Fluorescent Adolescent -Arctic Monkeys

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Nothing seems as pretty as the past

Le lacrime che mi offuscavano la vista se ne sono andate.

Cerco di sganciarmi da quello sguardo magnetico.

Mi è molto complicato ma alla fine ci riesco.

Così finalmente posso soffermarmi sull'uomo che ho davanti: alto (MOOOOLTO ALTO), capelli corti biondo cenere, una barba ben curata dello stesso colore dei capelli e non troppo lunga, giusto quel poco per serve per rendergli il viso un po' più mascolino, spalle abbastanza larghe e, come se non lo avessi già notato, occhi azzurri come il ghiaccio.

Noto che indossa un jeans blu con delle sneakers bianche e un maglione azzurro che risalta ancora di più i suoi occhi, come se non fossero già abbastanza evidenti.

Appena mi rendo conto che sono rimasta imbambolata come una pera cotta davanti a lui divento rossa sotto il suo sguardo curioso.

<Ehm, salve, ha bisogno di qualcosa per caso?> riesco a chiedere nonostante l'imbarazzo.
<No, in realtà penso che lei abbia bisogno di una mano a tornare a casa, e si dà il caso che ha davanti a sé l'uomo più altruista dell'Inghilterra> fa lui con un tono ironico e con un mezzo sorriso che mi fa quasi sciogliere.
<Se lei fosse realmente così altruista non andrebbe a vantarsene davanti una ragazza che neanche conosce> dico in tono ironico, che solitamente uso quando voglio smorzare l'ansia che adesso si sta diffondendo in tutto il mio stomaco.
<Forse avete ragione, forse non sono il più altruista dell'Inghilterra, ma non posso lasciare una damigella bella come voi sotto questo porticato mentre aspetta che spiova, mi sentirei in colpa per tutta la vita> fa lui con un tono sempre divertito ma allo stesso tempo sincero.
<Smettetela di darmi del voi, mi fate sentire vecchia> cerco di cambiare discorso.
<Lo farò se lo farà anche lei> dice drizzando un po' le spalle.
<Va bene ...>
<Tom. Mentre tu invece...?>
<Erika>.

Non so perché, ma mi sembra una faccia conosciuta, fin troppo, ma ora ho i pensieri in subbuglio per colpa del mio flashback e dei suoi occhi che continuano a scrutarmi incuriositi.

Cerco di concludere la conversazione accampando qualche scusa <Beh Tom, scusami ma devo proprio andare, ho delle commissioni da svolgere che non posso proprio rimandare>

Okay, okay, non potevo inventare scusa peggiore però devo anche ammettere che in realtà il mio cervello in quel momento non funzionava.

<Se vuoi ti accompagno a casa, non vorrei ti prendessi un raffreddore per questa pioggia>
Sarei tentata dal dire di si, è molto bello e ha un qualcosa che lo rende intrigante. Ma invece di dar retta alla parte fusa del mio cervello, decido di dare ascolto alla parte razionale.
<Non ti preoccupare, casa mia da qui non dista tantissimo e sta iniziando a spiovere. Grazie lo stesso.>
Vedo un po' di delusione nel suo viso, ma probabilmente me lo sono sognato perché subito riemerge quel sorriso che mi fa tremare le gambe.
<Almeno accetta di prendere il mio ombrello, io ho la macchina parcheggiata qui vicino, quindi non mi bagnerò più di tanto> mi dice con quegli occhi azzurri puntati nei miei che mi implorano di accettare quella cortesia.
<E va bene, ma solo perché non voglio rovinare il mio look da modella> dico cercando di trattenere una risata e smorzare ancora un po' quella tensione che mi stava divorando.
Lui mi guarda da testa a piedi e mi sento un po' in soggezione, ma poi il suo sorriso si apre in una risata fragorosa che fa ridere anche me.
<Sai, ho visto tante modelle in vita mia, ma nessuna è bella come te con il mascara colato e con la tuta, ne sono più che certo>.
Rimango sbigottita: non mi sembra stia utilizzando un tono ironico, è serio, ma probabilmente sono io che non capisco niente.
Però, non so perché, questa frase ha scatenato qualcosa nel mio stomaco.
Cerco di capire perché quelle sensazioni mi siano tanto familiari.

Nobody said it was easy || Tom HiddlestonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora