Capitolo 51

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TRIS

Il mio primo pensiero una volta uscita dal Laboratorio Armamenti é Caleb. Non ho idea di dove sia, e il caos che si é scatenato non aiuta. Ho lasciato David nel Laboratorio circa 5 minuti fa, ed evidentemente il siero si sta giá diffondendo, perché per i corridoi é pieno di persone che continuano a fare domande idiote. Caleb era con me, fino a poco fa, una ribelle che ha minacciato di ucciderlo piuttosto che rinunciare alla missione di entrare nel Laboratorio ed ucciderli tutti; la cosa più logica é che lo volessero interrogare. Ma dove? Poi vedo Cara e il filo dei miei pensieri si interrompe. ~Tris! Stai bene!~ e mi stringe in un inaspettato abbraccio, ma mi lascia a dare subito, quasi imbarazzata. ~Hai visto Caleb?~ chiedo. ~Lo stavano portando nell'ufficio di David, mentre cercavano di portare me in cella. Lui piangeva. L'ho guardato, in cerca di spiegazioni, e lui ha biascicato "Beatrice". Per questo ero preoccupata~; parla velocemente, è nervosa.

~Dove sará ora?~ dico.

~Quando si é liberato, il siero della memoria ha stordito tutti. Deve essere arrivato subito ovunque attraverso i condotti dell'aria. Caleb probabilmente é fuggito non appena le guardie si sono distratte. Ora potrebbe essere ovunque~

Cosa faccio, ora? Penso a Tobias e Christina. Manca ancora un bel po' all'ora del loro rientro. Ho bisogno di fare qualcosa, adesso. ~David~ dico ~L'ho ferito, é nel Laboratorio Armamenti. Andiamo a prenderlo~

* * *

Qualche ora dopo mi ritrovo nell'ospedale, nella stanza di Uriah. Tobias arriverá a minuti con la madre di Uriah e con Zeke. Voglio aspettarli qui, voglio stare vicino a Uriah. Abbiamo medicato David e poi chiuso tutti in un grande locale al secondo piano -a loro penseremo poi-; poi Matthew e Cara mi hanno aiutato a medicare la mia ferita. Caleb ora é qui con me, e guarda Uriah. So che lui non lo conosceva affatto, e che é qui solo perché non vuole lasciarmi sola, e gli sono grata per questo.

Sento il bisogno di fare qualcosa, di muovermi, perché stare qui e vedere Uriah che sembra morto -che lo é, perché questo non é vivere- mi uccide. Ma non saprei dove andare, né cosa fare. Poi la porta si apre, ed entra Zeke con una donna. Sua madre. Impietriscono davanti a Uriah, vedo il dolore nei loro occhi, e capisco che é il momento di lasciarli soli.

Appena guardo fuori dalla porta Lo vedo. Lui neanche mi guarda, ma si stringe forte a me. Io lo stringo e capisco che ha bisogno di me, adesso, che il peso dell'odio di Zeke e del senso di colpa per Uriah é fortissimo per lui, e devo aiutarlo. Poi mi stacco da lui per guardarlo e gli prendo le mani; lo guardo negli occhi quasi a dire "Tranquillo, ci sono io". Lui mi accarezza una guancia, mi stringe di nuovo, e mi sussurra ~Grazie~.

Un finale divergente da quello di quell'assassina della RothDove le storie prendono vita. Scoprilo ora