L'altro lato della strada

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esco di casa come ogni giorno alle 13, ora di pranzo. Be' non proprio ogni giorno, a volte c'è qualche problema importante che salta fuori proprio alle 13 e va risolto subito per cui si fanno le 13:30 o si presenta alle 12:30 e quindi è troppo presto per rimandarlo a dopo pranzo e si fanno comunque le 13:30.

In ogni caso mi avvio verso via Lomellina come sempre accade quando decido di mangiare alla Cooperativa, cioè spesso dato che l'acqua è gratis e il caffè costa 80 centesimi. Per qualche motivo però quel giorno decido di camminare dall'altro lato della strada, cosa per niente necessaria essendo che si svolta subito a destra venendo dalla fine di Viale Corsica.

Inizio a chiedermi perché il mio subconscio mi vuole trascinare lì da quella parte, tra un gorgoglio di stomaco e un altro, per poi venirmi in mente che da quella parte c'è un colorificio che forse vende anche dei passepartout, ho quelle fotografie che aspettano di essere incorniciate da quattro anni

"CIAO! SIAMO DI..."

Improvvisamente i miei pensieri sono interrotti da una voce squillante e cristallina che già sa di fica.

Mi volto e due visi angelici che sembrano scolpiti nel candido marmo, sorridenti come non mai, mi fissano mentre già mi chiedo che cazzo c'è da sorridere. Due ragazze di non so quale associazione di beneficenza mi osservano imbambolate con le loro corna da renna sulla testa.

Ah già, è quasi quella merda di periodo dell'anno comunemente nota come Natale, dove sembra che per forza bisogna spendere soldi e vestirsi da deficienti. Nonché vedere i parenti di cui altrimenti non te ne fotte una sega, sapendo che loro sotto sotto ricambiano il sentimento.

Inebriato dal profumo di passera (vi sfido a trovare una bella figa inodore) non presto attenzione al loro pippone di beneficenza. Decido che mi hanno chiesto qualcosa a caso tra bambini dell'Africa, bambini disabili e poveri generici, e mi preparo a rispondere il solito "No grazie" senza neanche ricambiare lo sguardo quando però mi accorgo che il mio sguardo, caduto perfettamente nella trappola di culo e tette, si è poi fissato sul volantino che mi tendono e la mano sinistra, per chissà quale automatismo di compiacimento del sesso femminile, ha già preso quel maledetto volantino accalappia malati di sesso (come tutti gli uomini sono).

Al che non posso più rifiutare e, resomi conto dell'inganno, caduta l'ennesima illusione della vita dopo dio e l'amore, finalmente riesco a spezzare l'incantesimo della bonaggine e ascoltare qualche parola. È qualcosa sul salvare gli animali, una razza strana di renne. Come se non bastasse dover fare i regali ai parenti, ora anche gli altri animali ci si mettono in mezzo.

Ad una parvenza di pausa nel pippone di beneficenza di una delle due rennine tutte culo e tette, vestite abbastanza leggere pur essendo inverno – i pantaloni erano di quelli tipo termici mezzi sportivi che evidenziano bene le curve, fidatevi lettrici, sono comodissimi – rispondo:

"Salverei voi due di renne!"

Insulti. Spray al peperoncino. Chiamate alla polizia dei passanti. Lapidazione nella pubblica piazza – o impiccagione, piazzale Loreto non è poi così lontano: mi aspetto almeno una di queste cose mentre invece cala il silenzio, quasi sembra che non passino più nemmeno le macchine fino al duomo.

Con uno sfacciato sorriso che ti sbatte in faccia il siamo pagate a passante scemo che firma, sempre la stessa mi risponde senza fare una piega:

"Basta un piccolo sostegno per fare la differenza!"

Basta una firma qui, quo e qua e per l'insignificante contributo mensile di probabilmente comunque troppi euro si fa un bene che neanche Gesù Cristo sacrificandosi sulla croce aveva fatto. In ogni caso ricado a guardare le tette dell'una e il culo dell'altra pensando a metterglielo dentro così che in qualche modo invece sono loro che alla fine me lo mettono nel culo e mi fanno firmare. Segue una lunga compilazione di dati anagrafici eccetera eccetera eccetera, che ormai è troppo tardi per tornare sui propri passi e ad ogni lettera in maiuscolo non sai se succederà qualcosa di terribile a scriverla appena fuori dalla casellina troppo piccola per scrivere in maiuscolo mentre ti accorgi sempre di più del grave sbaglio.

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