- Uiè stè un bél casén aìr là!-
- Indovina chi lo ha causato...-
- Però avete avuto la meglio se siete ancora vivi: se vi avessero presi sareste morti per forza!-
- Diciamo che abbiamo pareggiato...-
- Farò finta di aver capito...-
- Tranquillo Mino, ti spiegheremo tutto a tempo debito, per ora ti dobbiamo chiedere solo una cosa.
- Ditemi.-
- Potresti ospitare la famiglia Rossini per un po'?-Ray dialogava con Mino mentre Fede stava coricato poco distante occupato a esaminare la ferita quasi richiusa ma comunque dolorante. Accanto a lui, occupati a riprendere un po' di forze dopo gli ultimi avvenimenti, i Rossini. Era comprensibile per Fede che fossero in calo di energie: quei pochi giorni passati da loro dovevano essere stati giorni poco tranquilli per i genitori, poi il pomeriggio infernale tra sparatorie, intimidazioni e fuga, infine la notte all'aperto e la lunga camminata per tornare a prendere alcune cose di prima necessità dalla loro villa e poi per andare a casa di Mino.
Erano giorni difficilissimi, per tutti.
Fede notò Mino incamminarsi verso la sua abitazione seguito più lentamente da Ray, il quale poi si voltò per fargli un cenno con la mano invitando lui e gli altri tre a seguirli all'interno. L'atmosfera era tranquilla, e la casa di quel vecchio contadino sembrava evidenziarne ogni lato positivo facendo così dimenticare ogni lato negativo, ma forse non del tutto.
Mino condusse gli ospiti in un angolo della casa che pareva pensato per accogliere un uomo affaticato dopo una lunga giornata di lavoro data la classica ma infallibile coppia "poltrona e caminetto", ma tutti i presenti eccetto il padrone di casa rimasero stupiti nel vedere una botola nascosta sotto al tappeto che faceva da base di quella piccola zona relax.
Mino li invitò a scendere con lui in questo seminterrato completamente invaso da bottigle, damigiane, botti e polvere. L'aria era fredda e umida, le ragnatele grigie e invecchiate pendevano copiose dal soffitto e negli angoli nonostante di ragni se ne vedessero pochi aggrappati ai muri ricoperti da intonaco bianco sfregiato da crepe e infiltrazioni di umidità invernale.
- Io ho questo spazio se volete. Va messo in ordine. Non ero pronto a ricevere ospiti...-
- Tranquillo Mino, è perfetto!-
Intervenne Ignazio con un lieve sorriso sulle labbra. Il primo dopo giorni, anche se palesemente finto e forzato.
- Ho capito che sarete nel mirino di brutte persone...qui non dovrebbero trovarvi facilmente...-
Concluse Mino come se avesse cercato di convincerli a restare nonostante non avessero altra scelta. Poi continuò:
- Per pranzo di solito mangio tardi perchè il lavoro mi fa sempre passare di mente la fame, quindi devo ancora preparare tutto. Voi volete mangiare?-
Gli ospiti non ebbero esitazione e risposero tutti di si, del resto erano abituati ad abbondanti colazioni e occasionalmente, nel caso dei tre nuovi ricercati, a spuntini di metà mattina e quel giorno non si erano nemmeno avvicinati a una colazione.Pane, salumi vari, uova e vino erano gli alimenti che componevano il tanto atteso pasto, il quale riportò anche un pizzico di buonumore tra i ragazzi strappando un debole e lieve sorriso anche ai due signori Rossini e al vecchio contadino. Il buonumore faceva bene alla salute, e il vino era un ottimo pozzo di buonumore da cui Fede attinse senza timore con un pezzo di pane.
- Ma cosa fai?-
Chiese Elena sopresa da quello che per lei era uno strano modo per concludere un pasto.
- Come cosa faccio? Prendo il dessert.-
- Ma scusa...-
- Così fa chi è stato cresciuto da chi ha passato la guerra.-
Intervenne Mino suscitando l'interesse di tutti. Quindi continuò:
- Il pane durante la guerra si usava per sfamare, sempre. La gente lo usava finchè ne aveva perchè era l'unica cosa che c'era.-
A quel punto Fede riprese la parola:
- Mio nonno ha vissuto la guerra da partigiano così come i suoi fratelli. Quando mangiavano assieme portavano sempre pane e vino per finire i pasti. Quest'abitudine gli è rimasta da allora e l'ha tramandata a me.-
La storia affascinava i presenti a tal punto da spingerli a provare quella strana combinazione di sapori. Elena non aveva mai pensato di unire pane e vino, le parevano alimenti troppo diversi sia concettualmente che contestualmente, ma provò lo stesso. Era per lei qualcosa di nuovo, di diverso, proprio come Fede e come la vita che stava imparando a conoscere così all'improvviso e senza scelta: la vita delle persone che soffrono con il sudore sulla fronte e un tono sarcastico nell'anima. Quelle persone che ti guardano con occhi strani e potenti ma allo stesso tempo tranquilli, occhi che si accorse di stare osservando solo dopo svariati secondi ipnotici e incredibilmente intimi, mentre la dura crosta del pane artigianale scricchiolava tra i suoi denti rilasciando l'inconfondibile amarognolo tipico del buon Sangiovese.
Quello strano e a modo suo magico momento venne interrotto da Ignazio con il tono di chi solitamente annuncia un avvenimento di poco spessore, quasi indegno di attenzione o discussione:
- A sentirti dire "partigiani" mi torna in mente che a Forlì si è formato un gruppo di ribelli.-
Sentendo quelle parole Ray e Fede si bloccarono stupiti e prestarono completa attenzione al discorso che speravano di sentir continuare. Ignazio fu stranito dalla reazione dei due ragazzi, così, vedendoli incuriositi, proseguí:
- A Forlì si è, cioè...si sono creati gruppi ribelli che stanno facendo un bel trambusto. Tralaltro sono vostri...seguaci diciamo...-
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Il Soldato senza Divisa
ActionIn un periodo di crisi nazionale tra forze armate allo sbaraglio e bande criminali a piede libero, il ventunenne Fede, incursore della Marina neo-brevettato, si troverà a combattere per la sua gente una guerra sporca e solitaria assieme al suo amico...