Capitolo VII - Call out my name

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I said I didn't feel nothing, baby, but I lied
I almost cut a piece of myself for your life
Guess I was just another pit stop
'Til you made up your mind
You just wasted my time
You were on top, I put you on top
I claimed you so proud and openly, babe
And when times were rough
I made sure I held you close to me
(Call out my name - The Weeknd)

Le due settimane che seguirono furono per Megan davvero difficili da sopportare. Le ferite aperte da Zayn nel suo orgoglio bruciavano ancora da matti: non c'era stato un singolo giorno in cui era riuscita a non pensare allo sguardo di disprezzo con cui l'aveva guardata quando gli aveva detto che la voleva fuori da casa sua. Non sapeva se sarebbe mai stata capace di dimenticare quegli occhi così pieni di rabbia. Rabbia che, per lei, restava ancora ingiustificata.

Come se non bastasse, la situazione con Dylan, che era stata sempre già di per sé complicata, era diventata insostenibile: subito dopo quella maledetta notte in cui erano stati insieme lui aveva deciso di prendersi una settimana di ferie in cui, a quanto aveva saputo da Iris, era andato a trovare dei suoi amici in Arizona, e da quando era tornato faceva finta che lei non esistesse. Il paradosso era che, fino a due settimane prima, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di essere ignorata da lui, ma ora che lo stava facendo di sua spontanea volontà non lo sopportava. Ammettere di avere delle colpe e di essere stata lei, quella volta, a ferirlo, era più difficile del previsto.

Persino Duncan sembrava stranito dal fatto che non litigassero più: quando aveva detto a Megan che sarebbero stati guai per loro se avessero continuato a comportarsi in quel modo, non credeva minimamente che gli avrebbero dato ascolto. Dubitava che il motivo di quella apparente tregua fosse la sua minaccia poco credibile di licenziarli entrambi. Nonostante ciò, però, non osava chiedere cosa fosse successo quella volta: era da un bel po' che aveva smesso di comprendere le dinamiche del loro rapporto ed era arrivato alla conclusione che forse era meglio non sapere.

Quando erano nello studio, Dylan se ne stava sulle sue per tutto il tempo: sembrava non aver voglia di parlare neanche con Duncan o con Iris. Arrivava biascicando un 'ciao' e si chiudeva nella stanza dove riceveva i suoi clienti; usciva di lì solo di tanto in tanto per fumare una sigaretta davanti alla porta d'ingresso, guardandosi attorno con l'aria di chi non volesse essere disturbato.

Megan stava lì a guardarlo, indecisa sul da farsi: forse sarebbe stato il caso di andare da lui e scusarsi. D'altra parte, lui l'aveva fatto molte volte con lei dopo tutto quello che era successo, per quanto fosse inutile scusarsi in una situazione del genere.

Probabilmente Harry aveva ragione: quello che lei aveva fatto non era affatto bello, ma lui le aveva fatto molto di peggio; a quel punto sarebbero stati pari e lei non avrebbe dovuto sentirsi poi così tanto in colpa. Solo che Megan non riusciva proprio a sopportare tutta quella situazione: era troppo abituata a sentirsi una vittima e a provare astio e rancore nei confronti del suo ex fidanzato e ora che era stata lei a usarlo per i suoi scopi e ferirlo non sapeva come affrontare le conseguenze.

Se prima il clima nello studio era teso quando erano entrambi nella stessa stanza, ora tirava proprio un'aria irrespirabile.

La ragazza emise un sospiro, sfiancata da tutti quei pensieri, e si tirò in piedi, decisa a fare qualcosa: cercò una sigaretta nella sua borsa e una volta trovata raggiunse il ragazzo appena fuori dalla porta.

Dylan non si neanche voltò per controllare di chi si trattasse: probabilmente l'aveva già vista avvicinarsi con la coda dell'occhio. Come previsto, continuò a fare finta che lei non esistesse.

Darkness || Z. M. (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora