Parte 5

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Mi sveglio di soprassalto madida di sudore. Questa notte dopo anni ho sognato la faccia di quell'uomo, di quel bastardo che mi ha causato tanto dolore, che mi ha fatto precipitare in uno stato di angoscia terribile. Colui che mi ha terrorizzato, che mi ha impregnato di buio, che mi ha fatto avvertire lo schifo del mondo sulla pelle. Credevo di non ricordarmi più la sua faccia. Per tanto tempo ho provato a farmi venire in mente i suoi tratti, ma più ci tentavo più mi sfuggivano. È come se la mia mente si fosse rifiutata di elaborare un ricordo tanto immondo, tanto opprimente e inumano. Guardo la sveglia e vedo che l'orario segna le quattro di notte. Così chiudo gli occhi cercando di riprendere sonno e di scacciare il pensiero di quel giorno. Ma non ci riesco.

Era il 2019, eravamo in Spagna per una tappa del tour e dovevamo stare lì per tre giorni. Era il giorno dopo il primo concerto, la mattina avevamo fatto un giro in città per negozi e nel pomeriggio le prove per il concerto del giorno successivo.

Nel momento della cena mentre stavamo tutti insieme a tavola, avevo proposto di andare quella sera in un locale per bere qualcosa e ballare un po' ma nessuno tranne Thomas mi aveva dato una risposta positiva. Eravamo nella hall dell'hotel e ci stavamo rilassando un po' prima di andare nelle nostre camere.

"E dai Dam, per una volta puoi pure non guardarla na partita" gli dissi io. "Non mi va Vì, è importante ho fatto una scommessa con Lellino" mi aveva risposto lui senza neppure guardarmi negli occhi per non distogliersi dal cellulare sulla pagina del fantacalcio, stravaccato sul divano con i piedi poggiati sul tavolino su cui c'erano i giornali.

"Per una volta, dico io, una, che ti costa?" riprovai, non mi rivolse neppure uno sguardo, "Vedi che sto a parlà co te, potresti almeno avere la decenza di guardarmi?", ancora niente. "Vaffanculo va" gli dissi e andai in camera mia che in quel momento condividevo con lui guarda caso.

Neppure una volta durante il tour europeo mi aveva accompagnato per uscire, neppure una. Mi fa venire il nervoso la sua cocciutaggine, nemmeno per vedermi felice faceva un minimo sforzo. Dopo pochi minuti sentii bussare alla porta, entrò Dam, si mise a braccia incrociate e disse "La prossima volta ti prometto che vengo ma oggi non mi va, non posso", "Tanto dici sempre così e alla fine non vieni mai" gli ribattei mentre facevo finta di sembrare impegnata sistemando dei vestiti dalla valigia nell'armadio.

"Non è vero" replicò, "Sì invece, non ti importa mai nulla di me, non fai mai niente per accontentarmi e pensi sempre e solo a te stesso" gli dissi. "Sai bene che non è così, e sai tutte le cose che faccio per te" ribatté lui, "Non dimostri mai quanto io valga per te" continuai io. "Questo non è vero", "Sai dire altro oltre a non è vero?" sbottai.

"Perché tu mi dimostri sempre quanto io valga per te, no? Tu sei la prima che pensa solo a te stessa e non puoi negarlo" mi disse, "Non iniziare a farti la vittima e stare sulla difensiva, non farti il santo perché non lo sei e non lo sei mai stato" gli risposi. "E tu non agire come una bambina viziata che se non fai quello che dice lei, si mette a strillare come una pazza. Sai solo accusare gli altri ma in realtà non guardi mai a un palmo da te stessa, non ti accorgi del marcio che c'è in te, sei solo un'ipocrita e un'egoista".

Dentro di me sentii qualcosa spezzarsi, le sue parole mi ferirono profondamente soprattutto perché avevo la consapevolezza che in parte fossero vere. Gli tirai uno schiaffo sulla guancia lasciandogli il segno e non potevo impedire alle lacrime di uscire. Così lui mi guardò con uno sguardo furente e uscì dalla stanza sbattendo la porta. Mi sedetti sul letto incapace di reggermi in piedi, provavo un grandissimo bisogno di urlare e di prendere a calci qualcosa. Mi sentivo umiliata, mortificata dal fatto che pensasse quelle cose terribili di me. E' vero, ero consapevole di essere irritante talvolta, però aveva esagerato, e in parte pure io potevo risparmiarmi certe frasi.

Poco tempo dopo mi calmai e mi preparai per uscire scegliendo di mettere il vestito più in tiro che avevo portato. Andai in stanza di Thomas per avvertirlo che ero pronta e lì con lui c'erano Dam e Lello che guardavano la partita. Dam non mi degnò neppure di uno sguardo o di un saluto e neppure io glielo concessi, poi Thomas mi raggiunse e insieme prendemmo un taxi che ci accompagnò al locale.

Era pieno zeppo di gente, le luci erano accecanti e la musica altissima. Ci avvicinammo all'angolo bar e chiedemmo al barista due cocktail, dopo andammo a ballare. Thomas aveva adocchiato una ragazza che sembrava essere interessata a lui, non gli distoglieva mai lo sguardo, così lo incoraggiai a provarci e dopo un po' di titubanze andò da lei.

Io nel frattempo mi muovevo a ritmo di musica finché non mi accorsi che un tipo più grande di me, circa sulla trentina mi stava fissando dal bancone. Era molto affascinante, sembrava quasi un attore ed era ben vestito. Così decisi di avvicinarmi a lui e iniziammo a parlare, scoprii che era spagnolo ma sapeva parlare molto bene italiano siccome aveva vissuto cinque anni in Italia. Mi disse che avevo catturato la sua attenzione perché ballavo da sola ed ero troppo bella per non avere qualcuno al mio fianco. Mi balenò per un momento l'immagine di Damiano, da quanto tempo lui non mi faceva un complimento?

Stavamo parlando del più e del meno ma iniziavo a sentirmi strana, mi stava girando forte la testa. All'inizio pensavo fosse dovuto all'alcol ma avevo bevuto solo mezzo Long Island che avevo ancora in mano e vedevo tutto ruotarmi attorno sempre di più, come se fossi sotto effetto di droghe. Iniziai a guardarmi intorno per cercare con gli occhi Thomas, ma di lui non si vedeva manco l'ombra e di certo le luci abbaglianti non aiutavano. Il tipo si accorse del mio stato e si offrì di accompagnarmi in macchina sua dove, diceva, aveva i medicinali per il mal di testa. Io volevo rifiutare ma non riuscivo a parlare per la confusione ed ero troppo stordita, così mi aiutò a scendere dalla sedia e reggendomi con le mani sui fianchi mi accompagnò fuori dal locale.

s.a.

Vi lascio con un po' di suspense. Che ve ne pare della storia?

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