Capitolo 8

108 9 2
                                    

LIAM.

Sono appena arrivato alla festa quando vedo lei accerchiata dal ragazzo della palestra. Mi sono informato su di lui e non c'è niente di buono sul suo passato. Claudia sembra essere sconvolta e finalmente capisco cosa sta succedendo. Non ci penso nemmeno tre secondi che già scaglio il primo pugno contro la mandibola di Zayn stando attento a non far del male anche a Clau.

"Andiamo via da qui, ti prego" urla Claudia che subito dopo si ritrova a terra per un pugno di Zayn che voleva dare a me.

La visione di Claudia con il sangue che le cola dal naso, mi fa perdere la ragione e prima che Zayn se ne accorge, gli tiro un altro pugno buttandolo a terra, sperando che sarebbe rimasto lì per almeno qualche minuto. Prendo Claudia in braccio, vederla così mi fa imbestialire. La porto fuori da quel casino di gente che ancora non ha capito nemmeno cos'è successo. La faccio distendere nei sedili posteriori della mia macchina e guido verso casa mia. È davvero stupenda con quel vestitino e sapere che qualcuno l'abbia toccata solo per piacere, mi fa arrabbiare più che mai.

Nessuno dei due parla in macchina; penso che se in questo momento stesse bene, mi avrebbe riempito di insulti per non essermi fatto sentire. Insulti che mi merito in pieno.

Arriviamo a casa mia, purtroppo non riesce a scendere dall'auto perché per colpa della caduta, le fanno male le gambe così la prendo in braccio proprio come una principessa che viene salvata da un principe e fortunatamente, lei non oppone resistenza, così ho la possibilità di toccarle le gambe e la schiena senza che lei mi dice niente.

Uscite pensieri perversi.

Apro la porta di casa e la faccio distendere sul divano.

"Non posso stare quì, devo andare" sussurra e poi sento un gemito del suo lamento.

"Il pugno è stato troppo forte. Stai qui per un po' e poi ti riporto a casa" le suggerisco. Lei annuisce. Mi inginocchio così da poterla vedere frontalmente e le tocco i capelli, così lisci e morbidi.

"Non toccarmi, ti prego. Ti ringrazio per avermi salvata ma..." si sta per alzare quando io la fermo e la riposo sul divano. Si capisce che dal suo tono è arrabbiata.

"Ma non te ne vai da quì finché non starai bene o vuoi farti vedere dai tuoi genitori in questo stato?!" le chiedo.

Lei sbuffa, "Magari avessi dei genitori" afferma.

Okay, sono un'idiota.

"Io non lo sapevo.. scusami" balbetto.

"Non ti preoccupare, sono abituata ormai" dice con indifferenza.

"Perché non me l'hai mai detto?" le chiedo curioso.

"Ma sei scemo o cosa? Che ti dovevo dire? Ciao, sono Claudia, mia madre è morta e mio padre scappa in continuazione?" risponde facendo le smorfie. Oltre arrabbiata, è pure nervosa.

"Me l'avresti potuto dire dopo!" esclamo.

"Ma dopo quando? Non ti sei fatto più sentire!" dice alzando il tono di voce.

Ha ragione. Doppio idiota per me.

"Mi dispiace ma ho avuto le mie buone ragioni" dico calmo e subito dopo, mi sento consapevole della cazzata che ho detto.

Lei mi guarda storto, "Le tue buone ragioni?! E quali sarebbero? Quelle di allontanarti da una sfigata come me? Quelle che devi fare troppe cose e non puoi avere 10 secondi per rispondere a un messaggio? Ogni scusa è zero. E ora, me ne vado a casa" dice alzandosi.

Mi sento una merda. È la prima ragazza che mi rinfaccia qualcosa, che mi fa riflettere, che mi manda la testa in confusione, che fa odiare me stesso, che amo. Si, è la prima ragazza che amo perché è bellissima anche quando si arrabbia, quando sbuffa, quando alza il tono di voce, anche se ha la matita sbavata dal pianto, qualche residuo di rossetto ormai quasi del tutto levato e il naso rosso per il pugno, io la trovo perfetta nelle sue imperfezioni.

Tutto ciò che sei.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora