è sera fuori dalla stazione della metropolitana, e proprio quando sei concentrato a non concentrarti sullo schifo di pubblicità bombardata dalle casse della banchina, un po' stordito dall'alcool, arriva l'ultima corsa.
Mi chiedo come mai qualche vandalo non abbia ancora rotto quelle casse fastidiose. Ma probabilmente è il prezzo per non aver pagato il biglietto, e in fondo ci va bene così.
Dunque salgo sul vagone della metropolitana, pochi passeggeri mi guardano storto. Una probabile signora delle pulizie sudamericana di mezza età che rientra a casa dopo essersi spaccata di lavoro, mentre tu eri a bere – peggio per lei – un gruppetto di ragazzini alla loro se non prima forse seconda uscita dopo la pubertà.
E ovviamente, per dimostrare che il governo fa schifo tanto quanto il suo popolo, anche loro come la banchina della metropolitana sparano musica di merda dalle casse del cellulare.
È facile capire l'età dei giovani, se sono più vicini ai diciotto o ai trenta, anche senza guardarli. L'orecchio è il senso più importante. Più anni passano più ti rendi conto che devi bere, più di conseguenza sarà difficile che ascolterai l'ultimo pezzo di qualche rapper che non smette di parlare di qualche cazzata all'una di notte. È inversamente proporzionale, matematico.
Sono lì che nonostante le orecchie che pulsano faccio del mio meglio per ricambiare le occhiate di disprezzo dei passeggeri, che non mi accorgo di una sagoma stesa per terra vicino ai miei piedi.
Quindi è per questo, penso, che consuela guarda in questa direzione, e ora che ci faccio caso non ha mai smesso di stringere il crocifisso che porta al collo. E i ragazzini chissà cosa cazzo ridono. Probabilmente anche io ridevo così per ogni cosa, ma per quanto mi sforzi è proprio impossibile ricordare un solo episodio veramente divertente.
Comunque, mentre mi scuso nella mia testa con consuela per averla guardata male, avrà pensato cosa cazzo vuole questo ubriacone che lavoro da stamattina alle sei mentre lui si è svegliato alle tre del pomeriggio e non ha mai smesso di bere da allora, probabilmente dato il crocifisso la parola cazzo non l'ha pensata, ma forse ha proprio pensato completamente un'altra frase, del tipo Signore salva questi peccatori, mentre ritiro le mie scuse e la guardo male di nuovo, stavolta per il suo fondamentalismo religioso, la sagoma inizia a muoversi.
Ok, adesso non esageriamo. Van bene i barboni tranquilli, possono anche stendersi sotto la mia finestra, però non devono pretendere di fare conversazione, che poi sei costretto a pagarli pur di smollarteli.
Proprio mentre mi lamento del sistema capitalista che non fa che produrre barboni per infastidire i barboni del giorno dopo, mi accorgo che la sagoma è quella di una persona di sesso femminile. O meglio, di una ragazza. O per essere precisi, di una ragazza abbastanza bella.
Certo, i segni particolari della barbonessa ci sono tutti: vestiti mal combinati, capelli unti, sguardo afflitto e l'immancabile cane poco più in là. In ogni caso, tralasciando questi particolari insignificanti, la barbona è anche piuttosto figa, con un corpo magro niente male, ma senza ricadere nello scheletrico tipico dei tossici. In particolare un paio di leggins neri che lasciano allo scoperto un bel culo rotondo catturano la mia attenzione.
Più che i leggins in sé, è il culo sottostante che mi ha lanciato in elucubrazioni artistico-filosofiche. Forma una circonferenza che neanche la cappella sistina, e scommetto che se lo fotografi e ci sovrapponi l'immagine della sezione aurea corrispondono perfettamente. E se anche non corrispondessero, probabilmente definirebbero una nuova sezione ancora più aurea di quella che conosciamo oggi, che Leonardo da Vinci risorgerebbe per sistemare la Gioconda.
Bene, durante le mie digressioni probabilmente enfatizzate dall'alcool, la realtà del sistema capitalista illumina i miei ragionamenti riportandomi alla prassi marxista: ovviamente la barbona, per quanto figa, sta per chiedere dei soldi.
STAI LEGGENDO
Storie Sporche
HumorRacconti parzialmente veri dalla vita di Carlo Battaglia. Ogni riferimento a cose o persone realmente esistite è puramente casuale.