4. paura

98 11 1
                                    

La paura. Ci circonda e ci attacca nonostante la situazione. La paura fa paura. Avvolge gli animi come una coperta il venerdì sera di dicembre, si nasconde ma ritorna nei momenti più difficili o i più inappropriati.

Tutti abbiamo almeno una paura, causata da traumi o cose simili. Il mondo è pieno di possibili paure. Ma cosa è veramente considerata paura?

E se fosse semplicemente ansia? O vergogna?

Quanto dolore ci sono costate tutte quelle paure che non si sono mai realizzate?

Una volta in terza elementare in un progetto avevano parlato tutti insieme delle proprie paure e di quelle più comuni: altezza, ragni e insetti, buio. Persino Charlie aveva confessato la sua paura per i clown. Ma Abby. Lei non ha mai trovato un qualcosa che la spaventasse a pieno. Un qualcosa che solo a sentirne parlare le provocava i brividi. Eppure ci aveva provato, in quel tempo, a dormire senza la lucina e a guardare in basso dallo scivolo del parco e a sfidare l'altezza. Non aveva mai avuto problemi.

Ad un certo punto le era passato in mente di essere un supereroe. Non essere indistruttibile ma 'inspaventabile'.

Ma quel venerdì. Davanti a quel cameriere. Aveva sentito qualcosa che la spaventava davvero. Che il ragazzo fosse un serial killer? Era lei il problema? E se fosse stata solo ansia, se si fosse allarmata per niente? Sicuramente la prima era da scartare.

****

Era passata qualche ora dal fatidico secondo incontro. 'Louis' aveva continuato ad ignorarla, il che rendeva l'atmosfera imbarazzante visto che era il cameriere del loro tavolo e che spesso si trovavano vicini, le doveva appoggiare il piatto davanti e senza comunicazioni era alquanto difficile. Abby era letteralmente distrutta.

Non voleva incontrarlo. Non doveva incontrarlo.

Guardò in basso e non spiccicò parola attirando però l'attenzione del cugino di fronte, il quale già innumerevoli volte le aveva chiesto se avesse problemi ma, non ricevendo risposte, dopo un po, la prese per il polso e la trascinò in bagno.

"Puoi dirmi quali sono i tuoi problemi? Ho fatto o detto qualcosa di male?" Chiese lui preoccupato.

"No assolutamente"

"Allora cosa?"

"Sono stanca." inventò lei.

Non poteva di certo dire quei suoi pensieri a Charlie. Lo conosceva bene, era un pettegolo e non si sarebbe risparmiato dei commenti con 'Louis' se avesse saputo tutto.

Il ragazzo la guardò per un secondo prima di mollarle il polso e ritornare al tavolo seguito dalla cugina ormai al limite.

La cena si concluse discretamente. Forse con troppo vino in corpo per i due adolescenti.

***

La pioggia cadeva a grandi gocce ricoprendo i loro ombrelli colorati. Il vento riusciva a raggiungere i flebili muscoli dei 2 ragazzetti provocando loro ogni tanto qualche brivido. Mike saltava sulle pozzanghere allegramente con i suoi nuovi stivaletti rossi facendo cadere le gocce d'acqua che si erano depositate sul suo ombrello di Spider-Man. Justin gli andava dietro facendo qualche giravolta e cantando una della canzoncine imparate qualche ora prima a scuola.

"Possibile che qui debba sempre piovere!"
disse Abby schivando alcuni schizzi dai due bambini.

"Possibile che tu debba sempre essere negativa?" rispose Charlie.

La ragazza sbuffò.
"Possibile che io e te siamo sempre insieme! Non ti sopporto più Charlie, dammi tregua!" disse poi con una punta di ironia, che fortunatamente fu colta dal cugino.

Il caos nel tuo silenzio | Louis PartridgeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora