Introduzione

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"Hello diario,
Sono io ancora una volta. Come sto? Bene, o meglio, può andare peggio.
Sono tornata a casa e mi sembra tutto così diverso, così nuovo. Non sono abituata a questa città, non sono abituata al freddo, non sono abituata ai silenzi di notte quando a Roma, di notte, c'era tutto tranne che il silenzio. Non sono abituata a stare lontana da Chiara, o da mamma, o da papà. Chissà cosa penseranno gli altri di me, sono la nuova arrivata, la borsista e la raccomandata (a loro dire), e non sono pronta a rivivere di nuovo quel piccolo incubo a cui mi ero per lo meno abituata nella mia capitale. Si è fatto tardi, devo andare a riposare, o meglio, a cercare di riposare. Buonanotte, tua giugiulola"
Erano le 23:47 di un giovedì qualunque, di un inverno qualunque in un posto sperduto nel Veneto, sperduto per chi era abituata a vivere in una grande città. Giulia, la ragazza nuova, si era appena trasferita qui per continuare i suoi studi in una delle accademie più famose del mondo grazie ad una borsa di studio ricevuta in seguito ad una esperienza estiva, aveva sempre immaginato questa vita ma mai aveva pensato un giorno di poterla realmente vivere perché credeva poco in se stessa ed era la prima a vedere in lei cosa non andava senza apprezzare mai quello che di bello aveva.
Trasferirsi a Vicenza a 18 anni da sola e senza nessuno che la supportava era per lei un macigno enorme  ma che doveva mettere in disparte per dare vita ai suoi sogni, e così fece.
Il problema di tutti gli adolescenti, per quando riguarda il doversi trasferire, erano gli affetti stabili, ma lei di affetto stabile aveva solo la sua migliore amica, perché di ragazzi neanche l'ombra.
Da quel punto di vista era ingenua, senza esperienze perché ha sempre preferito dare la priorità al suo amore più grande, la danza, tralasciando quel piccolo mondo spensierato adolescenziale che erano feste, amore e perché no anche prime esperienze.
Il fatto di non aver vissuto a pieno la vita da adolescente fu causa del suo più grande malessere, il bullismo, perché si, i ragazzi ad oggi preferiscono buttare la loro vita in serate, discoteche, alcol e droghe senza pensare a costruire un futuro degno di Esser chiamato futuro. "Stabile mia sorella di 15 anni  ha baciato più ragazzi di te", "stabile non ti vuole nessuno rassegnati" "stabile fatti delle domande se rimani sempre da sola o se nessuno vuole lavorare con te", "stabile non vedi quanto brutta e magra sei, non vali niente, sei inutile" queste erano le frasi che ogni giorno doveva sorbirsi, senza fiatare, perché se avesse risposto sarebbe solo andata peggio. Per fortuna riusciva a trovare nella danza una valvola di sfogo e per questo ha sempre preferito lei a tutto il resto.
Era Bella, bellissima, ma di una bellezza talmente tanto particolare che non era capita, o meglio forse era solo invidiata. Ma le avevano detto così tante volte di esser brutta che fino alla fine ci credette anche lei, ma ci credete talmente tanto che ricoprì ogni specchio di casa con le lenzuola, in attesa che qualcuno o lei stessa fosse pronta a tirarli giù.
L'unica volta che si vedeva bella era quando danzava, si, perché cambiava totalmente e si sentiva padrona del suo corpo, dello spazio e addirittura del tempo. E questo si notava tanto, ma davvero tanto, e tutti i suoi insegnanti vedevano in lei una grande piccola stella.
Ed infatti era proprio per la danza che lei avrebbe dovuto lasciar tutto il suo mondo e si sarebbe dovuta abituare ad una nuova vita che la stava aspettando, doveva solo spalancare le porte di questa nuova opportunità.

Quel dannato bacioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora