Capitolo XIII: Ritorno alla vita di sempre

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Una mano sul cuore, un sorriso smagliante, gli occhi lucidi, le guance incandescenti.
Questo fu quello che vide Steve Rogers quando, mentre camminava lungo il corridoio del piano in cui erano poste le camere per gli ospiti, diretto verso la sua camera, le porte dell'ascensore si aprirono con un dolce ding che lo destò dai suoi pensieri.
Alexis, che se ne stava sognante con la schiena appoggiata alla parete dell'ascensore, scattò dritta cercando di ricomporre la sua espressione.
-Ciao Steve!- disse camminando verso il collega.
Ovviamente non riuscì nel suo intento.
Steve la vide diversa rispetto al solito ed inclinò la testa, sorridendo sornione. Si era tolto la giacca e la portava poggiata sulla schiena, tenendola con un dito.
-Ciao a te, Lexie.- le fece una lieve carezza sulla testa, scompigliandole i capelli. -Dove te ne vai?-
-Ehm... in camera, ovviamente!-
-E' passata un'ora da quando hai detto "devo andare" e sei scomparsa nel nulla, e l'ascensore veniva dall'alto.- disse Steve, indicando il piccolo schermo nero posto accanto alle porte, che riportava una freccia rivolta verso il basso. -Che facevi di sopra?-
Nello stesso istante l'ascensore si richiuse dietro di loro e ripartì, stavolta la freccia era rivolta verso l'alto.
Alexis rise nervosamente.
-Ok, lo ammetto, mi sono persa!- rise di nuovo.
Steve finse di crederci. Le mise un braccio intorno alle spalle e la spinse verso la sua camera, che sapeva benissimo dove fosse, visto che vi era stato tutti i giorni per quasi una settimana.
-Ti accompagno.- le disse. -Hai l'aspetto di una persona che ha bevuto qualche bicchierino di troppo!-
Alexis, di nuovo, rise nervosamente, pensando "Evvai, ci ha creduto!".
Purtroppo dovette ricredersi, perchè quando furono davanti la porta della sua camera, Steve la fece voltare verso di sé.
-In realtà non ne sono sicuro... o sei brilla, o molto emozionata...- si portò una mano al mento fingendo di pensarci, mentre Alexis si era pietrificata. -...Ah, a proposito, per caso hai visto Bucky?-
Alexis scosse velocemente la testa ed avvampò, cercando di aprire la porta, ma improvvisamente aveva perso la chiave elettronica che fino a pochi secondi prima teneva tra le mani.
Steve rise di gusto nel vederla così nel panico e, nel vederlo ridere così, ad Alexis si accese una lampadina nel cervello.
-Avanti, dammi la mia chiave.- fece lei muovendo la mano verso di lui.
-Quale chiave?!-
-Rogers, dammi la chiave!-
-Credi di scappare dalle mie domande?-
-Steve...- lo guardò male.
Lui allargò le braccia per mostrare che non l'aveva, fece per dire qualcosa, ma non fece in tempo.
Alexis lo aveva spinto al muro e aveva preso il suo polso portandoglielo dietro la schiena.
Steve continuava a ridere: ovviamente Alexis aveva usato il minimo della sua forza, quindi lui non stava sentendo alcun tipo di dolore. Tuttavia capì che la ragazza si stesse innervosendo.
-Va bene, va bene! E' nel taschino della giacca!-
Alexis lasciò andare la presa e si fiondò sulla giacca, che era caduta a terra. Tirò fuori la tessera bianca che fungeva da chiave per la sua stanza e si diresse verso la porta.
Steve però la fermò: la prese per le spalle e la fece voltare verso di sé.
-Cap, ti prego, sto morendo di sonno!- esclamò lei.
Lo sguardo le cadeva in continuazione verso l'ascensore, la paura che potesse uscirne Bucky da un momento all'altro l'assaliva sempre di più ogni secondo che passava.
Non che lei avesse qualcosa da nascondere, ma avrebbe preferito pensare in un secondo momento a come dirlo a Steve. Ora voleva solo mettersi a letto e fantasticare come una qualsiasi ventitreenne.
-Parla, agente Moore.- le disse, con voce profonda.
Voleva per caso intimidirla?
Alexis alzò le sopracciglia interdetta, mise le mani sul petto di Steve e lo spinse via.
Lui la riagganciò, abbracciandola e incrociando le braccia dietro la sua schiena. Non era un abbraccio vero e proprio, ma solo un modo per tenerla ferma.
Alexis sbuffò. Era una lotta senza vie d'uscita.
-D'accordo, non vuoi parlare.- disse Steve. -A questo punto posso confermare i miei sospetti, grazie tesoro!- le lasciò un rapido bacio sulla guancia. -Buonanotte.-
Senza neanche guardare, le aprì la porta dietro la schiena e se ne andò vittorioso.
Alexis si voltò accorgendosi che non aveva più la tessera in mano, che era infilata nell'apposito spazio accanto alla porta.
Era già lontano di qualche metro quando Alexis gli disse:
-La smetti di rubarmi la chiave!?-
Lui si voltò appena a farle un sorriso mentre continuava a camminare.
Poco prima che Alexis mettesse un piede nella sua stanza, l'ascensore, davanti il quale stava passando, di nuovo, Steve, si aprì.
Il suo cuore trillò quando Steve disse: -Ehi Buck!-
Si fiondò in camera e si chiuse la porta alle spalle, sbuffando nuovamente.
E poi rise, ripensando alla patetica scenetta che aveva appena avuto con Steve, sperando che nessuno li avesse visti.
Si lanciò sul letto e, così come poco prima aveva fatto con le scarpe, fece scomparire anche l'illusione dell'abito. Rimase in biancheria intima, visto il caldo che faceva e si infilò sotto il lenzuolo.
Era circa l'una di notte, ma non aveva assolutamente intenzione di addormentarsi, troppa adrenalina scorreva ancora per tutti i nervi del suo corpo.
Ogni volta che provava a chiudere gli occhi, rivedeva davanti a sé la scena che era avvenuta sul tetto del palazzo quella sera.
Bucky l'aveva letteralmente ammaliata, riempiendola di baci e carezze. Continuava a ridere come una bambina, provando a trattenersi, ma invano. Steve l'aveva capito e lei si disse che, viste le reazioni che stava avendo, era praticamente impossibile non capire cosa c'era stato tra lei e Bucky.
Si portò entrambe le mani al volto stravolta e sospirò.
-Bucky Barnes, cosa mi hai fatto!?- borbottò.
Se lo chiese veramente: non si riconosceva più. Tutto il suo allenamento da spia, i nervi saldi che ne derivavano, erano completamente andati a farsi benedire. Con Bucky le era successo fin dal primo momento.
Lei non era mai stata così, neanche prima di diventare una spia. Quando ancora andava a scuola aveva avuto un fidanzatino, ma nulla di serio. Tuttavia, aveva l'estrema certezza che quello che stava provando per Bucky lei non l'avesse mai sentito per nessuno. Era come se fosse tutto nuovo, come se, quella sera, avesse dato il suo primo bacio.
Guardò l'orologio e notò che era molto tardi e che doveva andare a dormire: la mattina dopo sarebbero ripartiti per tornare al Facility. Non avevano più alcun mezzo di trasporto rapido: Strange era tornato al santuario, che non poteva lasciare incustodito troppo a lungo, e Loki aveva, anche se molto contrariato, lasciato il Tesseract a Shuri: essendo una fonte di energia pulita ed auto sostenibile, la ragazza voleva saperne di più, per poterne sfruttare il potenziale.
Avrebbero dovuto viaggiare con il jet, qualche ora ci sarebbe comunque voluta, quindi si sarebbe dovuta svegliare abbastanza presto la mattina dopo.
Si mise a pancia sotto, le braccia sotto il cuscino, un sorriso stampato in volto.
Si rese conto di non essere mai stata così felice in tutta la sua vita, o almeno da quando aveva cominciato questa seconda vita, e con quella consapevolezza si addormentò, sicura che il protagonista dei suo sogni sarebbe stato il soldato d'inverno.

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