Capitolo XVI: We need a plan of attack

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Alexis finì di tamponarsi i capelli con l'asciugamano e li spazzolò per qualche minuto.
Dal bagno, entrò in camera ed indossò dei pantaloncini di jeans, una canottiera nera e delle converse ai piedi, poi corse verso l'ascensore del Facility, selezionando il piano terra.
Si appoggiò con la schiena al muro metallico e si passò entrambe le mani sul volto. Era stravolta da ciò che stava accadendo nelle ultime settimane, ma lo era ancora di più da quando era spuntato fuori questo gruppo di nazisti folli il cui problema era, davvero, soltanto creare una razza di persone bionde con gli occhi azzurri.
Fece spallucce quando le venne in mente che, secondo i piani di quel gruppo di pazzi, almeno Steve sarebbe sopravvissuto.
Poi alzò gli occhi al cielo e scosse le testa. Le sembrava un problema così assurdo e così inutile, che non riusciva neanche a credere che potesse essere possibile l'esistenza di un gruppo neonazista nel ventunesimo secolo.
In realtà per lei era assurdo, perchè lei, così come il resto degli avengers e tante altre persone nel mondo, anche se non tutte, erano di buon cuore e buon cervello, ma in realtà lo sapeva bene che quello del razzismo era sempre stato un problema che non aveva mai avuto veramente fine. Semplicemente era un problema che lei non si era mai posta, su una scala così grande, a livello di un'organizzazione terroristica.
Si passò di nuovo indice e pollice tra gli occhi. Le bruciavano terribilmente. Era stanca, e avrebbe solo voluto dormire qualche ora, possibilmente tra le braccia di James, per il quale era sempre più in pensiero.
Da quando era ripartita dal Wakanda con il jet, non aveva più avuto un attimo di respiro, erano circa 12 ore che si muovevano senza sosta, tutti.
A grandi falcate si diresse verso la cucina, dove avrebbero dovuto vedersi anche gli altri.
Quando entrò, trovò Steve ai fornelli, stava riempiendo dei piatti, mentre Tony e Natasha erano seduti al tavolo. Tony con le braccia incrociate sul tavolo e il mento poggiato su di esse, Natasha, invece, era concentrata su dei fogli di carta.
Alexis si fermò qualche secondo sulla porta quando vide Steve cucinare.
-Oh, si salvi chi può!- esclamò, guardandolo, poi andò a sedersi accanto a Tony.
Steve l'aveva soltanto guardata, senza proferire parola, leggermente e fintamente ferito.
-Sai, streghetta,- iniziò Tony, voltandosi verso di lei. -te ne vai sempre in giro con i capelli bagnati, se dovessi prenderti un malanno poi dovremmo pensare anche a te, oltre che a tutto questo casino.- disse gesticolando con un dito in aria.
Alexis alzò gli occhi al cielo.
-Tony, fanno 25 gradi e sono le dieci di sera.-
L'uomo si tirò su e sprofondò con la schiena nella sedia.
-Vero, ma qui dentro c'è l'aria condizionata. - si grattò la testa. -E va bene, Friday spegni l'aria condizionata in cucina, grazie!-
Natasha scosse la testa. -Ma che papino premuroso.- disse, senza distogliere lo sguardo dal suo lavoro.
-Faccio pratica, vedi?- disse Tony.
Alexis scosse la testa, leggermente stizzita. -Non serviva, comunque.-
Steve, che aveva assistito alla scena intenerito, arrivò e sistemò quattro piatti sul tavolo.
Alexis guardò il suo. Non era male alla vista: uova strapazzate, bacon, pane tostato.
La ragazza si fiondò sul cibo per prima e, dopo il primo morso, annuì.
-Wow, Steve, ti sei superato, anche se non è ora di colazione.-
Cap fece spallucce. -E' l'unica cosa che so cucinare senza avvelenare qualcuno.-
Si misero tutti a mangiare, ma lo sguardo di Alexis cadde su Natasha, che era concentratissima su quei fogli, quelli che avevano trovato in Germania.
-Natasha.- la chiamò.
Vedova, però, non dava segni di vita.
-Nat!- disse Alexis con un po' più di voce, riuscendo stavolta a destarla da quelle scartoffie.
-Cosa?-
-Steve ha cucinato per noi, dovresti mangiare. Mi fa paura quanto lavori ultimamente.-
Natasha rimise i fogli nella cartellina e la lanciò al centro del tavolo, poi si mise a mangiare anche lei.
-Avete un piatto in più? Sto morendo di fame!- disse una voce entrando nella stanza.
Era Bruce Banner.
-Oh, ciao Bruce!- disse Tony. -Serviti pure.-
Alexis passò di sfuggita lo sguardo su Nat, che aveva per qualche secondo smesso di mangiare, puntando gli occhi su Bruce e seguendolo con lo sguardo, senza proferire parola. La ragazza scambiò uno sguardo veloce con Steve, entrambi strinsero le labbra, capendosi mentalmente.
Quei due dovevano assolutamente chiarire ciò che c'era stato tra loro.
Bruce si sedette accanto a Steve.
-Ci sei mancato, dottor Banner. Stiamo avendo parecchie grane da queste parti.- gli disse Captain America.
-Sì, vi chiedo scusa se non mi sono fatto sentire, avevo molti impegni con l'università.- rispose l'altro.
Erano tutti molto fieri del fatto che Bruce fosse tornato tra gli umani. Dopo gli eventi di Sokovia, si era ritirato per cercare di trovare una soluzione al suo piccolo problema con la rabbia, poi aveva accettato di insegnare in varie università molto prestigiose, era sempre in viaggio, e lo vedevano molto poco. Tuttavia, sapevano tutti che avrebbe di certo fatto comodo in quella situazione un Hulk.
Bruce prese la cartellina che stava al centro del tavolo ed osservò gli schizzi dei progetti per gli androidi.
Aggrottò la fronte. -Ragazzi, questi li abbiamo già visti o sbaglio?-
-Non sbagli,- rispose Tony. -Questi sono i progetti che ha utilizzato Ultron per costruire il suo esercito. Sei al corrente della questione dell' A.T., giusto?-
Banner annuì.
-Bene, ma non credo che questo si sia sentito ai telegiornali: hanno rubato delle relativamente piccole quantità di vibranio allo stato naturale, dal Wakanda.-
-Crediamo che stiano costruendo un esercito.- si intromise Cap.
Bruce si grattò la testa, agitato. -Direi che vogliono costruire un esercito migliore di quello di Ultron. In pratica un esercito di tanti Ultron.-
-Ma come possono riuscirci un gruppo di Neonazisti? A vedere le loro idee e il loro stile di vita, non mi sembra che abbiamo grandi facoltà cognitive.- disse Alexis.
Bruce scosse la testa.
-Devono aver trovato qualcuno di molto intelligente, in grado di lavorare su un minerale così poco conosciuto e di creare un'intelligenza artificiale che sfiora la tua, Tony, Jarvis e Friday.-
-Dobbiamo scoprire di chi può trattarsi.- disse Tony.
Alexis, che per pochi secondi si era rilassata e si era goduta un pasto cucinato, stranamente bene, dal suo migliore amico, si sentì di nuovo agitata.
-E il Progetto Insight?- fece Natasha. -Come possono esserne entrati in possesso?-
Steve, con un gomito puntellato sul tavolo e il volto tra l'indice e il pollice della mano, guardò un punto fisso avanti a sé e socchiuse gli occhi, come se stesse cercando di scavare nella sua mente, guardando visivamente i suoi ricordi.
-Solo l'Hydra aveva accesso al progetto Insight. O meglio lo Shield. Ad ogni modo, nulla è mai uscito da lì dentro.- disse.
-Già, anche perché non ce n'era bisogno!- disse Tony.
-Si tratta di qualcuno che, di nuovo, ha un cervello abbastanza grosso, qualcuno che aveva accesso ai progetti degli Helicarrier.- disse Natasha.
-Quindi qualcuno ai piani alti dello Shield.- concluse Bruce.
-Dell'Hydra.- lo corresse Tony. -Qualcuno deve essere sopravvissuto.-
In quello stesso istante il telefono di Natasha squillò, uscì di corsa dalla stanza subito dopo aver risposto.
-Chi? Sai bene che abbiamo distrutto tutte le loro basi e i loro comandanti.- Cap fece scivolare il braccio lungo il tavolo, stizzito dall'idea che l'Hydra continuasse, dopo quasi 80 anni, ad intromettersi nella sua vita, e ora, nella vita del resto del mondo.
-Io non so di cosa state parlando.- disse Alexis, alzando le mani, per giustificarsi. In effetti, lei si era unita agli Avengers in occasione degli accordi di Sokovia e in quel periodo dell'Hydra, in teoria, non era rimasto nulla.
-E' vero.- disse Tony. -Ma è vero anche che Rumlow era sopravvissuto. E' vero anche che eri convinto di aver sconfitto Teschio Rosso nel '45, eppure sua figlia ha quasi rischiato di ammazzarci tutti.-
-Zola?- chiese titubante Banner.
Steve scosse in maniera decisa la testa. -Impossibile. Tutto ciò che rimaneva di lui l'ho visto esplodere con i miei occhi.-
Un silenzio pervase per qualche istante la stanza, un silenzio assordante, perché tutti avevano la mente ingarbugliata dal pensare a chi potesse essere sopravvissuto, tra i piani altri dell'Hydra.
Silenzio che fu rotto da Alexis.
-Ah, che palle!- esclamò, stiracchiandosi e buttandosi contro lo schienale della sedia.
-Signorinella! Linguaggio!- scherzò Tony, lanciando una frecciatina a Cap, che non fece in tempo a rispondere, perché fu interrotto da Natasha che rientrava nella stanza.
-Guai in vista.- disse la Vedova Nera, quasi arrabbiata.
Tutti si girarono di scatto a guardarla e la seguirono con lo sguardo.
-C'è stato un altro attacco in Wakanda.-
Alexis chiuse gli occhi ed abbassò il capo, trattenendo il fiato. Non riusciva proprio a mantenere la calma, quando si trattava di rischiare che Bucky fosse in pericolo. Improvvisamente non si sentiva più un Avengers, ma una persona qualunque.
-Descrivi.- disse Tony.
-Sam ha detto che erano ben organizzati, stavolta. Sapevano bene a cosa puntare. Sono riusciti a rompere lo scudo protettivo della capitale, e mentre le suonavano ai nostri quattro, hanno rubato del vibranio liquido dai sotterranei dei laboratori.-
-Vibranio liquido?!- disse Alexis.
-Probabilmente vogliono forgiare delle armi per gli androidi.- rispose Bruce, avanzando un'ipotesi.
-Armi in vibranio impugnate da androidi in vibranio.- constatò Tony. -Mi pare ottimo.-
-Hanno colpito Barnes.- disse Natasha, puntando lo sguardo fisso su Alexis. Sapeva che questa rivelazione le avrebbe fatto male, quindi si affrettò a dire: -Sta bene.-
Alexis scattò in piedi portandosi una mano sul cuore, lievemente rasserenata dall'ultima parte della frase, ma comunque estremamente preoccupata.
Corse in camera sua, prendendo l'ascensore, che le sembrava non arrivasse mai, nonostante fossero solo tre pieni di distanza. Spalancò la porta ed afferrò lo sling ring sulla scrivania, pensando che doveva assolutamente trovare un modo per ricordare di portarselo sempre dietro.
Aprì un portale e si lanciò attraverso di esso.

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