prologue

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TRIGGER WARNING: questa storia contiene elementi che possono portare alla depersonalizzazione/derealizzazione.

A/N: ebbene, eccoci di ritorno in un'altra avventura di Zelda! Le mie note non ci saranno in questa storia, in quanto voglio mantenere la stessa continuità e costanza della timeline di WandaVision. Inoltre ho voluto mettere quel trigger warning per motivi puramente indicativi: per alcune persone la derealizzazione può essere fonte di ansia e attacchi di panico.

Grazie per essere ancora qui, a seguire la storia di Zelda e Bucky. Buona lettura!

***

Volare su un Quinjet e volare su un aereo di linea è parecchio diverso.

Nel primo caso, sei tu a poter pilotare il velivolo o, se a pilotarlo è qualcun altro, molto probabilmente è un tuo amico oppure compagno di squadra. Ad ogni modo, non è un completo sconosciuto. L'atterraggio e il decollo sono in verticale, grazie ai reattori sulle ali e sulla coda. Un Quinjet, inoltre, ha una capacità massima di dieci persone, se proprio vogliamo esagerare con i numeri, che è comunque poco e ha i suoi pro - fra cui il silenzio, la pace, e il senso di tranquillità generale. Certo, ha una sola 'classe', ma vola ad una velocità troppo elevata per godersi un bicchiere di vino o avere una poltrona reclinabile.

Ora, prendete le informazioni che vi ho dato e ribaltatele. Pensate all'esatto opposto di quello che ho descritto. Ce l'avete? Bene, quello è un volo di linea.

Il volo da Venezia al Newark Airport sembrava interminabile. Non solo mi ero disabituata all'estrema lentezza di volo, ma avevo ancora qualche problema a reintegrarmi nella società, anche se stavo viaggiando in una Business Class semivuota.

Scuotendo la testa, chiusi il parasole del finestrino e feci un cenno a uno steward che stava camminando lungo il corridoio. "Scusi, posso avere un bicchiere d'acqua? E anche il giornale più recente che avete, se possibile. Grazie."

"Certo." mi rispose il ragazzo, riprendendo il suo passo spedito.

Bucky, seduto al mio fianco, mi guardava (o meglio, mi fissava) con un'espressione indecifrabile. "Sei nervosa." sentenziò alla fine, sottolineando l'ovvio.

"Ma non mi dire, Sherlock Holmes." replicai sarcastica, cercando di non avvinghiarmi troppo al sedile con le unghie.

"Perché?" domandò, per poi fare i raggi-x al povero steward che mi aveva soltanto portato quello che gli avevo chiesto.

"Grazie," ringraziai il suddetto, buttando giù l'intero bicchiere d'acqua con un sorso. Non era per niente fresca, ma almeno mi aveva disteso un po' i nervi. "Perché ho dirottato un Virgin Airways 747 identico a questo, nel lontano 2010, Buck." risposi alla fine, allisciando le pagine del giornale, prima di aprirlo.

"Ah." si limitò a rispondermi, incrociando le braccia al petto e chiudendo gli occhi.

Spiegai il giornale davanti a me, iniziando a leggere il titolo della prima pagina. 'Direttrice dello S.W.O.R.D. muore a 56 anni: la figlia non prenderà il suo posto.'

Corrugai la fronte, colta di sorpresa davanti a tale notizia. Avevo avuto il piacere di incontrare il Capitano Maria Rambeu qualche mese prima, per via della mia bravata con il Raven 1801 dello SHIELD. Non la conoscevo per niente, eppure mi sembrava una persona straordinaria.

L'intercom dell'aereo si aprì e una hostess prese a dare le indicazioni. "Ladies and gentlemen, we have begun our descent in New York Newark Airport. Make sure your seat is in upright position and that your seatbelt is securely fastened. The toilets can't be accessed from this moment until landing and all the sun shields should be open at this time. Please secure your carry-on items, stow your tray table, and pass any remaining service items and unwanted reading materials to the flight attendants. Thank you."

Piegai il mio giornale e mi allacciai di nuovo la cintura, per poi alzare il finestrino con un po' di titubanza.

La discesa non mi piacque per niente, specialmente il contatto con la pista, durante la quale chiusi gli occhi e strinsi la mano di Vibranio di Bucky, che assecondò quel timore innato verso un atterraggio normalissimo e privo di turbolenze.

Alcuni minuti e peripezie burocratiche dopo, stavo camminando nel corridoio dell'aeroporto con il mio trolley al seguito, alla ricerca dello stand della Hertz.

"Tecnicamente dovrebbe essere in questa zona. Ho visto un noleggio della Budget." mi comunicò Bucky.

Sbuffai, alzando lo sguardo verso i cartelli degli autonoleggi, ma non potevo scorgere da nessuna parte il cartello giallo con la scritta nera. "Sì, in teoria. Vedi Hertz da qualche parte?" domandai in tutta risposta.

Maledissi l'FBI e l'agente Jimmy Woo per tutto il tempo e la pazienza che stavo perdendo. Fra tanti Avengers a disposizione, perché proprio io? Perché proprio Bucky? Presi un appunto mentale perché quelle domande dovevo proprio fargliele, a Woo.

Riabbassai lo sguardo ma, anziché vedere il corridoio gremito di gente davanti a me, vidi una barriera cremisi che sembrava non avere fine, né in larghezza che in lunghezza. In alcuni punti scoppiettava come se fosse una vecchia televisione che aveva problemi di antenna, emettendo scintille colorate e un suono che ricordava vagamente lo statico di una radio. Mi guardai alle spalle, ma anche lì c'era la stessa barriera; sembrava quasi che voleva avvicinarsi sempre di più a me per schiacciarmi.

I polmoni si svuotarono e respirare era diventato un compito fin troppo complesso. Allungai una mano verso la barriera rossa, ma fu a quel punto che persi l'equilibrio.

Quando mi resi conto che potevo di nuovo vedere le normali mattonelle del pavimento dell'aeroporto, era troppo tardi: ero già andata a sbatterci con la faccia.

"Wanda..." bisbigliai e, un secondo dopo, svenni.

𝙥𝙧𝙚𝙫𝙞𝙤𝙪𝙨𝙡𝙮 𝙤𝙣... [✓]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora