Capitolo 4

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Il giorno dopo Sirachi mi svegliò presto, mi disse che doveva andare a scuola e mi chiese se ne frequentassi una.

Purtroppo non ricordavo nulla e lei con un sospiro esclamò che avrebbe pensato lei alla mia istruzione: io ovviamente le risposi di non preoccuparsi, in fondo non doveva prendersi carichi che non le spettavano e che mi sarei sentita in colpa.

Corse a cambiarsi ed io tentai di preparare la colazione, ma ero piuttosto impacciata e non riuscii nemmeno ad accendere i fornelli! Così mi limitai ad apparecchiare la tavola e Sirachi-san apprezzò il mio sforzo e mi ricambiò con uno dei suoi soliti sorrisi:

Proprio speciali i sorrisi di Sirachi! Erano così dolci da farti tranquillizzare all'istante ma le fornivano una barriera impenetrabile, per tutto il tempo in cui abitai con lei non riuscii mai a capire cosa le passasse per la testa.

Dopo aver mangiato mi salutò, prese la borsa con i libri e uscì di casa.

Passai la mattina a... fare le pulizie per il senso di gratitudine che avevo per Sirachi e scoprii, dando lo straccio nella sua camera, un'intera scatola di quegli strani oggetti che avevo visto in mano a Sirachi!

Li osservai: erano tutti molto simili ma avevano tutti un simbolo diverso e alcuni erano perfino adornati da nastrini o fiori.

Mi attiravano.

Troppo.

Li volevo.

Tutti.

Ora.

MI SERVONO.

MI SERVONO!

Ero mossa da questo desiderio che non capivo e così ne presi in mano uno... in quel momento sentii qualcosa che spuntava dalla mia fronte e indietreggiai spaventata da quel bitorzolo appena di striscio nel mio campo visivo, che continuò a spingere fino ad uscire del tutto e a cadere sullo strano oggetto che avevo in mano *ting!* un rumore cristallino.

Avevo in mano il gioiello più bello che avessi mai visto:

Era a forma di uovo ed era più piccolo del mio palmo, alla base dorata c'era un simbolo: due lustrini attaccati accerchiati da un fiocco di fine fattura; chissà quale orafo l'aveva creato? La parte più bella era la pietra, non ne avevo mai vista una così: era di colore arancione tenue e pareva brillasse di luce propria con delle bollicine che si muovevano vorticosamente all'interno, quasi a riflettere la mia immane sorpresa.

La pietra era incastonata nella base e trattenuta da due fasce laterali finemente decorate che terminavano sulla sommità con una punta che riportava i lustrini disegnati sulla base.

Era stupendo.

Ed era mio.

In fondo era uscito dalla mia fronte!

Stetti a guardarlo per un tempo indeterminato, quando alzai la testa notai che era quasi l'una! Sirachi sarebbe rientrata a breve! Misi via in fretta i "cosi puntuti" come li chiamavo e come se fosse stata la cosa più ovvia del mondo, lo riappoggiai sulla fronte e quello sparì all'interno della pelle.

Poi tornai giù ad apparecchiare la tavola.

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