Redenzione

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- COPRIMI!-
- VAI! VAI! VAI!-
- MOVIMENTO!-
- DAI DAI CORRI!-
- POSIZIONE!, VAI TI COPRO.-
- MOVIMENTO. ARGH!-
- FEDE!-
- SONO COLPITO! Cazzo...la gamba porca troia...VAI, TU VAI VAI VAI!-
- VAFFANCULO COL CAZZO!-
- VAIII!-

Una inspirazione violenta accompagnata da una forte contrazione muscolare generale svegliò Fede, il quale si ritrovò improvvisamente ansimante e con gli occhi spalancati a fissare un soffitto bianco e cercando di ricostruire gli eventi per capire cosa fosse reale, cosa no e qual'era l'ultima cosa che ricordava. Ricordava il forte bruciore, o meglio lo sentiva ancora. Ricordava di aver strisciato, di essersi alzato e di aver gattonato fino a una pendenza per la quale si era lasciato rotolare a lungo scontrandosi anche con un albero, poi si ricordava dei cespugli e si ricordava di esserci rimasto svariate ore. Una volta scampato il pericolo e seminati i Militari, si era alzato e aveva zoppicato a lungo, forse tre o quattro chilometri, dopo i quali aveva trovato una recinzione e...la ragazza.
Alzò la testa dal comodissimo cuscino per guardarsi attorno, e capì di trovarsi dentro a una camera da letto lussuosa ma non troppo. C'era un armadio, uno specchio e una piccola scrivania, ma non c'era la sedia. Si voltò a destra e vide un comodino dello stesso colore dell'armadio: un misto tra marrone scuro e rossiccio. Poi si voltò a sinistra e capì che la sedia della scrivania c'era, ma era accanto al letto, e sopra vi era seduta una ragazza che osservava Fede con curiosità e attenzione. Il ragazzo sobbalzò, di nuovo, per poi sollevarsi rapidamente puntellandosi da dietro con le braccia che affondavano le mani nel morbido materasso raffinato. Notó che addosso gli erano rimasti solo i Boxer lievemente macchiati di sangue, e attorno alla ferita della gamba vi era una medicazione ben fatta e pulita, quindi anche abbastanza nuova. Si volse nuovamente verso la ragazza che nel frattempo si era alzata e lo toccava per invitarlo a restare sdraiato.
- Stai tranquillo, sei al sicuro.-
Fede non ci credeva, del resto come poteva essere oggettivamente al sicuro senza avere un'arma al suo fianco con cui proteggersi? Inoltre non sapeva dove si trovava, e non sapeva chi fosse quella ragazza. Tuttavia, dal lato non oggettivo, si sentiva al sicuro. Forse perchè il viso sorridente di quella ragazza era la cosa più bella che avesse visto da mesi, o forse perchè il suo tocco aveva qualcosa di estremamente dolce e delicato quasi da dargli i brividi, ma in ogni caso non voleva stendersi. Fede si strofinò il viso con entrambe le mani mentre col busto si inarcava in avanti, poi decise di iniziare a conversare con la ragazza per capire cosa fosse successo.
- Dove sono?-
La ragazza tacque per qualche istante e poi rispose:
- Stai tranquillo, sei in una casa poco fuori Predappio.-
- Cos'è successo?-
- In realtà speravo lo dicessi tu a me, sei sbucato dal nulla saltando la recinzione di casa mia con un buco nella gamba e pieno di sangue...-
Fede smise di strofinarsi il viso e guardò la ragazza con disapprovazione. Era nervoso e aveva voglia di incazzarsi, ma decise di stare calmo e dialogare in maniera oggettiva per capire al meglio quanto fosse nella merda:
- Cosa è successo dopo che ho scavalcato la recinzione?-
- Sei svenuto, io ho chiamato i miei genitori e ti abbiamo portato in casa. Ti abbiamo dovuto spogliare per vedere le ferite e poi...-
- Dov'è la mia roba?- la interruppe Fede.
La ragazza esitò ancora con la bocca lievemente aperta e la conclusione della frase precedente fra le labbra, ma poi rispose:
- L'abbiamo lasciata di fianco al portone di ingresso perchè già abbiamo sporcato casa portando te fino a qui, sporcare ulteriormente con quella robaccia puzzolente e imbrattata di sangue non ci sembrava il caso...-
- Mh...-
- Tu chi sei?-
Fede capì che la risposta a quella domanda sarebbe stata determinante per la sua breve permanenza in quella casa, dunque, prima di aprire bocca, temporeggió attorno alla ferita per riflettere qualche secondo.
- Sono un tizio che ama essere libero. A qualcuno non piace questa mia passione e quindi devono rompermi il cazzo...-
- Ah, e...come ti chiami?-
Il ragazzo, sentendo quella domanda, si voltò e guardò la ragazza negli occhi, e li si bloccò di nuovo, ma stavolta non intenzionalmente. Gli occhi di lei erano grandi e profondi, talmente profondi da rivelare una marea di emozioni sincere e ingenue nelle quali Fede si perse, soprattutto per il fatto che quegli occhi pieni di vita erano incorniciati, come le migliori opere d'arte, in un viso magro ma morbido e gentile alla vista. I suoi capelli mossi, di un colore tra il marrone e il rosso, profumavano, anche se Fede non riusciva a capire che profumo fosse. Forse era lei stessa a profumare, o forse stava sognando, si, doveva essere così: un sogno...
- Fede.-
- Fede...bel nome. Io sono Elena.-
Elena...quella voce...che musica meravigliosa per il ragazzo ormai in balia di quella che era senz'altro una cotta spaventosa dopo pochi minuti di magra e insignificante conversazione.
- Elena si è svegliato?- chiese un'altra voce femminile da qualche parte al dilà della porta.
- Si si sta bene...stai bene vero?- chiese Elena sorridendo lievemente.
- Massí, ho solo un pezzo di piombo conficcato nella gamba, cosa vuoi che sia...-
- Guarda che non c'è nessun pezzo di piombo. Ti ha trapassato la coscia senza lasciare nulla.-
Fede fu positivamente sorpreso nel tornare a guardare la sua gamba e vedere che la fasciatura faceva il giro per poi tornare ad essere spessa anche accanto al Femorale. Fortunatamente non avrebbe dovuto sottoporsi a interventi e quantità industriali di alcolici per il dolore, ma gli sarebbe bastato aspettare la guarigione di un buco stretto e pulito grazie alla conformazione dei 5.56×45 usati dai militari.
Proprio così: erano stati i militari ad attaccarli una volta presi di sorpresa durante una ricognizione in paese. Forse normalmente non gli avrebbero fatto gran che, ma visto che Fede e Ray erano stati visti armati fino ai denti una volta girato un angolo dietro al quale vi era la pattuglia dell'Esercito, non ci poteva essere un gran margine di dialogo. Avevano iniziato a spararsi a vicenda, poi Fede e Ray stavano ripiegando verso le colline per non farsi accerchiare quando, durante un movimento, Fede era stato preso alla gamba, quindi i due ragazzi si erano separati, Fede era scappato in qualche modo che ricordava a malapena, e in quel momento si trovava steso su un letto con accanto una ragazza che profumava di Mandorla. Fede sorrise, forse per aver capito finalmente qual'era il profumo, o forse solo per la brutta ironia della sua situazione, in ogni caso questo suo sorriso suscitò l'attenzione di Elena, la quale gli rivolse uno sguardo interrogativo.
- Il tuo profumo...-
- Il mio...profumo?-
- Mi piace.-
- Oh...ehm...grazie.-
Era imbarazzata, del resto quale coglione si metterebbe a parlare di profumo in quell'occasione, ma Fede non voleva parlare di cosa era successo, non voleva far capire a quelle persone che lo ospitavano chi fosse, oltre al fatto che a volte era del tutto incapace di trattenere le parole sincere.
- Tutto bene quindi?-
Aprì l'uscio della stanza una bella donna che portava i suoi quarant'anni in maniera egregia se non addirittura invidiabile. Questa guardò Fede senza alcuna espressione in viso e rimanendo sulla soglia della porta a distanza dai due ragazzi.
- Sono vivo signora, ed è merito vostro, quindi grazie.-
- Senti un po', ma che ci facevi nel nostro giardino?-
Fede capì la tipologia di persona che era quella donna, e capì che forse doveva ringraziare Elena, poichè nel suo immaginario risultava improbabile che una donna del genere potesse aiutare uno sfigato come lui se non con una richiesta da parte della figlia. Quella donna era tagliente, attenta, egoista e anche un po' stronza a primo impatto. La situazione la scocciava, era evidente, dunque Fede decise di chiarirle le idee quanto prima:
- Non si preoccupi signora, starò poco, anzi pochissimo...-
- No no, la mia domanda era un'altra...-
- Io vi ringrazio tantissimo per l'aiuto, e mi scuso per il disagio creato. Me ne andrò oggi stesso!-
- No ma sei matto? Non puoi messo così...- intervenne Elena mentre Fede cercava di alzarsi fallendo a causa del dolore e della debolezza data dalla perdita di sangue.
- Vedi? Non ce la fai! Adesso riposati.-
Poi la madre riprese parola:
- Chi sei?-
- Fede, piacere di conoscerla.-
- Sei un Soldato?-
- No.-
- Vuoi chiamare qualcuno?-
- Non ho nessuno da chiamare in realtà.-
- Beh, io sono di sotto se avete bisogno...- concluse infine la Madre con una punta di rassegnazione.
- Va bene mamma.-

Passarono un paio d'ore durante le quali Fede cercò più volte di alzarsi in piedi inutilmente, dunque capì che in quella casa ci sarebbe dovuto stare almeno tre giorni. In questi tre giorni Ray, ammesso che fosse ancora vivo, lo avrebbe cercato in lungo e in largo, fore avrebbe chiesto alla gente del posto, forse avrebbe cercato delle traccie. In ogni caso Fede si sarebbe dovuto abituare per un po' a stare fermo e tranquillo. Pensò che in fondo era stato fortunato a trovare una casa con persone disponibili e una ragazza come Elena a fargli la guardia ogni tanto.
Quella sera la cena venne servita presto rispetto alle abitudini dell'ex-incursore: intorno alle 19. In quell'occasione ebbe comunque la possibilità di conoscere anche il padre naturalmente sospettoso di Elena, il quale lo bombardò di domande alle quali Fede, ricordandosi le lezioni di resistenza agli interrogatori, riuscì a dare risposte vaghe e convincenti mantenendo sempre la calma e il controllo della conversazione attorno ad una tavola decisamente troppo piccola per tutti e quattro.

- Andiamo dai, ti accompagno in camera.- Esordì Elena appena finito di mangiare. Fede non aveva voglia di sdraiarsi di nuovo nonostante la stanchezza, ma accettò per passare del tempo con Elena, anche solo un minuto. Quella ragazza aveva una corporatura atletica e sana, ma per lei aiutare Fede era comunque faticoso. Elena ce la metteva tutta però, poichè vedeva quella come un'occasione per fare qualcosa di buono per davvero, per dimenticare Lorenzo e ritornare a provare affetto verso qualcuno, anche solo per poco tempo. Forse era stata grazia divina, o forse solo il caso, ma voleva aiutare quel ragazzo con tutta la sua buona volontà incurante di chi fosse e da dove venisse, poichè nel profondo, appena i loro occhi si erano incrociati, lo aveva percepito come una persona in difficoltà come lei.

Il Soldato senza DivisaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora