Five More Minutes

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"Ti ricordi il nostro primo incontro, Gregory?" Mycroft accarezzava dolcemente la sua mano.

"Certo, Myc." Dolce come il miele era il sorriso che lo Yarder rivolgeva al governo inglese.

"Allora raccontamelo." Disse Mycroft con un sorriso incoraggiante.

"Era metà settembre, c'era ancora un gradevole tepore, eravamo ad una scena del crimine, quello era il primo caso di Sherlock... l'idiota si era ferito ed era seduto sull'ambulanza con una coperta anti-shock sulle spalle e stava parlando con una figura alta e snella... Ricordo che mi avvicinai e appena il mio sguardo si posò sui tuoi bellissimi occhi, capii che non potevo lasciarti andare, nonostante non sapessi ancora chi fossi. I tuoi occhi erano di un blu scuro a causa della poca luce, ma sentivo che il loro colore fosse più chiaro, quasi simile al ghiaccio, la perfetta rappresentazione della tua anima, della tua armatura, dei tuoi scudi... Potrei andare avanti a parlare dei tuoi occhi per ore, ma sento che questo non è il momento. Ricordo che allungasti la mano per stringere la mia e in quel frangente un brivido scese lungo la mia schiena, fu come una scossa. Da quel momento iniziammo a passare sempre più tempo insieme e questo mi sorprese, perché pensavo fossi una persona che non permetteva a niente e nessuno di scalfire la sua corazza, ma col tempo mi sono insidiato sotto la tua palle... Dentro il tuo cuore, e lo stesso hai fatto tu. I ricordi sono così vividi Myc, riesco quasi a percepire ancora la delicatezza con la quale le tue labbra si posarono sulle mie durante il nostro primo bacio, sento ancora le tue mani che accarezzavano il mio corpo non appena il bacio si fece più acceso, acceso come il fuoco che brucia dentro di me ogni volta che ti guardo, ogni volta che sento le tue labbra sul mio collo quando scendi in cucina al mattino. Sei così vicino, ma così distante... Cosa sta succedendo Mycroft?" Gli occhi dello Yarder erano pieni di preoccupazione.

"Tutto a tempo debito amore mio. Ora andiamo a fare una passeggiata, cosa ne dici?" La mano del politico salì ad accarezzare il lato del collo di Gregory. Il detective annuì.

Passeggiarono per il Victoria Park, l'erba era così verde e il cielo così azzurro, che fecero dubitare Greg della reale esistenza di quel momento, ma dopo pochi secondi si scrollò quella sensazione di dosso e continuò a camminare mano nella mano con Mycroft.

"Gregory, ti ricordi cosa accadde in questo parco?" Un sorrisetto furbo adornava le labbra del politico.

Il detective chiuse gli occhi e fece un profondo respiro, lasciando che i ricordi gli offuscassero la mente.

"Come potrei dimenticare, Mycroft? Qui mi chiedesti di diventare tuo marito e non hai idea di quanto battesse forte il mio cuore in quel momento, il fuoco che avevi acceso in me bruciava talmente tanto che pensavo di star per morire a causa del forte sentimento che stavo provando in quell'istante, Dio! Mycroft non potrai mai capire come i sentimenti per te, che ho provato e provo tutt'ora, abbiano condizionato la mia vita e ogni mia singola scelta, ogni mio singolo respiro è dedicato a te... My, My, My, perché ho la sensazione che qualcosa di brutto accadrà a breve? Dimmi che mi sbaglio, che è solo un sogno, ti prego Myc... Mycroft lascia che io conosca quello che tu ormai già sai." Lo Yarder a questo punto stava supplicando, quasi portato ad inginocchiarsi a terra.

"Oh amore mio, perché pensi che qualcosa debba andare storto? Siamo io e te, qui, dove ho chiesto la tua mano, la tua vita e la tua anima; nulla qui ci può separare Gregory." Mycroft si sedette per terra portando con sé il detective e posò un dolce e delicato bacio su quelle soffici e rosee labbra.

"Hai ragione, forse ho solo paura di perderti, ma questa sensazione non fa che aumentare ogni volta che ti guardo, sento come se qualcuno mi stesse strappando da te... è strano." Greg sorrise leggermente strofinandosi il collo.

"Sai, questa è sempre stata la mia paura più grande, non riuscirò mai ad accettare il pensiero di perderti, di lasciare andare una parte di me, quel pezzo della mia anima che tu hai creato... Ma sai, questo un giorno sarà inevitabile, una cosa che nemmeno io potrò controllare, ma saremo insieme, ne sono certo, nel bene e nel male." Il sorriso di Mycroft era così confortante che Gregory iniziò a crederci, quasi lo sentiva nelle sue ossa che sarebbe andata così: loro due, abbracciati, mentre uno dei due se ne andava.

Al solo pensiero una parte dei due uomini moriva sempre di più, ma sapevano che quel dolore era una parte collaterale del morire. Il dolore lo è sempre.

I due innamorati ripresero il loro cammino, fermandosi ogni volta ad ammirare la bellezza dei fiori che stavano sbocciando e a sentire il canto degli uccellini che echeggiava nell'aria come una dolce sinfonia, così simile a quella che i cuori dello Yarder e del politico emettevano quando erano insieme.

Ogni volta che si fermavano Gregory rubava un bacio a Mycroft, lasciando il politico con un raggiante sorriso ad abbellirgli le labbra, e Dio, se il detective adorava quel sorriso così segreto e raro che solo lui aveva il privilegio di vedere, per non parlare di come quegli occhi grigi brillavano di una luce celestiale ogni volta che si incastravano con quelli color nocciola dello Yarder.

Quei momenti erano un'eterna poesia d'amore che solo loro avevano il privilegio di leggere.

Si sdraiarono sul prato e mentre guardavano quelle soffici e bianche nuvole Mycroft interruppe il silenzio spiazzando lo Yarder: "Gregory devi svegliarti... è tempo di andare amore mio."

"Mycroft, ti senti bene? Sono sveglio." Disse il detective confuso e preoccupato.

"No caro, non lo sei, questo è un sogno, io non sono reale, io sono frutto della tua mente." Gli occhi di Mycroft erano pieni di tristezza.

"No, no, no" Gregory scosse la testa, "no, non è vero, tu sei qui con me, non te ne sei andato, io- io ricordo che eravamo in macchina e- e stavamo ritornando a casa dal nostro weekend nel Sussex e-e poi ci siamo fermati qui!" Gli occhi dello Yarder saettavano a destra e sinistra, cercando di capire.

"La prima parte è vera, ma non siamo mai arrivati qui... la tua mente ti ha portato qui." La mano del governo inglese gli stava accarezzando dolcemente la guancia.

"Cosa intendi, Mycroft?" Il viso del detective portava un'espressione di panico e tristezza.

"Non posso dirtelo, amore, solo... promettimi che non farai nulla di stupido, ok?" Si fissarono per qualche secondo prima che Mycroft diede un bacio al suo amato e poco dopo il mondo di Gregory divenne buio.

*

Lo Yarder si svegliò qualche tempo dopo in un letto di ospedale, un tubo che gli permetteva di respirare e l'incessante beep del macchinario che monitorava il suo cuore.

Lentamente aprì gli occhi, li lasciò vagare in giro per la stanza fino a quando non si posarono sulla figura seduta accanto al suo letto: Sherlock.

Gregory provò a parlare, il tubo glielo impediva e il detective si agitò, così Sherlock gli mise una mano sulla spalla per tranquillizzarlo.

Il consulente investigativo sapeva già quale fosse la domanda e cominciò a parlare: "Lestrade... c'è stato un incidente..." Si fermò un secondo e poi riprese "tu e Mycroft stavate tornando a casa quando un uomo perse il controllo dell'auto e vi venne addosso" Sherlock lasciò che un flebile sospiro gli sfuggisse dalle labbra, "Myc-Mycroft non ce l'ha fatta e tu sei stato in coma per una settimana." Non sapendo cos'altro aggiungere e come confortare lo Yarder, il consulente investigativo disse con voce rauca: "Vad-vado a chiamare un'infermiera." E con questo Sherlock uscì velocemente dalla stanza.

Gli occhi di Gregory bruciavano così tanto a causa delle lacrime che non riusciva a tenerli aperti... il mondo gli stava crollando addosso ogni secondo che passava.

L'infermiera gli tolse il tubo respiratorio e insieme a Sherlock abbandonò la stanza.

"Se solo avessimo avuto altri cinque minuti ti avrei detto quanto ti amo Mycroft. Ci rivedremo amore mio." Pensò lo Yarder prima di lasciare che violenti e incontrollabili singhiozzi scossero il suo indebolito corpo.

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