Capitolo 5

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Quel lunedì mattina, entrando in classe, fu davvero dura. Non sapevo esattamente come comportarmi, ma cercai di essere il più naturale possibile per non dare troppo nell'occhio. Presi le mie cuffiette per ascoltare i New kids on the Block e il libro di Pirandello, "il fu Mattia Pascal". Volevo potermi creare un identità tutta nuova, un po' come Adriano Meis, e scappare lontano per evitare tutta quella situazione. Ma alla fine, affrontare quella storia sarebbe stato più realistico e veritiero, dunque, eccomi qua. Come se non fosse mai successo nulla. Sono stata tranquilla per i primi cinque minuti, ma poi incredibilmente, Lucas. Davanti a me. In quel momento non avevo voglia di niente, tanto meno parlare con quel traditore. Ovviamente feci una delle mie facce schifate ma soprattutto disinteressate. Lui disse soltanto una parola:" scusami ". Io naturalmente risposi:" non voglio le tue scuse, sparisci dalla mia vista". Stava per dire qualcosa ma lo fermai in tempo, mi alzai dal mio banco e me ne andai dalla classe. Non riuscivo a trattenere le lacrime, era troppo per me. Era tutto veramente troppo, come se non lo conoscessi più. Pensavo di sapere chi fosse, ed invece non so proprio niente di lui. Corsi giù per le scale del corridoio, andai in cordile e superai una rete. Oltre quella rete c'era il mio posto segreto. Un luogo per me di serenità e pace. Tutto il contrario di quella maledettissima classe, e menomale che me ne sono andata prima di incontrare Marta; sarebbe stato ancora più imbarazzante. Restai lì tutta la mattina a piangere e me ne andai soltanto all'ora di pranzo; gli occhi rimasero leggermente arrossati. Si capiva che avevo pianto per ore, ma poco mi importava. Volevo tornare a casa e stendermi sull letto, e stare male ancora un po', soltanto un altro po'. Durante la notte mi ripetevo che il giorno seguente sarebbe andata meglio, e che il cuore mi avrebbe fatto meno male. Fu tutto il contrario. Non riuscivo a vederli, tutto ciò mi spezzava il cuore continuamente, come se fosse la pima volta. Ero distrutta interiormente, ma poco a poco ho imparato a convivere con quel dolore, ma soprattutto imparai a domarlo. Cominciai a controllarmi e per me era già un gran traguardo. Nonostante i miglioramenti della mia situazione non posso dire che sia stata facile, confesso di aver perso un po' di me stessa. Posso dire che una parte di me sia morta non solo per il male che quelle persone mi hanno fatto, ma anche l'idea che mi abbiano ingannata per tutto quel tempo fingendosi amici, fidanzati perfetti come se fosse tutto una favola d'amore. Beh, mi dispiace di aver rovinato la vostra farsa e di aver strappato questi vostri veli pietosi. Si, ho perso delle persone. Ma ho anche imparato qualcosa: amor proprio.

Chi tradisce non si penteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora