Parte 12

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Il dj aveva di nuovo cambiato canzone mettendone una un po' più sensuale. Iniziai a ondeggiare i fianchi a ritmo. Avevo la schiena appoggiata sul petto di Matteo e le sue mani scivolavano sul mio punto vita e sulla mia pancia. Mi girai di nuovo verso il bancone e vidi che lui mi stava fissando con occhi gelidi e accanto a lui Valeria gli parlava animatamente di qualcosa cercando di attirare la sua attenzione ma lui aveva lo sguardo inchiodato su di me. Matteo mi aveva spostato i capelli dal collo e mi aveva sussurrato all'orecchio che ero la ragazza più bella quella sera provocandomi i brividi, quel ragazzo ci sapeva fare. Riportai gli occhi su Dam ma vidi che non mi guardava più. Bastardo. Stava fissando il drink nella sua mano, sembrava come se lo
stringesse in un pugno. Aveva la mascella serrata e lo sguardo vuoto, non parlava. Mi faceva quasi paura vederlo così, sembrava che sarebbe scattato da un momento all'altro e avrebbe scatenato l'inferno.

Valeria per smuoverlo da quella sorta di trance lo prese per mano trascinandolo nella pista e lui la seguì non opponendo resistenza. Iniziarono a ballare a ritmo e le mani di lui vagavano sul corpo di lei fasciato da un vestito striminzito. Sembrava essersi risvegliato dallo stato in cui versava prima ed era concentrato a controllare che Matteo non facesse niente di inopportuno o niente che non gli andasse a genio. Poi ci fu un momento in cui il ritmo della canzone aveva raggiunto l'apice e Dam ballava con lei che si muoveva stando attaccata al suo corpo. Lui le mise le mani sul sedere quasi palpandoglielo e nel mentre mi guardava con occhi di sfida, facendo un sorrisino. Stava giocando sporco. Sapeva quanto mi desse fastidio e non stava aspettando altro che una reazione da parte mia. Ma non sarei stata al suo gioco.

Iniziai a muovermi in modo sexy, strusciandomi su Matteo che aveva portato la mano sul mio seno e mi circondava con l'altra. Matteo inizió a baciarmi il collo e io inarcai la schiena per il piacere. Tempismo perfetto oserei dire. Dam ebbe come un fremito e si bloccò di colpo, fissava me, Matteo e i punti in cui lui mi toccava con uno sguardo truce, come se gli fosse passato nella testa di venire da noi e separarci per poi portarmi via da quel posto. Sorrisi impercettibilmente, se i suoi occhi avessero potuto uccidere, Matteo sarebbe rimasto stecchito in quel momento. Valeria notò la sua rigidezza, si avvicinò di più a lui e baciò Dam sulle labbra. Lui in un primo momento era paralizzato, non reagiva, era ancora con lo sguardo fermo su di noi ma poi ebbe come un guizzo e ricambiò con foga, come per vendicarsi della scena che era costretto a vedere.

Io ebbi la forza di continuare a ballare, ma distolsi lo sguardo da loro, non ce la facevo a guardarlo mentre baciava un'altra. Sentivo come una voragine nel petto ma non potevo cedere. Facevo la disinvolta perché non gli avrei dato nessuna soddisfazione. La canzone cambiò e continuai a ballare per un po'. Nel frattempo avevo notato che loro due si erano staccati dal bacio e sentivo lo sguardo di Dam gravare su di me ma non lo avrei ricambiato per nulla al mondo. Non avevo la capacità di sostenerlo perché sarei scoppiata, mi stavo già trattenendo a stento. Così mi allontanai dalla pista e da Matteo con la scusa che dovevo andare in bagno.

Fortunatamente non c'era fila, entrai in uno dei bagni e chiusi la porta. Si sentiva la musica ovattata, mi girava un po' la testa e provavo un senso di rabbia che mi infuocava nel petto. Era così dannatamente sbagliato quello che stavamo facendo. Ci stavamo uccidendo consapevolmente. Lo sapevamo. Non riuscivo a togliermi dalla testa l'immagine di lui che la stringeva fra le sue braccia e che la toccava.

Dovevo farmi forte. Non sapevo ancora che in futuro mi ci sarei abituata a lui che stava con un'altra. Allora sentivo viva la speranza di un noi, più che mai, nonostante avessi anche la consapevolezza di quanto fosse sbagliato e impossibile. Quella sera ci stavamo mettendo alla prova, stavamo tastando i nostri limiti, cercando di capire quanto avremmo resistito, chi avrebbe ceduto per primo. E mi promisi che non sarei stata io a perdere.

Mi feci forza e uscii dal bagno. Vidi Matteo che parlava con Ilaria e andai da loro. Non avevo il coraggio di guardarmi in giro, non volevo incontrare Dam e Valeria che si limonavano per l'ennesima volta. Ci andammo a sedere sui divanetti del privé che avevano prenotato Matteo e i suoi amici e iniziammo a bere. Facemmo conoscenza ed erano persone molto simpatiche e amichevoli, mi ci trovavo bene. Mentre stavamo parlando ero seduta vicino a Matteo che mi aveva circondato con un braccio.

Ad un certo punto sentii un vociare che proveniva dalla mia destra dove c'era il privè che aveva prenotato Lello, e lì vidi che lui e i suoi amici stavano facendo a gara di chi beveva di più. Nel guardare verso quella parte incrociai lo sguardo di Dam che era sui divanetti anche lui. Seduta su di lui c'era Valeria che rideva e faceva un video agli altri intenti nella sfida. Lui sembrava non essersi neppure accorto del baccano attorno a lui, mi guardava con un'espressione indecifrabile. Aveva le mani sulle cosce di lei e non le aveva spostate neppure quando guardai istintivamente quel dettaglio. Non riuscivo a schiodarmi dai suoi occhi, non volevo. Era l'unico contatto che mi era concesso. Fu Matteo a scuotermi vedendomi immobile a fissare quel punto e così ritornai a parlare con i suoi amici.

Mi divertii molto a stare con loro ma sentivo sempre di più una sensazione di vuoto che si impossessava di me. Faticavo a respirare, avevo bisogno di prendere un po' d'aria. Notai che più lontano c'erano dei balconcini che davano sul di fuori così mi diressi lì. Arrivata mi beai dell'aria fresca che proveniva dall'esterno, avevo bevuto un po' troppo ed ero brilla, ma non stavo male mi girava solo la testa e il baccano che c'era dentro non aiutava di certo. Sentii dei passi dietro di me e persi un battito girandomi perché mi accorsi che Damiano era sullo stipite che mi guardava.

"Che vuoi?" gli chiesi acida. Non mi rispose. "Perché mi hai seguito?" gli richiesi. "Volevo fumare una sigaretta" rispose. "Io non la vedo la sigaretta" dissi saccente notando che non aveva manco frugato nelle tasche per prenderla. "Eri da sola e non volevo ti succedesse qualcosa di brutto" ebbi un fremito nel sentire quelle parole ma non potevo cedere. Così mi voltai di spalle in modo che non vedesse la mia espressione e mi appoggiai alla ringhiera del balcone. Prese una sigaretta dalla tasca, l'accese e si mise accanto a me in piedi, stando attento a non far andare il fumo nella mia direzione.

Ero felice della sua vicinanza, del fatto che non mi avesse tolto gli occhi di dosso per tutta la sera e che mi avesse seguito fino a lì. Doveva aver preso il mio allontanarmi dagli altri come un invito, in realtà non era quello il mio scopo anche se speravo fortemente che mi seguisse. Dovetti mordermi le labbra e girare la testa dalla parte opposta dove lui era per evitare di fargli vedere che stavo sorridendo. Lui scosse la testa facendo scorrere la lingua lungo l'interno guancia come se avesse capito tutto quello che stavo pensando.

Poi mi fece voltare verso di lui prendendomi il mento. Portò una mano sul mio viso, sfiorando i miei lineamenti, mi mise i capelli dietro l'orecchio e fece scendere la sua mano sul mio collo, sulla clavicola e sulla spalla non interrompendo mai il contatto visivo che aveva instaurato. Stava scorrendo le sue dita lungo i punti in cui Matteo mi aveva baciato, come per cancellare quei segni invisibili che erano diventati insopportabili per lui. I suoi gesti, i suoi movimenti avevano un che di ipnotico e sensuale, stavo sperando in un contatto con lui da ore e finalmente l'avevo ottenuto.

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