POV: Rose
Anche il bagno era bello, come il resto della casa. Guardai quella vasca incredula, pensando a come venivamo trattati prima, in orfanotrofio. Non mi sarei mai potuta permettere un lusso del genere; non facevo altro che pensare a quanti bagni rilassanti avrei potuto fare. Casualmente incrociai lo sguardo di Leandro, che mi lanciò una strana occhiata, difficile da decifrare.
Ad ogni modo, non avevo tempo per analizzare la sua mente perversa, a breve sarebbe iniziata la scuola e per la prima volta avrei frequentato un vero liceo , con dei veri compagni e veri insegnanti, non come Ms. Cooper (la direttrice dell'orfanotrofio).
Feci per uscire dalla porta quando Leandro mi chiese: -"E ora dove vai?", al che io risposi con: -"a prendere la mia roba, voglio farmi un bel bagno caldo... da sola!", mi guardò in silenzio, con un'espressione inconfondibile. -"Okay allora esco, ti aspetto in sala da pranzo mentre sistemo le ultime cose" disse lui con tono acido. -"Grazie papi" risposi scherzosa. Non vedevo l'ora di andare a fare tutte le mie compere per la scuola.
Presi dalla mia valigia una camicetta rossa che risaltava il mio volto incorniciato dai capelli dello stesso colore, uno skinny jeans nero e delle semplici sneakers. Portai tutto in bagno e di corsa mi spogliai mentre la vasca si riempiva con l'acqua bollente.
Mi immersi nell'acqua calda come se fosse un letto di soffici nuvole e lentamente la stanchezza per il viaggio scivolò via...
Improvvisamente guardai in alto e vidi un grande orologio attaccato al muro, era un orologio semplice bianco con le lancette nere, segnava le 4:00 del pomeriggio: ero in ritardo.
Velocemente mi alzai in piedi e uscii dal mio stato di trans, anche se sarei voluta rimanere lì per sempre.
Misi un piede fuori dalla vasca quando mi accorsi di aver dimenticato le ciabatte fuori dalla stanza e, come se non bastasse, non c'era il tappetino da bagno... sicuramente avrei fatto un disastro. Presi l'asciugamano accanto a me e lo arrotolai intorno alle mie poche forme: alla fine ero una ragazza di 1 metro e 60 dal peso di 50 kg, non mi ero mai vista attraente sotto quel punto di vista.
Chiamai ad alta voce Leandro che sapevo al di fuori della camera, ma non rispose, lo chiamai una seconda volta, con un tono più stridulo. Lo sentii avvicinarsi alla parta velocemente... forse troppo velocemente. -"Potresti portarmi le ciabatte per favore?" dissi arrossendo attraverso la porta. Neanche mi rispose che aprì la porta in un attimo con le mie ciabatte in mano, come se stesse aspettando che glielo chiedessi. Le poggiò vicino alla vasca e allungò la sua mano verso di me, per aiutarmi ad uscire, molto cordialmente l'accettai stringendola alla mia.
Ad un certo punto vedo il suo sguardo spostarsi in un altro punto della stanza. Sorrise. Ero confusa, cosa stava guardano? -"E quelle?" mi chiese indicando la mia biancheria. Io mi girai e improvvisamente ricordandomi di aver poggiato li le mie mutande: un tanga, rosso. Corsi immediatamente a prenderle e le nascosi dietro la mia schiena, come una bambina che nasconde le caramelle. Leandro mi guardò e disse: -"Non immaginavo fossi quel tipo di ragazza". Devo dire che mi fece un tantino arrabbiare quell'affermazione. Non potevo indossare la biancheria che volevo? Secondo lui non ero abbastanza "sexy" da poter utilizzare quel tipo di mutande? Allora gli dissi: -"Che tipo immaginavi che fossi allora?" con aria così provocatoria da sorprendere anche me stessa... Mi fece un sorriso malizioso, strizzò l'occhiolino e senza aggiungere altro uscì dal bagno, chiudendo la porta alle sue spalle. Ancora un po' adirata per via delle parole di Leandro, presi i vestiti e li indossai uscendo da casa di corsa senza degnarlo di uno sguardo.Sapevo che gli avrei dato sui i nervi ma non mi importava, deve comprendere che non sono più una bambina come mi ricordava lui, sono una donna ed esigo rispetto. Ancora assorta nei miei pensieri mi diressi verso la fermata dell'autobus che mi avrebbe portato fino al centro di Manhattan. Appena salita mi misi le cuffie per sentire un po' di musica e pensai a quanto ero felice di essere di nuovo libera in una città così piena di possibilità. Scesi sulla 46esima dove si trovava un negozio immenso, che vendeva cose di ogni genere. Pensai che mi servivano dei quaderni ,un po' di penne e sicuramente una bella borsa dove avrei potuto trasportare tutto ciò che avevo acquistato. Feci un giro nei vari reparti cercando di non spendere tutti i soldi che Leandro mi aveva prestato e decisi di prendere un paio di quaderni e un astuccio pieno di penne e mi diressi verso la cassa, quando improvvisamente andai addosso a qualcosa. I libri caddero a terra e all'istante mi chinai per raccoglierli senza far caso a chi avevo davanti. Feci per prendere il quaderno rosso che avevo comprato quando di colpi una mano sfiorò la mia, alzai lo sguardo e mi trovai davanti due occhi di un azzurro come il paradiso, come quando l'oceano incontra il cielo all'orizzonte e dei capelli biondi che risplendevano come il sole d'inverno. Rimasi per un attimo incantato dal suo sguardo dolce e dal suo sorriso splendente tanto da non accorgermi che mi aveva domandato qualcosa.
-"Ti sei fatta male,mi dispiace tantissimo non ti avevo visto" disse il misterioso ragazzo -"No tranquillo, sono solo io ad essere un po' sbadata" risposi imbarazzata. Guardandolo meglio mi sembrava di conoscerlo, come se lo avessi già visto in qualche mio sogno... Gli tesi la mano e mi presentai :-"Piacere di conoscerti sono Rose, mi sono trasferita qui da poco" lui sorrise amichevolmente e mi rispose -" che fortuna anch'io vivo qui da poco, piacere mio mi chiamo Noah".
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Light & Dark
Teen FictionUn angelo custode dal cielo si precipita sulla terra per salvare la sua protetta da una verità pericolosa e da quel momento le cose non saranno più le stesse.