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22 aprile, giovedì
12:00

Quello era un luogo che metteva i brividi a chiunque.
I loro occhi potevano seguire ogni tuo movimento, ogni tuo sguardo, e ogni tua parola.
Ti sentivi costantemente osservato.
C'erano sguardi minacciosi, che chiedevano e ti ordinavano di andartene via. Oppure c'erano sguardi speranzosi.
Dentro quel posto se ne potevano vedere di tutti i colori.

La parte più dura, era forse quella di passare davanti alle celle.
Chi ti osservava solamente, chi ti lanciava solo uno sguardo disinteressato, chi si attaccava alle sbarre in cerca di aiuto, o chi ti urlava frasi minacciose.
Chi ti salutava cordialmente, chi nemmeno ti calcolava, e infine, chi aspettava che la porta della cella si aprisse, per poter essere liberato e ritornare a fare quello che facevano tutti i giorni, prima di essere sbattuti dietro quelle sbarre.
Rubare, sparare, uccidere, stuprare, trafficare della droga, e molti altri crimini o reati.

«Mi fanno male tutti i muscoli.» Si lamentò Jason, ripensando al giorno prima, quando era andato in palestra.

«Ti ci abituerai..»

«Grazie al cazzo! Voi tre ci andate da più di due mesi.»

«Ma in verità non c'entra molto. Io lo faccio solo per tenermi in forma, visto che io e la pigrizia andiamo a braccetto..»

«Mi dovresti ringraziare, Jason..»

«Non lo farò. Preferivo starmene sul divano..»

«Tanto poi mi ringrazierai.»

«Tutti noi abbiamo qualche problema con l'orgoglio..»

«Quello è sicuro. Hai visto Ray?»

«Cosa vorresti insinuare, Emma?»

«Niente, niente..» Si coprì la bocca con la mano per non far notare il sorriso divertito, che si sarebbe presto trasformato in una risata.

«Se proprio vogliamo parlare di orgoglio, guardate Emma..»

«Almeno io lo ammetto, al contrario di qualcun altro..» Lanciò uno sguardo a Ray, e lui le tirò una gomitata, mentre entrambi si misero a ridacchiare.

«Avete già avvisato?» Domandò, cambiando argomento.

«Corinne ieri ha chiamato, quindi sono al corrente di tutto. Se non sbaglio ci aspetta là seduto.»

«È sempre brutto tornare in questo posto. Dovrebbero fare le pareti di un altro colore.»

«Siamo in un carcere, non in un asilo. E poi sono bianche, non è un colore così brutto..»

Le due guardie davanti alla porta li osservarono, e dopo essersi presentati, li fecero passare, accompagnati da un uomo sulla cinquantina che gli avrebbe fatto strada.
Ci impiegarono pochi secondi, e poco dopo si ritrovarono nella stanza dove molte persone potevano incontrare il criminale che era stato sbattuto dietro le sbarre.
Loro non erano dei parenti, ma visto il loro ruolo, gli era stato concesso il colloquio.

«Si possono tenere i telefoni accesi?»

«Vi consiglio di tenerli a basso volume, anche se si dovrebbero spegnere, per voi faremo un'eccezione.»

𝙇𝙖 𝙛𝙖𝙗𝙗𝙧𝙞𝙘𝙖 𝙙𝙞 𝙘𝙤𝙧𝙥𝙞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora