Capitolo XVIII: Così ha inizio

179 5 1
                                    


Steve sfiorò il lenzuolo sotto di lui con le dita, prima di aprire gli occhi.
Non ricordava nemmeno da quante ore stesse dormendo, né aveva idea di cosa fosse successo dopo che Alexis li aveva riportati al Facility. L'ultima cosa che ricordava era che faticava immensamente a camminare a causa di quel proiettile incastrato tra i suoi muscoli e che si appoggiava a Tony, mentre lo accompagnava nell'infermeria.
Istintivamente portò una mano al centro della coscia, dove però non sentiva nulla, soltanto una garza.
Il dolore era del tutto sparito. Immaginò di essere sotto l'effetto di qualche antidolorifico.
Strinse gli occhi quando si accorse che una fastidiosa luce calda era stata accesa accanto a sé, poi li aprì del tutto, molto lentamente.
Si voltò e vide, accanto al suo comodino, Alexis Moore, in piedi, che era appena entrata ed aveva appena acceso la sua piccola lampadina.
-Ti sei svegliato finalmente!-
Steve le sorrise dolcemente. -Perché, quanto tempo ho dormito?-
-Circa cinque ore. Ti hanno tolto il proiettile e, conoscendoti, già non avrai più un segno.- disse la ragazza, sedendosi accanto lui letto. Gli sfiorò la fronte, le guance e il collo con entrambe le mani.
-E, ovviamente, non hai più neanche la febbre.- aggiunse lei.
Steve aggrottò le sopracciglia. -Ho avuto la febbre!?-
Non ricordava di aver più avuto una febbre da quando aveva ricevuto il siero del super soldato.
-Proprio pochi minuti fa Natasha e Bruce hanno finito di analizzare il proiettile e sembra che fosse fatto in vibranio.-
Steve sgranò leggermente gli occhi, mentre si metteva a sedere con la schiena poggiata alla testiera del letto.
-La ferita aveva iniziato a fare infezione e neanche il tuo metabolismo é riuscito a resistere troppo. Pensiamo che siano stati pensati proprio per gli Avengers, quei proiettili.- disse la ragazza, poi si guardò le unghie, giocando con qualche pellicina. -Non ha senso lo sterminio di massa con dei proiettili in vibranio. Non servono, per le persone comuni.-
Steve incrociò le braccia ed annuì. -Lo penso anche io.-
Alexis per qualche secondo fu presa da un moto di sconforto, per tutto quello che stava accadendo, ma sapeva che lasciarsi trasportare via dai pensieri era il modo più sbagliato per affrontare la situazione, quindi si concentrò su Steve.
Sollevò la testa e lo guardò amorevolmente. -Come ti senti?-
-Alla grande.- rispose Steve. -Io ci sono abituato. Tu come ti senti? Non capita tutti i giorni di compiere un gesto così eroico.-
Alexis scosse la testa e buttò indietro i capelli.
-Non è stato eroico, è stato disperato! Non avevo per nulla fiducia nel fatto che funzionasse, temevo che avrei chiuso troppo tardi il portale e che avrei comunque portato l'esplosione da noi.-
Steve si avvicinò a lei e le prese una mano.
-Sei stata molto brava.- le disse, guardandola intensamente. -Non ti ho neanche ringraziato...-
-Non ce n'è bisogno, Steve.-
-E, davvero, sei stata coraggiosa. Sia nel mettere a rischio la tua vita, sia nel mettere a rischio quella di Bucky e Tony. Sarebbe stata una grossa responsabilità se non avesse funzionato. E poi, con quello che sta accadendo tra te e Bucky... voglio dire: sei stata estremamente eroica, Alexis.-
Alexis avvampò vistosamente e distolse subito lo sguardo da Steve, non tanto per il complimento, ma più che altro per il fatto che Steve avesse accennato a Bucky e alla loro storia.
Ormai non era più un segreto, ma lei si sentiva sempre terribilmente in imbarazzo.
Steve abbassò la testa, cercando di nuovo lo sguardo di lei, con un sorrisetto sornione sulle labbra.
-Lexie?-
Lei sollevò lo sguardo. -Cap?-
-Non devi vergognarti.-
Steve non l'aveva mai vista comportarsi così. Da quando l'aveva conosciuta, Alexis era sempre stata una ragazza dolce e sentimentale, sì, ma allo stesso tempo spavalda e quando serviva aveva la stessa faccia tosta di Tony Stark. Come spia, era capitato più volte che dovesse fingere di flirtare con degli uomini, sotto copertura. Ora, con Bucky, si comportava in modo del tutto anomalo.
Era sempre tremendamente emozionata, e Steve capì quanto dovesse essere speciale il sentimento che provava per lui.
-Non mi vergogno.- disse Alexis.
-Allora qual è il problema?-
Lei scosse la testa, nervosamente. -Nessuno, è solo che...- si morse le labbra, tentando di superare l'imbarazzo. -E'... è una cosa del tutto nuova per me. Sai, io non ho mai avuto, in tutta la mia vita, qualcuno che mi facesse sentire come mi sento quando sono con lui. E' strano. Inspiegabile.-
Steve annuì, felice del fatto che Alexis, finalmente, gli stesse raccontando qualcosa.
-Tu, Tony, Nat, Wanda, cercate di farmi parlare di questa cosa.- riprese lei. -Solo che io... io non so cosa dire, non so spiegare come mi sento, non ho le parole per farlo, perché è un sentimento nuovo.-
Steve fece spallucce. -Non so se sia effettivamente così, ma... il fatto che si tratti di un sentimento che non hai mai conosciuto, la dice lunga, Alexis.-
-Che vuoi dire?-
Alexis quasi sperava che Steve le spiegasse per filo e per segno cosa passava nel suo cuore.
-Voglio dire, non avere paura di quello che senti, e, soprattutto, non pensarci troppo. Non tenerlo per te. Con lo stile di vita che seguiamo, ogni giorno potrebbe essere troppo tardi e te lo dico per esperienza personale.-
Un velo di tristezza attraversò gli occhi di Steve e Alexis sentì il cuore stretto da una morsa. La tragica storia d'amore di Steve, le faceva sempre venire le lacrime agli occhi.
-Per caso lui ti ha... ti ha parlato di me?- chiese titubante Alexis.
Steve annuì, poi si godette la reazione di Alexis.
La ragazza prese aria per parlare, ma poi non disse nulla. Trattenne il respiro ed avvampò, di nuovo.
-Che ti ha detto?- chiese.
Steve scosse la testa. -Beh, non te lo dirò mai. Sarà lui a farlo.-
Il cuore di Alexis rimbalzò fino ad arrivarle quasi in gola.
-Però,- riprese Steve. -Posso dirti che mi ha parlato di ogni singola conversazione che avete avuto e che aveva sempre gli occhi illuminati, mentre lo faceva.-
-Ti ha raccontato anche del... ehm...-
-Del bacio in Wakanda, con tanto di fuochi d'artificio?-
Alexis annuì, sempre più imbarazzata.
-L'ha fatto, ma ce n'era bisogno, era perfettamente intuibile!-
Alexis rise. -Davvero?-
-Beh, l'espediente di prendere l'ascensore separatamente per tornare in camera è stato veramente...-
-Poco funzionale?- sorrise Alexis.
-Già, avevate la stessa identica faccia quando siete usciti dall'ascensore. Era davvero palese.-
-Scusa, mi serviva un po' di tempo per abituarmi.-
-Lo so.-
Alexis puntò gli occhi in quelli di Steve: la attraversò la consapevolezza che lui, così come il resto degli Avengers, fossero la sua salvezza e la sua casa.
-E poi siamo noi donne che ci diamo ai pettegolezzi, eh?- disse lei ridendo.
Steve allargò le braccia.
-Oh, Lexie. Bucky ha passato la maggior parte della sua vita come soldato d'inverno, purtroppo, e per tutto quel tempo, non ha più provato alcuna emozione. Si è ritrovato con una vagonata di emozioni, quando l'ho cercato in Romania. Sta ancora imparando a capire come affrontarle, e, parlare, è l'unico modo che ha per non impazzire.-
Alexis annuì. Ne era perfettamente consapevole. Anche in questo la forza interiore di Bucky la spiazzava.
-E' molto preso da te.- disse Steve. -Siete davvero una bella... coppia.- disse l'ultima parola sottovoce, non sapendo se effettivamente dirla avrebbe potuto turbare Alexis.
Alexis annuì di nuovo. Anche di questo era perfettamente consapevole.
-Allora, mi aggiorni? Immagino abbiate fatto rapporto.-
-Oh, sì, dunque...-
Alexis, gesticolando, spiegò a Steve cosa era avvenuto durante l'ultima riunione, mentre chirurghi e infermieri gli sistemavano la ferita.
Gli raccontò della conversazione che Bruce e Natasha avevano avuto con Synthia: non ci avevano capito molto di più, avevano solo avuto conferma del fatto che qualcuno dell'Hydra fosse sopravvissuto ed aveva riportato in vita il progetto Insight. Ma questa era una cosa che aveva capito anche loro stessi, vista la comparsa di Jasper Sitwell. Gli raccontò dei gesti folli di Synthia, della sua reazione estrema al solo nominare il Protocollo Medusa.
Avevano deciso che Alexis, essendo l'unica in grado di viaggiare in un secondo da una parte del mondo all'altra, sarebbe andata a parlarle di nuovo, vista l'urgenza della situazione, cercando di non toccare quei nervi scoperti che avevano toccato gli altri due Avengers.
Intanto, Natasha avrebbe continuato a cercare una nuova possibile base dell'A.T. e un possibile luogo dove potessero star costruendo gli Helicarrier per il nuovo progetto Insight.
Un'ora più tardi, circa, gli Avengers si erano riuniti un'ultima volta per aiutare Natasha con la ricerca e per ricapitolare i punti che Alexis avrebbe dovuto fare attenzione a non toccare nella sua visita a Synthia.
Ne stava parlando con Bruce, che era da circa mezz'ora che le stava elencando i dettagli, dettagli che Alexis aveva già scordato.
-E ricorda...- le disse infine. -Non nominare assolutamente il protocollo Medusa, altrimenti andrà fuori di testa e non sarà più possibile parlare con lei per almeno mezza giornata.-
-D'accordo, niente animali planctonici. Tutto chiaro, grazie Bruce.-
Gli diede una pacca sulla spalla e si alzò dalla sedia, stiracchiandosi leggermente.
Si avvicinò a Bucky, che se ne stava con lo sguardo serio e le braccia incrociate al petto, appoggiato al bordo di un tavolo, in disparte.
-Tutto ok?- chiese lei.
Durante la riunione, Bucky aveva lasciato intendere che non fosse per nulla d'accordo con il mandare Alexis dalla Schmidt.
Quella donna aveva davvero degli orribili piani per Alexis e le battutine che aveva fatto a Bruce e Natasha non gli andavano per niente a genio.
Sapeva che era in un carcere di massima sicurezza, ma sapeva anche che quella folle avrebbe potuto dire cose che avrebbero potuto ferire Alexis.
Tuttavia, Bucky annuì lo stesso alla sua domanda.
-Sicura non vuoi che venga con te?-
Alexis scosse la testa.
-No. Penso sia una mossa troppo azzardata. Lei odia più te, che me, ricordi? Io ero solo un mezzo per raggiungere uno scopo.-
Bucky allargò le braccia. -Non potresti lasciare aperto un piccolo portale così che noi possiamo sentire la conversazione?-
-Come scusa? Buck, non ti fidi di me?- disse lei, fingendo di essere ferita.
-Mi fido di te, è di lei che non mi fido.-
Alexis gli prese il mento tra le dita. -Non devi preoccuparti per me, sono una spia addestrata da Natasha Romanoff.-
-Mi rimane difficile non farlo.- disse lui, sfiorandole il fianco con la mano.
Alexis ebbe un lieve brivido.
Si voltò, ricordandosi improvvisamente che, in quella stanza, non c'erano soltanto lei e Bucky come le era sembrato fino a quel momento.
Prese la mano di James e lo trascinò, letteralmente, fuori dalla sala. Lo spinse contro il primo muro disponibile, accanto alla porta, e, mentre Bucky si guardava intorno leggermente scosso, Alexis, mettendosi sulle punte dei piedi, lo baciò.
James trattenne il respiro qualche secondo, di nuovo sorpreso dalla reazione della ragazza, ma ricambiò subito il bacio, avvolgendo Alexis con un braccio intorno alla schiena ed una mano sulla testa, tra i capelli setosi e perfettamente lisci di lei.
La premette a sé quasi togliendole il respiro, tanto che Alexis non poteva muoversi in alcun modo, e l'unico respiro che poteva avere, era quello che le dava Bucky.
Quell'idea le fece andare le guance in fiamme: capì che per lei, Bucky era ossigeno puro.
Ogni nervo del suo corpo stava venendo messo a dura prova: un secondo prima delle forti scariche elettriche passavano attraverso di essi e un secondo dopo si rilassavano, per poi ricominciare da capo.
Quando si separarono, entrambi sentirono quasi una sensazione di vuoto nel petto, ed ansimarono sorridendo.
-Un po' mi piace che ti preoccupi per me.- disse Alexis.
-Me ne sono accorto.- sorrise lui.
Poggiò la fronte su quella della ragazza, facendo sfiorare lievemente i loro nasi, in un gesto estremamente dolce.
Poi Alexis si allontanò di qualche passo.
-Allora io vad...-
Non riuscì a finire la frase. Bucky la prese per una mano, l'attirò di nuovo a sé, incollando le labbra alle sue, mentre sorrideva.
Di nuovo, Alexis rimase senza fiato e con il cuore che le vibrava nel petto, temendo che perfino Bucky potesse sentirlo.
-Devo andare, James.-
Lui sospirò. -D'accordo.- disse. -Ma ricordati che abbiamo vari discorsi in sospeso io e te.-
Alexis si allontanò ed aprì un portale, attraverso il quale si vedeva la sala di controllo del Raft.
-Li riprenderemo presto.- sussurrò, mentre entrava nel portale, camminando all'indietro e senza distogliere lo sguardo da Bucky.

New Avengers: TogetherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora