5. sentimento

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Avete presente quando si ha una canzone in testa da tutto il giorno ma non ne si conosce il titolo e quindi tocca ascoltare la melodia che si riproduce in continuazione come un disco rotto? Secondo voi è possibile che possa succedere anche con i sentimenti? Provare qualcosa di cui non si conosce nulla se non ciò che scatena dentro di noi.

Abby ritiene il sentimento come una cosa soggettiva. Dura molto più a lungo di una semplice emozione ed è molto più intenso, ma si manifesta e si ripercuote diversamente in ogni singola persona quindi è difficile dare una definizione precisa del sentimento.

Anche perché sono presenti molte sfumature di sentimento: d'amore, d'ansia, gioia e così via. È un meccanismo simile alla banale emozione, ma con il tempo Abby è riuscita a distinguere i due attraverso le loro intensità: ciò che provoca le farfalle nello stomaco, le bollicine che ti rendono nervoso e che non ti fanno pensare ad altro. Quello è sentimento.

O almeno. Così Abby credeva.

***

Era sotto la pioggia. Senza ombrello. Nella strada di ritorno verso casa dopo l'incontro con il ragazzo, rifletteva sugli avvenimenti accaduti di recente. Dopo aver avuto quella conversazione con 'Louis', non era riuscita a pensare ad altro. Il nervoso che le aveva provocato, misto alla curiosità di saperne di più. Di averne di più. Di questo. Forse di lui? Si era invaghita del ragazzo per caso? No assolutamente. Non sarebbe potuto accadere nulla.

"Non siamo in un libro, non esistono quelle storielle d'amore sciocche. Ho riflettuto su di lui perché mi ha dato
fastidio la conversazione." si ripeteva lei mentre si accoccolava nei pensieri facendo un passo dopo l'altro.

Ma non voleva mentire a se stessa. Lei aveva sentito le bollicine. E la cosa non andava bene.
E le aveva sentite anche quando vide qualcuno coprirla dalla pioggia con un ombrello nero.

Si voltò. Era lui.

Louis era alto da riuscire a coprire Abby per bene, la quale aveva rallentato il passo stupita dal gesto.

Ci era rimasto male. Aveva sentito anche lui un sentimento ma più simile al senso di colpa che ad altro. Era così complicato capire cosa fare con quella ragazza. Erano successe così tante cose contrastanti che non riusciva a venirci a capo, non capiva come risolvere la situazione.

Ma entrambi erano certi di una cosa.

Necessitavano di qualcosa che li completasse. Forse un pezzo di cuore o un sentimento in più.

"Scusa, non voglio tu mi stia lontano" disse lui rompendo il silenzio, accompagnando i loro passi con l'ombrello.

Lei non disse nulla. Ascoltava in silenzio tenendo la borsa di tennis con una mano, facendola oscillare ogni tanto.

Lui, nontando la sua disattenzione, si fermò. E così fece anche lei.

Si guardarono. E non ci fu più tempo per dire altro. Parlavano gli occhi. La verità trapelava attraverso le pupille.
Lui si avvicinò, tenendo sempre l'ombrello alto nella mano destra e inaspettatamente, le prese la mano.

Le farfalle in Abby in quel momento esplosero dentro di lei. Le sentiva agitarsi ma non voleva dare all'occhio quella sua...? Felicità?

Il moro appoggiò la mano di lei sul suo ombrello nero così che lei potesse tenerlo al suo posto. Si avvicinò pericolosamente al suo orecchio e sussurrò qualcosa spostando una ciocca di capelli.

"Ci vuole solo un po' di pazienza" poi velocemente si ricompose di fronte a lei.

"L'ombrello tienilo" e se ne andò lasciandola lì da sola piena di pensieri.

***

Gli scacchi sono un gioco che richiede attenzione, precisione e decisone. Abby ormai giocava nella squadra della scuola da un bel po di tempo e sapeva come muoversi, l'ambito degli scacchi lo possiamo definire uno dei mari in cui le veniva più facile nuotare.

Ma in quella giornata di inizio giugno tra il caldo e i mille pensieri aveva bisogno di un salvagente o di una pausa per staccare la mente.

"Scacco matto" le disse il suo avversario per la terza volta consecutiva.

"No aspetta se faccio c-"

"Abby è scacco matto" continuò il ragazzo di fronte a lei.

"Nicholas scusa ma oggi non sono in vena di giocare" disse la ragazza lasciandosi cadere nella sedia.

"È successo qualcosa?" disse il suo compagno riordinando la scacchiera.

"Se ti ritrovassi con qualcosa che ti hanno detto di tenere ma che tu in realtà non vuoi tenere perché ti ricorda la persona che ti ha dato l'oggetto da tenere, tu lo terresti?" disse la mora levandosi dallo schienale.

"Non ho capito niente"

"Metti caso che una ragazza ti da...la sua scacchiera e ti dice di tenerla. Ma tu non vuoi tenerla perché la scacchiera ti ricorda troppe situazioni, sentimenti che si collegano a lei. Ci sei? Mi segui?"

"No"

"Dai cretino"

"Ma non ho capito cosa c'entra la scacchiera" disse lui confuso.

"È un esempio la scacchiera!"

"Ahh ok allora si ho capito il concetto"

"Ecco...cosa faresti? Con la scacchiera intendo eh"

"In generale mi chiederei 'perché questa ipotetica 'lei' deve condizionare così tanto un oggetto? Perché lo devo riportare?' oppure mi tengo la scacchiera e la nascondo così da non vederla e non ricordare gli avvenimenti e le cazzate che hai detto prima" disse ridendo Nicholas contagiando anche lei.

"Non sei stato utile per un cazzo" disse Abby ridendo.

"Perché dovresti riportare la scacchiera? Chi devi vedere?"

"Ah nessuno"

"E perché ti complessi così tanto se lui non è nessuno?" disse il saggio ragazzo roteando gli occhi.

In effetti non ci aveva pensato. Perché voleva riportare l'ombrello a Louis? Per vederlo? Per capire cosa c'entra la pazienza con lei?

"Ci vediamo martedì prossimo" finì poi il corvino salutandola, prendendo lo zaino e uscendo dalla classe.

Cosa avrebbe dovuto fare? Iniziare a giocare o nascondere la scacchiera?

Il caos nel tuo silenzio | Louis PartridgeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora