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17 aprile, sabato
02:40

«Mi hanno riferito che sono andati a controllare l'esperimento alla fabbrica, è diventato poltiglia.»

Si trovavano nel corridoio davanti ai loro uffici. Erano quasi le tre del mattino, avevano deciso di partire molto presto dato che sarebbero passati a Washington; almeno sarebbero arrivati ad un orario decente.

«Sono ancora senza fiato, da lunedì.»

«Alla fine quella che doveva essere una prova, si è trasformata in una gara.»

«Constatanto le esclamazioni di William e del suo vice, sono d'accordo.»

«Chi deve guidare?»

«Sicuramente non Emma.» Norman la indicò.

«Che c'entro io? Solo per alcune rampe e degli ostacoli, che esagerati!» Entrò nell'ascensore insieme agli altri.

«Mmhh ora ricominciano..» Si lamentò Kay, guardando Norman ed Emma davanti a lei.

Jason si posò una mano sulla fronte, e appoggiò la schiena alla parete dell'ascensore.

«Ti pare che in una strada ci sono delle rampe?! Dio mio, Norman!»

«Non c'entra nulla! Io non ci tengo a crepare solo perchè una mia collega guida come una matta.»

«Allora cosa ti lamenti a fare? Vai in un'altra auto se non ti fidi di me, e non rompermi le scatole.»

«Oi, smettetela, guardate che siamo arrivati..» Gli fece notare Jason.
Ma lo ignorarono completamente, e continuarono a discutere.

«Lo avrei fatto comunque, non sto in auto con una persona che non sa essere prudente e attenta.»

«Sai quanto me ne frega! Ci posso anche crepare, sarebbe una soluzione a tutti i problemi!» Esclamò, accelerando il passo e dirigendosi fuori dall'edificio.

Norman rimase senza parole davanti alla sua affermazione, così come Jason e Ray.
Kay no, perché lei sapeva.

«Complimenti, sei una gran testa di cazzo.» Kay lì superò e corse verso l'ingresso, dove Emma era appena uscita.

In questi ultimi giorni, Emma aveva scoperto che i sonniferi che prendeva non riuscivano più a farla riposare.
Era da due giorni che non riusciva a dormire, e la sua mente le stava iniziando a giocare brutti scherzi.
Ne aveva provato altri tipi, ma nulla. Nonostante fossero delle medicine apposta, lei teneva gli occhi aperti tutto il tempo, non riusciva a chiuderli per più di dieci secondi.
Il sonno e la stanchezza la sentiva, ma non riusciva comunque ad addormentarsi.

Kay si guardò intorno e la vide entrare in una delle macchine parcheggiate, una di quelle che William aveva affidato a tutti loro.

«Emma!»

«Lascia che guidi io.»

«Perchè?» L'ultima cosa che Emma voleva era iniziare una discussione anche con lei.

«Così provi a riposarti. Posso?»

«In verità preferirei stare in macchina da sola, scusami Kay.
Oggi non è giornata.»

Troppe cose insieme, le stava per scoppiare la testa.

«Nessun problema, non scusarti.»

«Ci mancava solo questa..» disse sottovoce, salendo anche lei in una delle macchine.

Iniziò a tamburellare nervosamente le dita sul volante, mentre attendeva che il suo telefono si collegasse al navigatore dell'auto.

«Emma, senti..»

𝙇𝙖 𝙛𝙖𝙗𝙗𝙧𝙞𝙘𝙖 𝙙𝙞 𝙘𝙤𝙧𝙥𝙞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora