Umano

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POV: Noah
Ero furioso. Dopo che mi sono impegnato così tanto per proteggerla, eccola lì insieme a lui. Un demone. Non riesco più a guardarla, so già come andrà a finire, lui le spezzerà il cuore, ed è l'ultima cosa che voglio: ha già sofferto troppo. Dovevo fare qualcosa... Decisi che per salvarla avrei dovuto andare contro la volontà di Dio. Dovevo materializzarmi e diventare ciò che non sono mai stato: un semplice essere umano. L'avrei sorvegliata più da vicino e le avrei fatto capire quanto lui fosse sbagliato per lei.

In questo periodo che ho passato a New York l'unico edificio adatto alla mia trasformazione è la casa abbandonata sulla sessantatreesima: abbastanza lontana dalla città, tranne per il piccolo ristorante del signore Popper sempre deserto, che però non mi preoccupava minimamente. La trasformazione sarà straziante e dolorosa, le ossa ci metteranno più di venti minuti per formarsi per via di un processo lento e doloroso al quale quasi nessun angelo è riuscito a sopravvivere. Decisi di iniziare dal cranio e dagli arti, urlai per il dolore lancinante che provavo, ma non potevo fermarmi, dovevo continuare per lei.
Passai al bacino e alla schiena, parti che sapevo mi avrebbero creato più problemi, per via della complessità della loro forma ossea. Infine gli organi vitali, fondamentali per essere a tutti gli effetti un mortale. Quando avrò un cuore saprò che la trasformazione sarà ultimata: da quel piccolo organo dipenderà la mia vita e sarò un umano. Procedetti alla creazione del mio cuore, ero sfinito, credevo di morire ma l'unica cosa che mi dava la forza di resistere al dolore era pensare a lei, ai suoi capelli rosso fragola, ai suoi enormi occhi verdi pieni di dolcezza e compassioni per tutti. Riuscii a sopravvivere ed ero pronto, guardai il mio riflesso su un vetro pieno di crepe che si trovava all'interno della casa. Devo dire che non mi dispiaceva quel che vedevo, avevo una ottima statura e una buona forma fisica anche se i miei occhi azzurri e i capelli d'oro, tradivano la mia vera identità, sembravo il tipico ragazzo angelico, ma credo che nessuno se ne sarebbe accorto.
Cercando all'interno della casa trovai delle vecchie magliette e dei pantaloni che erano apparentemente troppo corti. Mi vesto per coprire le mie nudità ed esco dalla casa. Appena uscito avverto una sensazione strana allo stomaco: lo sentivo vibrare ed emettere dei piccoli suoni stravaganti. Deduco che si tratti di semplice fame, il classico bisogno primario degli umani. Per fortuna il Signor Popper era aperto. Sfoglio il menù e leggendo dei nomi a me sconosciuti, decido di prendere quella che Rose ha sempre chiamato pizza e che lei ha sempre adorato.
La mangiai così velocemente che non mi resi conto dell'ora e che fuori era già notte. I miei pensieri volarono subito a Rose, dovevo trovarla. Feci per uscire quando il Signor Popper mi fermò per dirmi di saldare il conto. Accidenti, non avevo denaro con me. Queste faccende umane erano così complicate. Per fortuna c'era la figlia del Signor Popper, che mi guardò in un modo strano, forse anche lei notò la mia bellezza angelica. In ogni caso capì che ero in difficoltà e con un sorriso smagliante e due occhi in un certo senso maliziosi disse: -"Tranquillo, offre la casa". Le sfoggiai il mio sorriso più cordiale e la ringraziai di cuore. Mentre uscivo dal locale mi accorsi che continuava a guardarmi estasiata. Forse "essere bello" poteva tornare utile per il mio scopo.

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