su cosa fare e sulla situazione.

«Direi di fare una cosa» iniziò Jason, rompendo il silenzio che si era creato fra di loro.

«Per ora lasciamo perdere questa frase, ma concentriamoci sulla foto che ti ha inviato» nel mentre gli altri annuirono, ed Emma riaprì la foto facendola comparire sullo schermo.

«Se provassimo a "modificarla", riuscendo magari a darle una grafica migliore potremmo ricavarne qualcosa, come i generi dei corpi e altre cose.»

«Io sono d'accordo, potremmo chiedere a Nancy.»

«Obiezioni?» nessuno parlò e Norman capì al volo, «perfetto, allora inizio ad andare da lei. Emma nel mentre inviale la foto»

«Lo faccio subito,» iniziò a cercare la sua e-mail e aspettò che la foto venne inviata, «spero solo che la grafica non si rovini, di solito ci è successo.» Si alzò e afferrò la sua borsa insieme alla giacca, uscirono dal suo ufficio dopo aver aspettato che l'e-mail venisse inviata e si diressero al piano inferiore, dove si trovava Nancy.

Nancy era una donna di mezza età, con dei capelli castano scuro e gli occhi marroni, tendenti al verde.
Non era particolarmente affettuosa, anzi era una di quelle che se si parlava di certe cose era molto distaccata, e si lasciava trasporatare dalla solitudine più totale, per poi isolarsi completamente. La maggior parte delle volte succedeva anche perché voleva evitare delle domande scomode, che la facevano sentire fuori luogo o a disagio. Purtroppo molte persone non sanno quello che ha passato da bambina; nonostante siano passati diversi anni non è ancora riuscita a superare quei traumi.

Ma in ogni caso, era una gran chiaccherona e se c'era da divertirsi si divertiva. Non era una di quelle persone che si metteva a fare la vittima se qualcosa le ricordava delle brutte esperienze, o direttamente il suo passato. Sicuramente non era una persona in cerca di attenzioni, e le persone che la conoscevano per bene lo sapevano.

«Nancy? Sei qua?» Domandò Kay aprendo la porta di legno massiccio.

Mentre Kay, era una donna abbastanza strana. L'avevano definita così alcuni suoi compagni del liceo per via del suo carattere e comportamento.
O altrimenti, l'avevano definita bipolare.
Dipendeva dai giorni, a volte si svegliava con la luna storta e a volte no.

Kay aveva ventinove anni; i suoi occhi erano di diverso colore, l'occhio destro marrone e il sinistro azzurro, alle medie era stata presa in giro tantissime volte per questo, ma lei se ne era fregata.
Era una di quelle che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno.
I suoi capelli erano biondo platino, non naturale. Si era tinta i capelli chissà quante volte, bianchi, rossi, blu, verdi.. ormai quei capelli erano distrutti, ma non lo davano nemmeno quell'aspetto. Sembravano completamente sani, anche se non era così ovviamente.
In questo momento era indecisa se rasarseli o meno, così da farli ricrescere sani, per poi tingerli di nuovo (tanto sarebbe stata quella la fine che avrebbero fatto una volta cresciuti).

«Sono qui!» I suoi occhi si sollevarono mentre la sua testa rimase chinata sul foglio in cui stava scrivendo.

«Nancy, scusa l'interruzione, ma avremmo bisogno che tu ci modifichi una foto.»

«Me l'avete già inviata?» Lasciò perdere quello che stava scrivendo e si voltò verso il suo pc, dove iniziò a cercare tra l'e-mail quella che conteneva la foto.

«Si, Emma lo ha fatto prima che venissimo qui. Riesci a darle una grafica migliore?» Domandò Norman sedendosi e osservando la donna davanti a lui.

All'inizio rimase abbastanza sconcertata, ma si riprese subito, iniziando ad osservare la foto.
«Se volete posso farne di diverse versioni»

«Riusciresti a farlo?
Credo che per noi vada bene» disse l'ultima frase guardandosi intorno, come per ricevere conferma dagli altri che annuirono.

«Certo, cercherò di fare il più in fretta possibile. Quando avrò finito vi chiamerò e vi spedirò le foto» aprì il programma che utilizzava per modificare le foto e iniziò a lavorare.

«Perfetto, allora aspetteremo con impazienza. Non metterti preoccupazioni e fai con calma, l'ultima cosa che vogliamo è una cosa fatta male e di fretta» affermò Ray guardandosi intorno per poi lasciar cadere il suo sguardo sulla donna davanti a lui.

«Sono d'accordo. Quanto tempo pensi di impiegarci?»

«In una settimana riesco a finire tutto, forse anche di meno date le circostanze.» Si voltò verso il calendario e controllò gli altri impegni.

«Sei molto occupata?» Le chiese Kay.

«Non tanto, dopodomani devo recarmi da Alyx, ha detto che è riuscita ad ottenere quel pezzo del computer che cercavo da tanto.»

«Sono felice per te. Se abbiamo finito credo proprio che possiamo andarcene, così togliamo il disturbo e ti lasciamo lavorare con calma.»

«Per carità, non disturbate state tranquilli. Se vi serve qualcos'altro mi trovate qua, ci vediamo domani.»

Ricambiarono il saluto ed uscirono dalla stanza con passo svelto.
Non lo davano a vedere ma erano abbastanza nervosi, non sapevano che cosa gli aspettava una volta che le foto sarebbero state pronte.

𝙇𝙖 𝙛𝙖𝙗𝙗𝙧𝙞𝙘𝙖 𝙙𝙞 𝙘𝙤𝙧𝙥𝙞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora