Per alcuni problemi ci vuole culo

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 La luce del mattino illumina di arancione i marciapiedi e le facciate dei grattacieli.

È un giorno di primavera come un altro in Corso Buenos Aires, con le fighette più mattiniere che approfittano dei negozi semi vuoti per fare shopping, mostrando le cosce scoperte dalle minigonne solo ai netturbini ritardatari.

E poi ci sono io, insieme ai pochi onesti lavoratori costretti ad andare a lavoro il sabato che osservano le minigonne con un mezzo sorriso, qualcuno sognandole la sera di ritorno dalla solita moglie e figli, qualcun altro non riuscendo a trattenersi così a lungo e lasciandosi andare nel bagno dell'ufficio durante la pausa.

Quella mattina, mentre cammino con estrema velocità verso l'ufficio, intento a non sprecare un solo minuto della mezz'ora di caffè e brioche rituali prima del lavoro, non c'è seno scoperto che mi attragga o capelli profumati che mi facciano voltare.

Ma facciamo un passo indietro.

È la sera del 21 Aprile e come sempre di venerdì guarda caso escono i peggiori casini che ormai sei troppo stanco durante la settimana per risolverli e sai che torneranno la settimana seguente a perseguitarti, irrisolti come prima del weekend. Ma devi provarci ad ignorarli e sperare che si risolvano da soli.

Lo so che non sembra una situazione drammatica, ma quasi dimenticavo: sono le diciotto.

Comunque, mentre pondero su queste leggi nascoste del cosmo aspettando la campanella, insolitamente la mia collega seduta di fronte a me mi fa: "Carlo, dovremmo proprio sistemare questo problema entro stasera".

La guardo, incredulo. Lei mi guarda con uno stupore improvviso che nasce sul suo volto. Anche lei senza capacitarsi di quanto appena pronunciato.

"Sì insomma... per cominciare tranquilla la prossima settimana" cerca di riparare.

Esistono momenti di follia nella vita di una persona, momenti in cui fa ciò di cui non si sarebbe mai creduta capace. Attimi in cui, nel bene o nel male, azioni anche solo momenti prima impensabili diventano realtà. Parole che mai avrebbe pronunciato in circostanze differenti.

"Hai ragione Maria. Passa di qua che lo vediamo. Sarà una cosa di cinque minuti"

Mentre lo dico già sento le risate di tutti i bulli delle elementari, medie e liceo messi insieme. L'ultima volta che qualcuno ha detto "sarà una cosa di cinque minuti" non ha fatto in tempo a sopravvivere per poterlo raccontare.

Già mi preparo ad una cena fatta di schiacciatine delle macchinette e una nottata davanti al pc quando Maria si sposta sulla sedia girevole con le rotelle dalla scrivania di fronte fino alla mia, con un'abilità superiore a quella di Valentino Rossi. È così che mi accorgo di quanto il monitor mi aveva tenuto celato tutta la giornata, ovvero una più che onesta scollatura.

Bene forse avrai sorriso all'uso un po' improprio di questo aggettivo, onesta, ma lasciami dire che anche se ci sono tante cose disoneste a questo mondo, nulla lo è di più di una donna con le tette grosse ma che indossa solo vestiti senza scollatura. Non pretendo uno spacco fino all'ombelico, ma almeno un minimo che faccia intravedere la linea tra le due poppe. Non siamo mica in chiesa.

Comunque mi si avvicina sulla sedia a rotelle e frena la sua corsa col seno proprio vicino al mio braccio. Ma proprio molto vicino. Al che è chiaro che mi sarebbe toccata una dura notte di lavoro.

Proprio mentre penso che forse sono stato fortunato perché i responsabili delle risorse umane sono in ferie e non hanno potuto urlare all'abbigliamento scorretto, e che avrei potuto sfruttare anche io l'occasione per finalmente venire in ufficio in ciabatte e pantaloncini, il seno di Maria sfiora il mio braccio. Là sotto un po' di umidità comincia a farsi strada bagnando leggermente le mutande.

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