Parte 3

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Adoro girare di città in città per i concerti, stare in hotel diversi ogni sera, passare ore nel van ad ascoltare musica e ballare insieme agli altri, viaggiare in aereo, stare a contatto con i fan. Questi sono i momenti più belli, anche perché sono gli unici in cui io e lui ci possiamo dedicare più tempo. Dobbiamo decidere tutto insieme alla manager e al nostro staff, vestiti, trucco, sistemazioni, effetti scenici, dobbiamo fare le prove, le scalette, i sound check e amo essere parte di tutto questo.

Non mancano le litigate quando io e lui non siamo d'accordo e per giungere ad un compromesso a volte ci vuole non poca fatica ma alla fine riusciamo sempre a trovare un equilibrio. In questi momenti lui non ha altre distrazioni fuorché la musica e la band. Ritaglia sempre un po' di tempo da passare insieme a tutti gli altri e un po' anche solo per noi due, soprattutto se condividiamo la stanza d'albergo. Spesso lui dopo pranzo viene nella mia stanza e ci stendiamo sul letto a mettere musica, a scherzare, a parlare del più e del meno. Se invece litighiamo per qualche motivo, e non è una rarità, ci evitiamo, o almeno cerchiamo il più possibile di farlo ma alla fine siamo costretti dalle circostanze a chiarirci e fare pace.

Sono felice, ora che siamo a Rotterdam sicuramente ci saranno più momenti in cui saremo più vicini. A Roma raramente siamo così uniti, a volte usciamo insieme con gli altri ma lui ha anche altri amici e cerca di stare sempre con lei. Molte volte è successo che non uscisse con noi per lei e questo non posso dire che non mi abbia dato fastidio. Ora è lontano da lei e in questo periodo lo sento come se fosse un po' più mio, che illusa.

Sento bussare alla porta della stanza, sono le cinque di pomeriggio e siamo arrivati ieri a Rotterdam. Vado ad aprire e mi ritrovo Dam appoggiato sullo stipite che mi guarda sventolando con una mano dei fogli di carta. "Marta mi ha dato questi, sono delle possibili domande che ci possono fare nelle interviste, dobbiamo esercitarci per rispondere". Ora che siamo in Olanda dobbiamo parlare in inglese e visto che Ethan e Thomas non sono in grado di spiccicare una frase in un inglese comprensibile tocca a me e Dam prendere la parola. Per me non è un problema, ho una certificazione di un livello alto e Dam riesce a cavarserla abbastanza bene nonostante a volte sbagli, però un ripasso in più di certo non guasta.

"Entra" gli dico. Ci mettiamo sul letto a gambe incrociate e inizio a leggere le varie domande e a porgliele. Nonostante qualche errore e qualche storpiatura che ci ha provocato non poche risate se l'è cavata. Abbiamo trascorso quasi un'ora a esercitarci e Dam si butta sul letto. "Basta, non ce la faccio più. Credo di essere abbastanza in grado di parlare decentemente". Mi avvicino a lui, mi stendo al suo fianco e mi circonda con il suo braccio. "Sì dai, anche se rimani sempre na pippa" lo provoco. Mi sorride, mi scompiglia i capelli e con l'altro braccio mi dà una pacca sul sedere. Da troppo tempo non eravamo così uniti, vorrei che questo momento durasse per sempre, con una mano sul suo petto e la mia testa nell'incavo del suo collo ad ascoltare il battito del suo cuore, a bearmi del suo profumo.

Restiamo così ancora per un po' e parliamo delle nostre aspettative sull' Eurovision. "Immagina se per qualche motivo tu perdessi la voce, a me venisse la febbre e Thomas e Ethan dovessero fare le interviste da soli, non oso neppure pensarci" dico io. Entrambi scoppiamo in una risata alla scena di loro due che tentano di formulare una frase di senso compiuto invece di rispondere con i soliti "yeah" o "exactly". "Questa sera facciamo un giro per la città?" gli chiedo. "Certamente".

Passate circa due ore, dopo cena, noi quattro con Lello ci incamminiamo lungo il fiume. Il sole è appena tramontato ma resta presente il grigiore che caratterizza questa giornata, questo luogo. Questa città sembra intristire un po' tutti, a me invece provoca delle sensazioni contrastanti, mi sento molto più nostalgica ma al contempo felice.

Entriamo in un locale e prendiamo un drink leggero, domani dovremo fare interviste e prove, non è il caso di esagerare. Siamo seduti su un tavolo vicino alla finestra che dà sulla strada. Parte la canzone Creep dei Radiohead e mi viene in mente quando la cantammo a squarciagola alla festa di compleanno a casa di Lello quattro anni fa. Eravamo tutti stravaccati sul divano dopo aver ballato balli di gruppo imbarazzanti a cui Dam non aveva partecipato, invece aveva preferito fare video di me che mi scatenavo da mettere nelle storie mentre rideva a crepapelle. Dopo avevamo messo il karaoke ed era partita questa canzone. Mi ricordo benissimo di lui che guardava scorrere le parole sullo schermo della tv con gli occhi lucidi e un'espressione mesta, non riuscì mai a capire a che stesse pensando, non me lo disse mai. Stavi pensando a lei? A me? In realtà non ho mai avuto il coraggio di chiederglielo, sembrava che la cosa non mi riguardasse, che concernesse solo lui, troppo intima. Solo io mi accorsi in quel momento della sua commozione, tutti gli altri erano impegnati ad accendere le torce del cellulare e a farle oscillare come ai concerti o a fare storie per Instagram. Non era certo la prima volta che lo vedevo in quello stato ma mi colpì il repentino cambiamento del suo umore visto che poco tempo prima stava ridendo di gusto. Mai aveva avuto una reazione così in pubblico.

Volgo lo sguardo su di lui e mi accorgo che mi sta guardando, avrà capito che pensavo a quel momento? Coglie la mia espressione riflessiva e mi sembra che faccia una sorta di accenno con il capo come per dire "so quello a cui stai pensando" o forse me lo sono solo immaginato? Abbiamo questo potere io e lui, di capirci sempre, in ogni situazione. Poi torna a guardare il drink facendo cerchi con la cannuccia nel bicchiere con aria pensierosa. Un giorno, mi prometto, gli chiederò che cosa lo lega così tanto a questa canzone. Così torno a parlare con gli altri come se nulla fosse e lo stesso fa lui. Usciti dal locale torniamo in albergo, diamo la buonanotte agli altri e raggiungiamo l'ascensore per andare al nostro piano. Nessuno di noi due dice una parola, sono tentata dal chiederglielo in questo momento ma non trovo la forza, così per smorzare il silenzio mi metto a fare selfie allo specchio con facce buffe e inizia a fare così anche lui. Poi andiamo nelle nostre rispettive stanze e ci diamo la buonanotte con un bacio sulla guancia.

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