1. pancake per colazione

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"Des, mi stai ascoltando?"
Domanda mia madre dal balcone della cucina intenta a rigirare i pancake nella padella, mi strofino gli occhi ancora assonnata
"Sai com'è, sono le sette di mattina e tu sei venuta a svegliarmi, cavolo mamma sono gli ultimi giorni di vacanze estive, lasciami dormire!"
Mia madre ride e comincia a ballare sulla canzone trasmessa nella radio, Maps dei Maroons 5, sventola la lunga coda di cavallo compiendo delle piccole giravolte. Liberty Backer, era una donna estremamente strana (la definivano cosi le persone che non la conoscevano), ma per me era solamente unica, era cresciuta nei pressi di Manhattan, in una famiglia a dir poco che benestante, quando ero bambina mi raccontava di quanto si sentisse fuori posto in quella città, mi diceva "La gente li Destiny, era sempre vestita di grigio, neanche volessero ricordarmi che non c'era mai un giorno di sole!", la chiamano la figlia dei fiori qua a Nashville, non hanno tutti i torti, indossa gonne lunghe fino alle caviglie, camicette, magliettine colorate, si dipinge il corpo con disegni orientali, linee e segni e tra i capelli biondi tiene sempre una bandana, ogni giorno la cambia, quando ero piccolina le chiesi come mai si ostentasse ad indossare giorno dopo giorno una bandana diversa e lei mi rispose dicendo "Perché dipende dal mio umore, metto le più colorate quando sono felice e invece quelle scure quando il mio umore non è dei migliori, ma non capita quasi mai che io indossi quella nera", Lavorava in una Liberia nel quartiere 'san francisco' poco distante dal nostro piccolo appartamento, di tanto in tanto ci spostavamo, Liberty non amava rimanere nello stesso posto per troppo tempo, amava viaggiare e scoprire nuovi posti, in poche parole, come dice il suo nome, amava la libertà. Nella mia breve esistenza ho vissuto in ben dodici città diverse, siamo passate da Seattle a Washington, a Portland in Oregon, a Boston in Massachusetts e infine qui a Nashville nel Tennessee, ma presto saremo andate via anche da qui, ma non avevamo programmi su dove andare, "andiamo dove ci porta il vento" dice sempre mia madre prima di accendere la macchina per partire per l'ennesima città, non che mi sia dispiaciuto viaggiare, anzi, amo scoprire luoghi nuovi, ma per un adolescente certe volte ci vorrebbe un posto fisso, cambio scuola di continuo e quasi mai riesco ad integrarmi nella comunità, può sembrare triste non avere amici, ma ho pur sempre mia madre, la mia migliore amica, e i miei adorati libri. Sebastian, mio zio, il fratello di mamma, dice che assomiglio tantissimo a lei, non la penso così, lei è molto più spensierata tipo "o la va o la spacca" io invece sono più realista, ho più i piedi piantati per terra diciamo cosi. In quanto a mio padre, non so essenzialmente dove sia, ha una nuova moglie, un lavoro ben pagato e dei bambini, si, tra lui e mamma non ha funzionato, ma non sono una che punta il dito contro qualcuno, semplicemente non era destino, tutto qui, ah si, credo tanto nel destino, le cose non accadono mai per caso, c'è sempre un motivo, tutto ha il suo prezzo, nulla ti capita per caso, su questo pensiero sono stata influenzata da mia madre, lei crede nel destino più che in qualunque altra cosa, ecco il perché del mio nome, Destiny, quando chiedevo a mia madre come mai mi avesse chiamata cosi lei se ne usciva con "perché tu mi hai scelto prima ancora di nascere, era semplicemente destino" io non obbiettavo, aveva ragione.
"Balla con me Des!"
Grida prendendomi il polso e coinvolgendomi con lei
"Sei una matta lo sai?'
Chiedo divertita sedendomi sul ripiano di marmo della cucina
"Tutti i migliori sono matti, il cappellaio matto non mente mai"
Risponde alzando le spalle indifferente
"Ora mangia i pancake, perché sento che saranno gli ultimi preparati in questo piccolo
appartamento" Continua sorridendomi di spiego, questo voleva dire soltanto una cosa: era ora di fare i bagagli! Si parte per una nuova città! È la prima volta che sono contenta, insomma Nashville è bella ma allo stesso tempo noiosa, nulla di cosi spettacolare insomma.
"Partiamo per una nuova città?"
Chiedo sorridendo come un ebete
"Eh già, questa volta però una metà c'è l'abbiamo"
Non avevamo mai avuto una destinazione, era una cosa nuova per noi
"Spara, voglio sapere dove andiamo!"
"Può darsi che Sebastian ci abbia trovato una casa nei pressi di Los Angeles"
Spalanco la bocca dallo stupore, Los Angeles?! La mia città dei sogni, le palme, il mare, LA CALIFORNIA!
«Non vedo l'ora!!!"
Urlo saltandole addosso, lei mi abbraccia sorridendo
"Ora ti lascio Des, devo andare al mio ultimo giorno di lavoro, ci vediamo a cena!"
Dice andando in salotto a prendere la sua borsetta di tela
"Aspetta! Posso prendere la macchina?"
"Ti giuro che non investo nessuno questa volta!"
Continuo alzando le mani, non amo molto guidare, anzi per nulla, ma per arrivare a 'Megan place' mi serviva l'auto, dovevo fotografare questa città; fin da quando ero bambina amavo fotografare, qualsiasi cosa, dalla più banale alla più stravagante, ed ogni volta che andavamo via da una città dovevo per forza fotografare i miei posti preferiti, per avere dei ricordi, amavo collezionare ricordi.
"Prendila, basta che non ti uccidi, ci serve per andare a Los Angeles"
Risponde alzando gli occhi divertita, mi saluta con la mano e dopo esce dalla porta. Corro nella mia stanza, dalla pila di vestiti sulla sedia prendo dei jeans e una maglia oversize, cerco di sistemare i capelli, metto le vans, prendo lo zaino e ci infilo il cellulare e il portafoglio, dalla mensola sopra alla scrivania prendo la mia Canon EOS RP+ e me la metto al collo, prendo le chiavi dell'auto ed esco di casa. Salgo sulla macchina e infilo la chiave nel quadro d'accensione, Forza Des puoi farcela, non saranno nemmeno dieci minuti di auto, faccio un respiro profondo e parto, con ansia guardo i cartelli delle vie, non si sa mai potrei anche perdermi.
La donna nell'auto dietro di me suona il clacson
"Dio vai un po' più veloce ragazzina!"
Grida con impazienza, parto ai cinquanta all'ora (anche troppo veloce per me), sporgo la mia testa dal finestrino e lancio uno sguardo alla donna che mi guardava infuriata
«Vaffanculo!"
Grido mostrandole il dito medio e dopo giro l'angolo verso Tower Street; non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno, si okay aveva ragione, ma ci sono modi e modi per dire le cose, forse sono troppo permalosa? Ah vabbè, le stava bene.
Quando arrivo a Megan Place trovo un parcheggio anche se di solito nei weekend è affollatissimo, percorro il vialetto tra i parchi verdi e finalmente vedo tutto l'oceano, era un parco favoloso, ci passavo la maggior parte del mio tempo, studiavo, pranzavo, passeggiavo, fotografavo, facevo letteralmente di tutto. Mi fermai e scattai qualche fotografia, oltre ai panorami amavo i soggetti particolari, sopratutto le anatre, mi facevano tanta tenerezza, fotografavo anche le copiette, da una parte penso sia violazione della privacy ma infondo le tenevo soltanto per me, era così bello vedere due persone cosi tanto in sintonia. Il pomeriggio passò in fretta, dopo aver scattato qualche foto, passai da starbucks a prendere il mio solito frappuccino alla vaniglia e dopo tornai a casa.
"Sei riuscita a tornare a casa senza aver fatto un incidente! Sei grandiosa Des!"
Mi dico a me stessa entrando nel garage
"Sono tornata!"
Urlò entrando nell'appartamento
"'Alla buon ora! Devi ancora fare i bagagli!"
Risponde mia madre dalla cucina intenta a richiudere le pentole dentro a degli scatoloni
"Mi hai distrutto la macchina? Ti prego dimmi di no"
Continua ridacchiando
"Ah ah ah molto divertente"
"Ti ho messo qualche scatolone nella tua stanza, corri a fare quelle benedette valigie!"
"Vado comandante!"
Rispondo correndo in camera
"Allora Des da che cominciamo?"
Mi domando tra me e me raccogliendo i capelli con un mollettone, decido di iniziare staccando qualche decorazione dai muri, per prima cosa levo le fotografie incorniciate successivamente i dipinti di mamma e per ultimi i poster dei miei gruppi preferiti. Dalla libreria prendo i miei libri e li metto dentro ad una scatola, ci stavano letteralmente a filo, ne avevo troppi! Dalle mensole prendo i vinili e con delicatezza li appoggio in un nuovo scatolone.
"Mi eravate mancate!"
Dico quando dall'armadio prendo le mie due valigie, sbuffando comincio a piegare i vestiti e a riporli nelle valigie, per fortuna ne avevo pochi!
Scoccarono le undici ed io avevo appena terminato i bagagli, mi butto sul letto sfinita, mamma entra in stanza con due bicchieri di coca cola e mi guarda divertita
"Finito?"
Chiede stendendosi accanto a me e porgendomi il bicchiere di coca
"Si, non vedo l'ora di partire!"
"Alla nostra nuova vita!"
"Alla nostra nuova vita!"
Risposi facendo schioccare il vetro dei bicchieri.


spazio autrice
ciao a tutti, dopo molto tempo sono tornata a pubblicare qualcosa, strano ma vero!!
ho voluto iniziare una nuova storia perché si è aperto un nuovo capitolo della mia vita e di conseguenza una nuova me, in quanto alla vecchia storia (stella polare, se non l'avete neancora letta correte a farlo!) non so se la continuerò, deciderà il destino (per rimanere in tema) spero che questo nuovo capitolo vi piaccia, mi sono impegnata molto ;)
vivibi<3

we are destinyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora