Capitolo 3

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La camera d'ospedale è incredibilmente silenziosa.

 Ai suoi tempi, tutte quelle stanze e corridoi erano inesistenti: i reparti si presentavano come file interminabili di lettini adagiati l'uno accanto all'altro, e medici e infermiere che si destreggiavano tra loro; l'aria era sempre piena di echi di passi veloci, pessimi odori e gemiti di dolore.

L'ultima volta che si è risvegliato in ospedale con il corpo che gli sembrava di piombo, era stato qualcosa come una, anzi, due vite fa. 

Aveva diciassette anni e Bucky era stato mandato dall'altra parte della città per lavoro; al suo risveglio se l'era ritrovato accanto con l'aria di chi avrebbe voluto dargli un pugno, ma era troppo preoccupato anche solo per sgridarlo per più di due minuti (due minuti senza neanche riprendere fiato).

Adesso, invece, nella sua stanza singola, gli unici suoni che sente sono il ronzio dei macchinari del nuovo millennio, e quel fastidioso odore di medicine.

«Cominciavo a credere volessi dormire per altri settant'anni.»
Normalmente, avrebbe voltato il capo immediatamente nella direzione della voce, ma anche solo il minimo movimento gli provoca dolori lancinanti, perciò è costretto a procedere lentamente e con cautela.

 Tuttavia, sa già a chi appartiene quella voce molto prima di vedere la chioma rossa della donna seduta a pochi centimetri dal letto.

Deve avere davvero un pessimo aspetto, perché Natasha appare perfettamente rilassata, ma Steve riesce a scorgere il velo di preoccupazione che le solca il viso - la cosa gli fa piacere, in realtà; significa che sta cominciando a imparare a vedere al di là della nebbia. 

È un inizio.

«Tu compari sempre così?», si sforza di dire, piano e il più naturale possibile, in modo di rincuorarla almeno un po'.

«Questa volta non avevo scelta, dubito che i due uomini armati fuori dalla stanza mi avrebbero fatta entrare», si giustifica candidamente.

 «E poi è meglio che non mi abbiano vista aggirarli: gli agenti governativi hanno già avuto abbastanza imbarazzo con le falle nella sicurezza, almeno per questo secolo.»

Nonostante il dolore che gli scorre per tutti i muscoli del corpo, Steve non riesce a trattenere un sorriso.

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