Capitolo III - Entertainer

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Guess you didn't know that you were my favorite entertainer
I watch you, and laugh with you and  I fuck with you
Don't you take me for a fool
In this game, I own the rules
You were my favorite entertainer
I watch you, I laugh with you I fake it too
Don't you take me for a fool
I'ma show you a thing or two
(Entertainer - Zayn)

Il parcheggio della scuola era sempre un casino: ogni volta Megan doveva stare attenta a non rigare le fiancate delle auto parcheggiate troppo vicine alla sua, o a non investire nessuno nel tragitto che portava all'uscita della Santa Monica High School.

Ad un certo punto fu costretta ad inchiodare perché un ragazzino, probabilmente del primo anno, le tagliò la strada, attraversando senza neanche guardarsi intorno.

«Ma che coglione!» quasi urlò, attaccandosi poi al clacson e facendo scappare a gambe levate il povero malcapitato.

La sua migliore amica, affianco a lei, scoppiò a ridere, divertita dalla scena: in realtà Megan alla guida era sempre uno spasso. Era perennemente incazzata e insultava tutti gli automobilisti che quel giorno avevano deciso di circolare per le strade di Santa Monica, e con i pedoni si comportava ancora peggio. «Lo hai spaventato» rise Alexis, mentre lei ripartiva a razzo dopo aver deciso che se fosse successa di nuovo una cosa del genere non avrebbe frenato neanche per idea.

«E meno male! I suoi genitori non gli hanno mai insegnato che bisogna guardare da entrambi i lati prima di attraversare?» sbottò, innervosita; riuscì a rilassarsi solo quando varcò il cancello della scuola e si immise sulla strada, dove sperava ci fosse gente normale.

Alexis, dal canto suo, continuò a ridere e scuotere la testa ad ogni affermazione della castana.

Lei e Megan si conoscevano dal primo anno delle medie, da quando Alexis aveva rovesciato per sbaglio un intero bicchiere di Coca Cola sulla maglia nuova di zecca di Abercrombie di Megan e aveva iniziato a scusarsi all'infinito nonostante quest'ultima le avesse ripetuto innumerevoli volte di non preoccuparsi. Qualche giorno dopo era andata a cercarla in classe per darle una maglia nuova, identica a quella che lei le aveva rovinato, che aveva comprato apposta – poi Megan aveva scoperto che per lei non era stato affatto un problema dato che era una riccona e per lei comprare una maglietta di Abercrombie era come soffiarsi il naso con un fazzoletto di carta.

Megan l'aveva sempre trovata bellissima: Alexis era un delizioso mix di madre olandese e padre palestinese, ed aveva ereditato la bellezza eterea di sua madre, che era un'ex modella.

Megan era consapevole di essere carina, ma accanto alla sua amica si sentiva come dovrebbe sentirsi Calimero accanto a Barbie.

Alta, con un corpo bellissimo e i capelli biondissimi che arrivavano fin sotto il seno, gli occhi azzurri e quel mix armonioso dei lineamenti nord-europei della madre e quelli mediorientali del padre, Alexis era stata con più o meno tutti i ragazzi più fighi della scuola conservando, però, la sua dignità senza abbassarsi ai livelli delle ochette che cercavano di tagliarsi un posto nella scuola andando a letto con su per giù tutti i giocatori della squadra di basket, quella di football e quella di nuoto – e se serviva anche gli sfigati del club dei cinefili, perché non si sa mai.

Dal giorno dell'incidente con la Coca Cola erano diventate come sorelle, nessuna delle due riusciva a fare a meno dell'altra nonostante fossero completamente diverse. Fino ad un anno e mezzo prima il loro duo inseparabile era un trio: sempre al loro fianco c'era Rachel, la migliore amica di Megan dall'asilo, che poi aveva pensato bene di andare a letto con il ragazzo di quest'ultima e aveva così sfasciato anni e anni di amicizia e soprattutto la sua dignità, dato che a scuola lo vennero a sapere tutti.

Darkness || Z. M. (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora